Morire di moralismo e di patrimoniale è il futuro dell’Italia: la vendetta dei sovranisti in Europa blocca il Recovery fund

Morire di moralismo? Dobbiamo ancora aver fiducia nei miliardi che dovrebbero pioverci da Bruxelles? Nasce più di un dubbio dopo il veto al Recovery Fund posto da Polonia e Ungheria. 

Un ostacolo vero che potrebbe rimandare di molto l’arrivo di quel fondo che dovrebbe servirci a riparare i gravi danni del Covid19.È una mazzata per Giuseppe Conte e Palazzo Chigi, un divieto che nessuno si aspettava. Anche se a puntare i piedi sono state due nazioni sovraniste. Allora, che cosa farà l’Italia per superare questo delicatissimo problema? Il compito non è semplice: toccherà al ministro Gualtieri e ai suoi più stretti collaboratori trovare la quadra.

Si consideravano soldi indispensabili per la nostra economia malata. Quel che è stato (e purtroppo) sarà il guasto prodotto dal virus dovremo forse risolverlo da soli senza l’aiuto promesso (e sperato) dall’Europa. Sarà così pure per il MES?  I grillini sono stati sempre contrari ad accettare quei miliardi e non hanno mai fatto marcia indietro. Adesso, c’è pure qualcuno della maggioranza che si allinea con i pentastellati.

“Poveri noi”, grida qualcuno. Il timore è che prima o poi il governo passerà all’incasso con una patrimoniale. Ricordate quel che fece Giuliano Amato, allora presidente del Consiglio? In meno di 24 ore, all’improvviso, entrò di prepotenza nei conti correnti degli italiani e prelevò una certa somma, necessaria per coprire i guai economici dell’Italia. Oggi, siamo alla vigilia di un secondo “intervento”? Il premier Giuseppe Conte assicura che non sarà così. Non ha mai pensato ad una simile “manovra”. E che  non è mai stata presa in considerazione dall’esecutivo.

Dunque, da dove arriveranno i soldi che l’Europa tarda a elargire a quegli stati che hanno più sofferto per il Covid? Interrogativo senza risposta per il momento. Ieri il governo ha varato una nuova iniziativa pari a 38 miliardi. Che ha già mandato su tutte le furie il sindacato. Che minaccia a breve uno sciopero generale. E’ sempre così: siamo con l’acqua alla gola e la triplice che cosa fa? Incrocia le braccia creando altri danni in  aggiunta a quanti già ne abbiamo.

La verità è che l’attuale governo viaggia sull’incertezza. “Stiamo facendo tutto quel che serve?”, titola stamane un editoriale del Corriere della Sera? La risposta è no, soprattutto perché non c’è grande sintonia nella maggioranza. Un giorno e si ed un altro pure l’equilibrio rischia di saltare.

Il Pd, forte dei voti delle ultime consultazioni, chiede di più e vuole assolutamente varare una nuova legge elettorale. Doveva andare in porto alla fine di ottobre. Siamo ad oltre la metà di novembre e di questa riforma nessuno parla più.

Dal canto loro i 5Stelle, all’indomani degli stati generali, spingono sull’acceleratore e ritengono che dovranno avere maggior peso nel futuro. Magari anche con Alessandro Di Battista in segreteria, Poi, per non farsi prendere in contropiede dalla proposta di Berlusconi che ha lanciato una ciambella di salvataggio al governo, anche il ministro degli esteri Luigi Di Maio dice sì al Cavaliere. Pur che non ci siano prebende da pagare in cambio. Insomma, niente “do ut des”, lo sappia fin da ora il leader di Forza Italia.

I problemi si accavallano: il sovraffollamento degli ospedali, l’SOS dei medici, i vaccini contro l’influenza che ancora tardano ad arrivare, il virus che non si placa. Ieri i nuovi casi sono stati 27354, in flessione, ma era lunedì. I decessi ancora alti: 504.

Fortunatamente il caso Calabria è stato risolto, sia pure con qualche strascico. Al capezzale della regione ammalata è stato chiamato un calabrese doc, il professor Eugenio Gaudio, (ex rettore della Sapienza, l’università di Roma) che dovrebbe essere coadiuvato da Gino Strada, non gradito dai politici di casa. Il medico di Emergency tranquillizza gli oppositori: “Io in tandem con un altro? Non ci penso nemmeno”. Che cosa vogliamo di più?

 

 

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