La memoria in Italia non ricorda l’olocausto degli zingari ma ad Auschwitz morirono anche loro

di Pino Nicotri
Pubblicato il 26 Gennaio 2017 - 06:50 OLTRE 6 MESI FA
La memoria in Italia non ricorda l'olocausto degli zingari ma ad Auschwitz morirono anche loro

La memoria in Italia non onora l’olocausto degli zingari ma ad Auschwitz morirono anche loro, ricorda Santino Spinelli (nella foto con Angela Merkel)

“Il 24 ottobre del 2012 ho partecipato a Berlino con la cancelliera Angela Merkel all’inaugurazione del Memoriale  del genocidio nazista degli “zingari”, come ci chiamate con spregio anziché col nostro vero nome, cioè Rom e Sinti. Il Memoriale si trova proprio dietro al palazzo del Parlamento incendiato da Hitler nel 1933, al centro della città, vicino al Memoriale della Shoà degli ebrei, e la mia poesia Auschwitz vi è scolpita nel marmo. Eppure soprattutto in Italia il Giorno della Memoria nei nostri confronti è sempre un po’ troppo smemorato. E allora io chiedo: a cosa serve se la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica non sa cos’è il Samudaripen o Porrajomos, vale a dire il genocidio che ha sterminato tra i 500 mila e oltre il triplo di “zingari” e se si accetta oggi contro di noi la stessa discriminazione dei nazifascisti? A cosa serve il Giorno della Memoria se si accettano i Campi Nomadi retaggio della cultura concentrazionaria nazifascista? Possiibile che i rappresentanti delle istituzioni accettino tutto ciò in un sistema democratico? E intanto “mafia capitale “ continua a lucrare sulla pelle di donne, bambini e anziani inermi della nostra gente. Bisogna forse aspettare i russi e gli americani per liberarli?”.

A parlare come un fiume in piena è lo “zingaro” italiano Santino Spinelli, in arte Alexian: musicista compositore, cantautore, insegnante, poeta, saggista.
Ha due lauree, una in Lingue e Letterature Straniere Moderne e l’altra in Musicologia, conseguite all’Università degli Studi di Bologna. Insegna lingua e Cultura Romaní all’Università di Chieti. Con il suo gruppo: l’Alexian group” tiene numerosi concerti di musica romani in italia e all’estero. Il 2 giugno 2012 ha cantato il Murdevele (Padre Nostro in lingua romanì, cioè dei rom e sinti) per Papa Benedetto XVI a Bresso, provincia di Milano, in occasione della Giornata Mondiale della Famiglia davanti a 800 mila persone e in mondovisione. Il 10 maggio 2014 ha eseguito tre sue composizioni per Papa Francesco sul sagrato di San Pietro davanti a 300 mila persone e in diretta su Rai 1.

1) – In vista del Giorno della Memoria sono iniziate le celebrazioni, i film in tv, i dibattiti, le commemorazioni, ecc. Qualcuno parla dell’Olocausto dei rom e sinti, cioè della popolazione romanì più nota come “zingari”?

“Occorre parlare esattamente di popolazione romani che include i 5 gruppi principali che ne fanno parte con le loro infinite comunità interne: Rom, Sinti, Cale/Kale, Manouches e Romanichals. Bisogna parlare più correttamente di Genocidio e non di Olocausto che è un sacrificio volontario. Nel Genocidio della Seconda Guerra Mondiale dei nazi-fascisti detto Porrajmos, Samudaripen o Baro Romano Meripe, furono soprattutto Rom e Sinti ad essere stati massacrati con le loro diverse comunità. I prigionieri del mio popolo dovevano portare sulla divisa di detenuto un triangolo invece della stella gialla di Davide degli ebrei. Porrajmos significa “divoramento”, Samudaripen significa “tutti uccisi, massacrati” e più genericamente “genocidio” e Baro Romano Meripe “la grande morte della popolazione romanì” ovvero “genocidio””.

2) – Si sa quanti sono i Rom e Sinti uccisi dai nazisti nei campi di stermino? La Chiesa parla di almeno 400 mila vittime, ma alla presentazione milanese del Suo libro “Rom, questi sconosciuti” ho sentito Moni Ovadia sostenere che le vittime romanì sono state “almeno 800 mila e forse anche più di un milione”. Qual è secondo Lei la cifra più attendibile?

