Si vota contro l’Imu, Monti si sfarina. Grecia, Francia e GB si scollano

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 5 Maggio 2012 - 14:23 OLTRE 6 MESI FA

Lapresse

ROMA – Si vota contro l’Imu, i sindaci da eleggere sono un corollario del sei maggio elettorale italiano. Si vota contro l’Imu perché tutti quelli che hanno chiesto agli elettori un voto, da Storace a Grillo, da Alfano a Bersani, da Maroni a Di Pietro e Vendola, lo hanno chiesto in nome dell’Imu da rifare o cancellare. Le ultime parole elettorali di ogni partito e movimento, l’ultimo fiato di campagna elettorale è stato un coro anti Imu.

Angelino Alfano, segretario del Pdl giudica e proclama la tassa “profondamente ingiusta”, scrive ai sindaci del Pdl di applicarla al minimo dell’aliquota (ad Alemanno la lettera non deve essere arrivata visto che a Roma l’aliquota sarà ben più della minima), annuncia proposta in Parlamento e al governo perché sparisca nel 2013, si dichiara orgoglioso di aver abolito a suo tempo l’Ici e promette che lo rifarebbero e lo rifaranno. In sostanza Alfano dice all’elettorato che quando torneranno loro a governare l’Imu non ci sarà più e che questo umore che gira in ogni bar secondo cui “la tassa sulla casa è incostituzionale” è umor fondato. Fa nulla se la casa è tassata in ogni paese, nel nostro paese s’avanza, anzi rimonta l’idea che “siccome è mia” la casa non può essere tassata.

Pierluigi Bersani l’Imu l’ha definita “micidiale”, la vuole e la promette più bassa per la prima casa e più alta per le seconde case di valore sopra il 1.200.000 euro (copyright Stefano Fassina responsabile economico del Pd). In sostanza il Pd dice all’elettorato che quando saranno loro a governare l’Imu dimagrirà forse fino a sparire e pagheranno non le case ma i “patrimoni immobiliari”.

Roberto Maroni, che fino a ieri faceva il ministro degli Interni, intima a Mario Monti di non azzardarsi a dichiarare evasione fiscale il non pagare l’Imu, altrimenti “ne risponderà in sede penale”. Sublime e di altissimo coefficiente di difficoltà il rovesciamento della frittata per cui chi non dovesse pagare è nella legalità e chi invita a pagare lo si denuncia alla magistratura. Comunque l’asse della campagna elettorale della Lega è il rogo dell’Imu.

Imu che per Antonio Di Pietro è “iniqua e vessatoria”, per Nichi Vendola “da abolire sulla prima casa e sostituire con imposta sulle grandi ricchezze”. Per Beppe Grillo l’Imu “che ha mandato in analisi il mio commercialista” è la peggiore delle tasse che poi “a pagarle tutte, quelli rubano il doppio”.

Talmente si vota contro l’Imu che il maggior quotidiano nazionale, il Corriere della Sera, annuncia come sia allo studio dello stesso governo un’Imu “facoltativa” l’anno prossimo. Imu facoltativa? Sì, insomma, uno scaricabarile tra governo e Comuni. Comuni che piangono miseria e si sono arruolati nella protesta anti Imu. E ora il governo potrebbe dir loro: dall’anno prossimo lo Stato centrale la prima casa non la tassa più, tassatela voi se non sapete fermare la spesa e se avete il coraggio.

Si vota contro l’Imu e non risponde a verità il titolo del La Stampa secondo il quale “Amministrative, test per Pd e Pdl ma non per Monti”. Sì, i partiti si conteranno le percentuali raccolte al primo turno e le amministrazioni conquistate o perdute tra primo e secondo turno. Ma la campagna elettorale di tutti è stata di fatto campagna contro o a rendere le distanze dal governo. Comunque vada il voto dei sette milioni di potenziali elettori nei 770 Comuni tutta la vicenda elettorale è stata usata per ed ha avuto l’effetto di “sfarinare” Monti e il suo governo.

“Sfarinamento” cui il governo stesso contribuisce mentre tenta di arginarlo. Ad esempio l’accordo raggiunto con i sindacati per “salvare” i pubblici dipendenti dalla riforma del lavoro targata Fornero. Una lite in meno con i sindacati ma l’annuncio al paese che le nuove regole per i licenziamenti per gli statali non valgono. Un po’ di benzina sul fuoco del generale fuggi-fuggi, dall’Imu e da tutto il resto.

