Santoro: “La cacca di piccolo Hitler..”. Berlusconi: “I miei ospedali per bimbi”

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 11 Gennaio 2013 - 15:29 OLTRE 6 MESI FA
Silvio Berlusconi nello studio di Servizio Pubblico (foto Ansa)

ROMA – Questa è la cronaca, solo la cronaca, niente altro che la cronaca di quello che avete visto, che è andato in onda per due ore in tv. Non tutta la cronaca perché quella relativa a Travaglio che elenca le male frequentazioni di Berlusconi e Berlusconi che legge i foglietti scritti da Paolo Bonaiuti con l’elenco di processi e sentenze a carico di Travaglio “diffamatore di professione”, la cronaca di Santoro che si offende e irrita con Berlusconi per la lettura, la cronaca del “la mano non gliela stringo” (poi alla fine la stretta ci sarà), la cronaca di Berlusconi che “disinfetta” con il fazzoletto la sedia su cui si è accomodato Travaglio prima di riappoggiarci le sue di terga, la cronaca di Silvio che dice “Non sapete neanche scherzare” e di Michele che lo rimbrotta, la cronaca del “duello” è nota e timbrata, approvata e diffusa dai giornali, dai blog e dalle tv del giorno dopo. Ce n’è un’altra di cronaca che però chissà perché non ha “bucato” la rete della comunicazione di massa. O forse il perché non ha “bucato” è fin troppo chiaro, era cronaca vera, erano i due “al naturale”, fuor di recita e copione. Quella cronaca da semplici spettatori ve ne riproponiamo le scene.

Granada cantata da Claudio Villa, chiara allusione alla “arena” e ai “toreri” e infatti l’allocuzione iniziale di Michele Santoro parla di arene e toreri, di sfide “decisive” nella “piazza di Granada”, non come quelle “nella piazza di Vienna dove si cura il bon ton”. Spiega(?) quindi che da lui, stasera, non sarà “né la piazza di Granada e neanche quella di Vienna ma un’altra città in costruzione”. Un’altra città che non si sa come verrà, ma una cosa Santoro la sa e la rivendica: la sua non sarà una città “con le casette unifamiliari tutte uguali e tutte a schiera, con il giardinetto, è in casette così ordinate e precise che la mamma diceva a Hitler fai la cacca qui, solo qui e sempre qui…”. Se ne deduce che nella visione storica di Santoro la genesi ultima del nazismo e della seconda guerra mondiale sia stata un una repressione delle libere feci attuata da una piccola borghesia ossessionata dall’ordine. O meglio, questo è quel che si potrebbe dedurre dall’allocuzione di Santoro se non ce ne fosse altra, più facile, di deduzione: ma con che si è “caricato” stasera Michele? Roba forte.

Deduzione che si rafforza mentre l’allocuzione procede: Michele Santoro scandisce, arpeggia, quasi canta ‘O Sole Mio: “Questo è il paese del sole, questo il paese del mare dove tutte le parole, sian dolci o siano amare, son sempre parole d’amore”. Quando dice “questo” Santoro intende la sua trasmissione, la sua serata, la sua “città in costruzione”, se stesso. Decanta i versi in perfetto e leggibile dialetto napoletano, è un’ode a se medesimo. O forse anche altro, ma qualunque cosa sia è Michele Santoro che canta come fosse Caruso. Vorresti punirti per non aver impedito al tuo occhio di correre a guardare non solo se il ciglio è asciutto o se trema il labbro nella “cantata”, ma anche lo stato della narice.

Finito? Finito l’introibo: con un po’ di pubblicità se n’è andato il primo quarto d’ora. Segue servizio filmato con lavoratori in crisi uniti da un solo grido “Monti non ha combinato un cazzo”. Con doveroso tributo a Equitalia “delendam est” e con lacrime di nonna imprenditora per l’azienda mangiata dalle tasse. Altro quarto d’ora, perfetta pista d’atterraggio per lui, l’altro, insomma Silvio Berlusconi che ci tiene a dire: “Sevizio impeccabile”. E infatti Santoro e Berlusconi iniziano il lungo reciproco petting anti austerità. Ma anche Berlusconi ha il suo mondo di sogni, grandi sogni per una umanità migliore, come la “città in costruzione” di Santoro (fin dai tempi di Samarcanda questa della città remota nel tempo e nello spazio è un must e anche una fissazione). Eccolo Silvio al suo zenit: “Volevo costruire tanti ospedali per i bambini nel mondo”. E invece gli tocca star qui a rifare politica.

Per colpa di chi? Dell’unico, grande e principale cattivo della serata: Mario Monti. Che ha tradito e tralignato assicura Berlusconi. Che ha tassato e macellato giura Santoro, aggiungendo “Siamo stati noi i primi a denunciare”. Il cattivo è Monti, i due sono d’accordo, per questo Berlusconi e Santoro faticano a litigare. Ecco l’attacco standard di Santoro a Berlusconi: perché non ha impedito l’Imu? Risposta standard: perché se lo facevo cadeva il governo ed arrivava il disastro. Santoro mostra qualche comprensione per l’argomento. Nè Santoro né Berlusconi mostrano invece minimamente comprensione, nel senso di comprendere, che stanno dicendo, anzi attestando il contrario di ciò su cui giurano e cioè che senza Monti e l’Imu arrivava il disastro.

Vengono intramezzati e sostenuti entrambi dalla “signora imprenditrice”, un personaggio scenico e della realtà perfetto in entrambi in contesti per incarnare l’anello di congiunzione tra Le Pen, Alba Dorata  e Occupy Wall Street e gli Indignati. La “signora imprenditrice”, così la chiamano entrambi, vestita in nero lutto per l’economia della sua azienda, chiede, esige, consiglia il ritorno alla lira. Per la gioia di Occupy e Indignati preme il tasto della “sovranità, della moneta bene pubblico come l’acqua e l’aria”. Per assist alla destra anti europea e anti Stato di tutta Europa, in un afflato che abbraccia da noi da Forza Nuova al Pdl passando per la Lega fa sognare Berlusconi: “Signora, lei ha ragione, io non vorrei uscire dall’euro, sarebbe un  guaio, ma se continua così ci si arriverà”. La signora in nero è implacabile: “Lei sbaglia, non sarebbe un guaio”. Santoro assiste quasi in silenzio allo scambio di amorosi sensi ammazza euro. Non fa un fiato o una sillaba quando la signora asserisce che Monti è un killer mandato qui ad uccidere dalla finanza mondiale. Se aggiungeva “ebrea” era perfetta ma , si sa, la perfezione non è di questo mondo.

E poi l’unico mondo, il solo mondo che c’è e conta è per Santoro il suo “Sevizio Pubblico”: lo vedi quando si duole davvero: “Lei sta rovinando la trasmissione, la sta sciupando”. E’ la maggiore e più grave contestazione che ha da rivolgere a Berlusconi. Il giorno dopo tutti a chiedersi e a contare chi ha vinto tra i due: come contare i gol del risultato tra vecchie glorie rossonere e polisportiva Bandiera rossa. E’ il più che lo spettacolo della politica e della comunicazione sono oggi in grado di allestire e fornire, nove milioni a guardarlo almeno all’inizio. Se questo è il meglio convoglio, se questi sono i due più “fichi del bigoncio”, voglia di scendere. Ma deve essere questa voglia alla fine della cronaca una stravaganza snob.