“Il numero varia con una forbice che va da un minimo di 500 mila ad un massimo di 1 milione e mezzo. È impossibile sapere la cifra esatta perché non ci fu un censimento effettivo prima del Genocidio e le ricerche sul massacro dei Rom e dei Sinti partirono con molto ritardo”.

3) – I Rom e Sinti italiani dove sono stati prelevati? Esiste solo una lapide commemorativa in marmo in piazza degli Zingari a Roma posta nel gennaio del 2001.

“I Rom e Sinti furono rastrellati in tutta Italia e internati in campi appositi creati per loro in diverse località. Dal 1942 in poi iniziarono ad essere deportati in Germania e in Polonia con convogli che partivano da Bolzano e da Venezia. La mia famiglia fu internata a Rapolla, vicino Melfi, dopo essere stata rastrellata nei dintorni di Paglieta (Chieti) in Abruzzo. Incluse almeno 26 persone divise in 4 nuclei familiari. La famiglia di mio nonno Rocco Spinelli e sua moglie e i loro figli, tra cui mio padre che all’epoca aveva 5/6 anni, la famiglia del fratello di mio nonno Angelo Spinelli con moglie e figli, la loro sorella Fiorella Spinelli con marito e figli e la famiglia di Attilio Spinelli con moglie e figli. Furono messi nei carri bestiame e deportati dalla stazione di Torin di Sangro fino a Bari e da li internati in Basilicata. Lasciati liberi, per l’avanzata degli alleati che risalivano la Penisola, tornarono a piedi in Abruzzo per le strade di campagna”.

4) – Nella lapide commemorativa di piazza degli Zingari c’è scritto:

“A perenne ricordo dei Rom, Sinti e Camminanti che insieme agli ebrei perirono nei campi di sterminio ad opera della barbarie genocida del nazifascismo perché questa storia non si ripeta più , per non dimenticare, per la fratellanza fra tutti i popoli”.

5) – Chi sono i Camminanti?

“I Camminanti siciliani, di origine autoctona, non sono Rom o Sinti, ma assimilabili alla popolazione romanì per stile di vita, non furono inclusi nel Porrajmos”.

6) – Però nonostante le migliori intenzioni scolpite nel marmo di quella lapide romana il Genocidio dei Rom e Sinti è stato rapidamente dimenticato ed è sempre ignorato, e nei loro confronti la fratellanza tra i popoli non esiste. Tutti sanno cos’è la Shoà degli ebrei, ma nessuno sa che esiste anche quella delle comunità romanès e che ha anche un nome, anzi tre: Samudaripen, Porrajmos e Baro Romano Meripe. Come mai questa mancanza di memoria anche nel Giorno della Memoria?

“La situazione dei Rom e Sinti in Italia continua ad essere influenzata da una discriminazione su base etnica mai risolta dal tempo del fascismo. A molti politici e a molte associazioni di pseudo volontariato fa comodo questa situazione per convenienza politica ed economica come Mafia Capitale ha dimostrato. I politici corrotti inoltre hanno un capro espiatorio ideale su cui veicolare il malcontento generale”.

7) – Esistevano campi di concentramento di “zingari” in Italia? Come e quanti ne sono stati deportati in Germania?

“Il campo di concentramento di Agnone nel Molise era destinato ai Rom e Sinti. Ma furono tanti i campi di internamento come Vinchiaturo, Casacalenda, Boiano in Molise o Tossicia in Abruzzo, ma anche in Sardegna, alle Isole Tremiti e in Emilia Romagna, Bolzano, Ferramonti di Tarsia (Cosenza), Colfiorito (Perugia), Castel Tesino (Trento), Novi Ligure (Alessandria), Gonars, Visco (Udine). Dopo il 1942 iniziarono ad essere deportati in Germania e Polonia nei campi di sterminio con convogli che partivano da Bolzano e da Venezia”.

8) – I Rom e Sinti hanno partecipato alla guerra di Liberazione italiana?

“Certamente, eroi totalmente dimenticati. Li cito tutti, e a loro ho dedicato una poesia, nel mio ultimo libro Rom, questi sconosciuti edizione Mimesis. 2016”.