Fuggono da ogni responsabilità e decenza i partiti che rinviano il taglio del loro esorbitante e indecente finanziamento con soldi pubblici. A onor del vero qui proprio tutti uguali non sono. In testa alla fuga Angelino Alfano e il Pdl. Aveva dichiarato solenne: “Noi faremo a meno dei soldi pubblici”. Bisognava stare attenti soprattutto al “faremo”, al futuro. Oggi no, oggi il Pdl non fa a meno. Dice Alfano: “Un rinvio non cambia lo stato esistenziale del paese”. Un rinvio a chissà quando del taglio dei soldi ai partiti cambia invece lo stato delle loro casse visto che in buona parte i 180 milioni da incassare a luglio se li sono già fatti dare dalle banche e se li sono già spesi. Non proprio tutti uguali, dopo aver sofferto e sbandato all’inizio con incaute dichiarazioni alla Bindi sulla intoccabilità di quei soldi, il Pd un taglio della metà lo voterebbe anche domani. Gli altri no, talvolta occorre distinguere. Ma l’opinione pubblica non ha voglia di distinguere tra partiti e anzi mette in carico al governo, a Monti, il poco e nulla che si è tolto alla politica. Anche su questo fronte Monti si “sfarina”.

E si “sfarina” soprattutto al vento di un comune sentire che si presenta come “comprensione” ed è invece complicità. Un paio di argute lettere di lettori a La Stampa affacciano il gustoso paradosso: e se un contribuente con ritenuta fiscale “alla fonte”, quindi impossibilitato ad avere significativi contenziosi con l’Agenzia delle Entrate, sequestrasse un bancomat per protestare contro l’aliquota Irpef troppo alta? “Comprensione” anche qui? Altro lettore, altro tema ma stessa vertigine: che cultura è quella per cui tutto si “comprende”, anzi diventa il “giusto”, il “veramente giusto” come l’assalto ad aziende che nella legge svolgono la sia pur discutibile sperimentazione su cavie animali?

Si legge su La Repubblica come sua dichiarazione: “Ho avuto una storia di evasione fiscale negli anni ’90. Dovevo pagare una multa, c’erano ancora le lire. Alla fine, grazie al condono, me l’ero cavata con dieci milioni di lire”. Non sappiamo se davvero Luigi Martinelli abbia detto così al solerte Roberto Calderoli accorso a proporgli un avvocato della Lega, era però arrivato prima il Codacons… Ma se è vero…una multa da condono di dieci milioni di lire negli anni ’90, non doveva essere una piccola evasione fiscale. Ma di Martinelli il suo paese e parte consistente di tutto il paese dice quel che si sente in tv: “Magari sbagliando ma ha fatto bene”. Come si possa insieme “far bene magari sbagliando” appartiene allo sfarinamento non solo della logica ma anche del tessuto civile primario. “Le tasse sono un furto” è t-shirt che compare alla pubblica protesta delle vedove di chi si è suicidato, tutto si sta confondendo e mischiando, tutto sta diventando truciolo.

Anche il perché Monti stia lì: non certo per far arrivare un paio di miliardi di rimborsi Iva che è normale amministrazione di ogni governo. Non certo per trattare con la Merkel un piano per l’utilizzo dei fondi europei non spesi e per decidere che alcuni grandi investimenti pubblici possono essere non conteggiati nei limiti del fiscal compact. Anche per questo basta un normale premier. Monti sta, stava lì per cambiare i connotati fiscali e produttivi e anche sociali ad un paese che però recalcitra e rigetta. Quindi i nuovi pilastri di cemento sempre più declinano in colonne e nuvole di farina. Anche a non voler credere che davvero il Pdl si avvi ad elezioni ad ottobre come suggerisce la cronaca politica di Repubblica, riesce difficile vedere cosa di consistente possa fare un governo che non è stato votato da nessuno e che, al primo parziale appuntamento elettorale, ha visto tutti, proprio tutti chiedere un voto contro o distante da quel che il governo ha fatto in sei mesi scarsi.

Si vota sull’Imu e Monti si sfarina. Accade anche al governo conservatore di Cameron che perde le elezioni amministrative in Gran Bretagna. Sta per accadere a Sarkozy che sta per perdere la presidenza della Repubblica francese. Sta per accadere al parlamento greco dove le elezioni di domenica spediranno una decina di partiti di cui solo due favorevoli al rispetto del patto finanziario con l’Europa. Perfino in Germania il voto parziale di domenica quasi sicuramente costringerà la Merkel a cambiare alleanza di governo. Con gli occhi a terra, il passo, il pensiero e lo sguardo corto in Italia si vota sull’Imu ma a “sfarinarsi” son molte cose in Europa, forse l’Europa stessa con la sua moneta. Di nostro, di assolutamente nostro solo qualcosa di assolutamente originale: una campagna elettorale in cui tutti chiedono il voto contro o a dispetto del governo non s’era mai vista.