9) – Lei di recente ha dichiarato che il Giorno della Memoria non ha molto senso se si ignora la memoria del Porrajmos e del Samudaripen. Che nessuno storico ha mai documentato perché nessuno storico se n’è mai interessato, preferendo parlare sempre e solo dell’Olocausto degli ebrei. Tuttalpiù ci si interessa dello sterminio nazista degli handicappati e del massacro di oppositori, preti compresi, qualche volta anche dei massacri di prigionieri russi e slavi in genere, ma mai dello sterminio degli “zingari”. Non li ha nominati neppure il giornalista Paolo Mieli in una recente puntata de La Grande Storia che su Raitre parlava della sorte dei tedeschi dopo la fine della seconda guerra mondiale, eppure in quella puntata Mieli ha citato i campi di sterminio e ha mostrato foto di sopravvissuti. Perché questo silenzio, di fatto una vera e propria omissione? Non pensa che vi abbia contribuito in modo determinante il fatto che i Rom e Sinti raramente sono stanziali, cioè con un domicilio fisso e relazioni sociali esogene, mentre in maggioranza sono invece nomadi, si spostano continuamente in carovana e quindi è difficile tenerne conto anche nelle ricerche degli studiosi di Storia. Sono nomadi entrambi, ma è più facile studiare il vento che la popolazione romani… Non a caso dal 1971 il loro simbolo internazionale è la ruota di un carro.

“La popolazione romani non è nomade per cultura. La mobilità è sempre stata coatta, figlia della discriminazione e delle persecuzioni. Sono secoli che la maggioranza è stanziale. La ruota del carro simboleggia il viaggio storico, la famiglia e la libertà delle comunità romanès. Per libertà va intesa, non la libertà romantica, ma il fatto che hanno saputo mantenere una identità culturale senza guerre e senza terrorismi. La discriminazione e lo sguardo strabico sul mondo romanò mistificazione la realtà. Ognuno ne costruisce una a seconda la convenienza. L’ignoranza sulla popolazione romani è dilagante anche fra persone colte”.

10) – Lei di recente ha chiesto al Comune di Roma la chiusura dei campi nomadi. Perché? La gente inoltre non vede di buon occhio i campi nomadi perché gli “zingari”, come Lei certo sa, non godono di buona fama, non di rado sono dediti al chiedere l’elemosina in strada e i casi di furti negli appartamenti non sono frequenti. Mentre invece è senza dubbio una diceria ingiustificata che “gli zingari rubano i bambini”.

“Tutti gli italiani sono mafiosi? Certamente no. I furti e le elemosina lo praticano anche gli italiani. I campi nomadi sono un retaggio della cultura nazifascista mai realmente superata . Le leggi razziali sono state abrogate nella legislazione ma non nella mente e nel cuore di tanti. Non ci fu una Norimberga in Italia e gli italiani non fecero una seria riflessione sugli errori del passato. Molti criminali di guerra italiani non furono perseguiti e non pagano per i loro crimini. La situazione dei Rom e Sinti oggi è anche la conseguenza di quella mancanza di riflessione. In Germania non esistono campi nomadi. Il popolo italiano è tornato ad essere razzista per indottrinamento e non per cultura proprio perché non ha tratto insegnamento dagli errori del passato. I campi nomadi sono un retaggio della ferocia concentrazionaria dei nazifascisti. Una forma orrenda di segregazione razziale indegna di un Paese civile. Il razzismo e la segregazione razziale sono crimini contro l’umanità!!!”.

11) – Il giorno della Memoria è stato istituito come ricorrenza internazionale da celebrare il 27 gennaio di ogni anno in commemorazione delle vittime dell’Olocausto in base alla risoluzione 60/7 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005 durante la 42esima sua assise plenaria. La data del 27 febbraio è stata scelta dall’Onu perché è il giorno in cui i russi liberarono i campi di concentramento nazisti ponendo così fine all’Olocausto.Neppure l’Onu cita quindi il genocidio della popolazione romanì, a meno di volerlo considerare compreso nel termine Olocausto, che però viene sempre citato con riferimento al genocidio ebraico. Infatti lIl Giorno delle Memoria in Italia è stato istituito per legge con soli due articoli, il primo dei quali è il seguente:

“La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.

“Purtroppo il Samudaripen non è ufficialmente riconosciuto. E per questo che esistono ancora i Campi Nomadi su cui Mafia Capitale fa i suoi interessi, sulla pelle di donne, bambini e anziani inermi. E nessuno fa nulla. Neanche le istituzioni preposte”.

12) – L’articolo 2 a sua volta afferma che

“In occasione del Giorno della Memoria sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere”.

13) – Nelle citate “cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado” si parla anche del genocidio degli “zingari”?

“Sono isolate le iniziative per il ricordo del Porrajmos, pochissime, quest’anno solo 11 in tutta Italia, molti in piccoli centri e lasciate alla buona volontà di persone sensibili. Nessun Governo ha mai chiesto scusa si Rom e Sinti per le infami leggi razziali che colpivano anche loro. Non c’è stato un riconoscimento ufficiale del Porrajmos che ancora oggi viene vissuto come una semplice appendice alla Shoà ebraica, proprio per non riconoscerlo. Il Porrajmos fu altro anche se i metodi e le finalità erano gli stessi. Gli ebrei e Rom e Sinti furono discriminati in quanto considerati di razza inferiore, in più i Rom e Sinti anche asociali, il ché era una mistificazione”.

14) – Lei con Baldini Castoldi Dalai ha pubblicato il libro “Rom – Genti libere”. Ha in mente altri libri? Pensa di riuscire a trovare un editore anche per questi nuovi lavori?

“Ho diversi libri pronti, comprese le mie 2 tesi di lauree che sono ancora inedite. Uno sulla letteratura, uno sui proverbi, uno sulla lingua romanì con grammatica e dizionario. Spero di trovare editori intelligenti. Vengono pubblicati solo libri divulgativi e non scientifici sul mondo romanò che rafforzano gli stereotipi e creando danni incalcolabili alla cultura romani che in realtà sono pochi a conoscere realmente. Addirittura gli effetti collaterali della discriminazione vengono elevati a modelli culturali come il furto e l’elemosina. Non mi risulta che il famoso calciatore Ibrahimovic chieda l’elemosina ai giocatori avversari prima di una partita, ne ho mai visto un professore universitario Rom chiedere l’elemosina ai propri studenti prima di una lezione o al pubblico prima di una conferenza. Evidentemente la Mendicità non è un elemento culturale come molti vogliono far credere. I Rom sono esseri umani non una categoria speciale di persone come il retaggio culturale nazifascista vuol far credere. Hitler è morto ma non le sue idee”.

15) – E’ vero che il grande Charlie Chaplin era un romanichal?

“Lo era anche il grande chitarrista belga Django Reinhardt. Charlot aveva una nonna Ronanichal della famiglia degli Smith, Django era manouche. Rita Haiworth era una cali spagnola essendo nipote del grande danzatore Antonio Cansino. Yul Brynner era Rom da parte di madre, Elvis Presley era di origine sinta, sono innumerevoli le personalità appartenenti alla popolazione romani, anche un Presidente della Repubblica del Brasile. Abbiamo anche il Premio Nobel per la Medicina del 1920, il romanì danese Schack August Steenberg Krogh”.

16) Una volta Lei mi ha detto che la moda femminile ha preso non poco dal modo di vestire delle “zingare”, a cominciare dagli orecchini rotondi di grande diametro.

“Si, molti stilisti hanno ripreso l’abbigliamento tipico delle Romnia, donne Rom, e stilizzati nell’alta moda”.

17) – I romanì non godono di buona stampa, ma quando si riuniscono in Camargue a Saintes Maries de la Mer per eleggere la regina degli zingari o per festeggiare Santa Sara ecco che la stampa ci va a nozze. E a proposito di regine, è vero che in Inghilterra ci sono un re e una regina dei romanì? E cosa c’è di vero che un vescovo rumeno ha nominato Lucica Tudor, regina dei Rom d’Europa e leader imperatrice dell’organizzazione Alleanza per l’Unità dei Rom, secondo alcuni massima autorità morale della sua etnia in Europa?

“Tutte cavolate create ad arte dal sensazionalismo giornalistico che continua a creare stereotipi e a mistificare la realtà. La visuale di vita romanì è orizzontale e non prevede re e regine. Si fa fatica a mettere assieme 2 Rom nella stessa associazione, figuriamoci ad avere un re iuta regina. Tutti nascono presidenti e vogliono comandare. Abbiamo solo presidenti e nessun segretario”.

18) – E’ vero che i romanì hanno anche un santo ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa?

“n beato, Zefferino Jimenez Malla detto El Pelè, calò spagnolo”.
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La poesia di Spinelli su un muro del Memoriale a Berlino, con tanto di firma, è tradotta in varie lingue. Ecco la versione originale in lingua rom e la traduzione in italiano:

Na bistren
Auschwitz
Muj shukho
Jakha kale
Wust shurde.
Kwite.
Jilo cindo
Bi dox
Bi lav
Nikht rovibe.

Per non dimenticare

Auschwitz

Faccia incavata
Occhi oscurati
Labbra fredde.
Silenzio.
Cuore strappato
Senza fiato
Senza parole
Nessun pianto.