Barbara D’Urso nuova Vespa. Se Mattarella le scrive che Salvini e Di Maio mentono…

di Pino Nicotri
Pubblicato il 29 Maggio 2018 - 08:54 OLTRE 6 MESI FA
Barbara D'Urso novella Bruno Vespa. Se Mattarella le scrive che Salvini e Di Maio mentono...

Barbara D’Urso nuova Vespa. Se Mattarella le scrive che Salvini e Di Maio mentono…

ROMA – Dato lo scatenarsi delle tifoserie, che degradano la politica al punto di prenderne il posto, può essere utile fissare alcuni punti per cercare di raffreddare gli animi e di far scendere le polemiche [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] a livelli costruttivi o almeno accettabili.

Di Maio in un video se la prende con la agenzie di rating, parola quest’ultima che lui pronuncia “reting” anziché “reiting” con la erra arrotolata. Avrebbe fatto meglio a dire “rating”, all’italiana. De Mita prudentemente  si sarebbe tenuto sul sicuro.

Nel suo interventismo ubiquitario a raffica Di Maio è arrivato al punto di ricordare male – diciamo “ricordare male”, ma si potrebbero usare altre parole – quanto da lui detto al Capo dello Stato riguardo Savona e dintorni. Al punto che il Capo dello Stato – contro il quale è iniziata una forsennata campagna sui social di insulti e minacce – ha dovuto smentirlo con una nota a Barbara D’Urso.

Che dire? No commenti. Roba neppure da avanspettacolo…

Ma passiamo ai punti:

1) – Avere insistito sul nome del professor Paolo Savona fino al grido “Savona o morte!” è davvero giustificato e sensato? Cosa ha fatto Savona di così notevole e memorabile da non essere sostituibile? A livello internazionale non ha grandi titoli, curriculum e seguito. E in Italia nelle Università e nelle aziende c’è anche di meglio.

L’insistenza su Savona è solo una trovata, un trucco fin troppo evidente,  anche se legale, per far fallire il tentativo del premier incaricato Giuseppe Conte e poter quindi urlare e stracciarsi le vesti per andare a nuove elezioni. Nelle quali stando ai sondaggi attuali Lega e M5S prenderebbero oltre l’80%, guidati di fatto entrambi da un Matteo Salvini che, per quanto persona simpatica e che morde meno di quanto abbai, è stato definito con termini poco rassicuranti da un leghista capace e non urlatore come Roberto Maroni e perfino da Umberto Bossi.

2) Come che sia, qualunque persona seria e responsabile al posto di Savona a un certo punto si sarebbe sfilata: ringraziando per la candidatura e rifiutandola. Savona invece ha peccato di vanità. Alla sua età – 82 anni – qualcuno potrebbe parlare di vanità senile. Vanità comprensibile, unamanamente, ma politicamente NO. Dichiarandosi a un certo punto indisponibile, anziché rilanciare dicendo che lui vuole “un’Europa più forte, ma più equa”, avrebbe contribuito in modo determinante a limitare i danni. Invece così li ha aggravati. Chissà cosa avrebbe combinato come ministro dell’Economia…

3) – Salvini ha rifiutato perfino la proposta di sostituire Savona con il numero 2 della Lega, il bocconiano Giancarlo Giorgetti, il volto presentabile della Lega, il grande mediatore che oltre ad avere ricoperto incarichi politici di livello in economia e anche di rappresentanza parlamentare nella NATO, ha il vantaggio di avere 52 anni invece degli 82 di Savona. L’innamoramento di Salvini per ultraottantenni come Berlusconi e Savona suona strano. Oltre che imprudente dati i tempi e i problemi molto impegantivi che viviamo, bisognosi di polso ed energie.

Il 45enne Salvini da una parte è innamorato di ultraottantenni e dall’altra stringe un contratto di governo con un Di Maio appena 31enne completamente a digiuno di esperienze di spessore. Se Conte ha imbellettato un po’ il suo curriculum, quello dello studente universitario Di Maio fuori corso prima e fuori studio dopo non si vede quale possa essere. Ricorda vagamente il corregionario Ciriaco De Mita, anche se in apparenza meno arzigogolato: nessuno lo definirebbe “un filosofo della Magna Grecia” come invece De Mita per i propri “ragiunamenti” venne ironicamente definito da Gianni Agnelli.

3 bis) – Il “niet” di Salvini su Giorgetti si può spiegare solo col timore del primo che il secondo avrebbe finito col fargli ombra, oltre che con la decisione di avere fatto di Savona una trincea irrinunciabile per far fallire il varo del governo e andare così a elezioni anticipate. Che si tratti di un gioco volutamente allo sbando pro domo propria elettorale lo si vede anche da come gli esagitati alla Di Maio sbraitano di “impeachment” e gridano di parlare a nome di 60 milioni di italiani, cioè non solo a nome del proprio elettorato, ma addirittura di tutto “il poppolo” italiano. Che, come se non bastasse, spingono a scendere in piazza con toni da presa della Bastiglia e del Palazzo d’Inverno anche se ormai andiamo verso l’estate.

4) – Insistere su Savona – ottusamente o macchiavelicamente, comunque in modo esiziale per il tentativo Conte – è un atto formalmente legittimo, ma somiglia molto a qualcosa di potenzialmente eversivo. Siamo davvero sicuri che cinque secondi dopo essere usciti dall’euro i nostri risparmi non diventino carta straccia? Cui prodest? A quali forze politiche e finanziarie conviene? Di sicuro non conviene né all’elettorato della Lega e di Di Maio né ai 60 milioni di italiani dei quali loro due instistono a dire che sono i rappresentanti.

5) – Dobbiamo comunque ringraziare Matteo Renzi, che ha rifiutato le offerte di Di Maio per un governo assieme perché si è sentito offeso da dichiarazioni passate. Come se la politica consista nel dare la precedenza ai propri risentimenti e malumori privati anziché nel risolvere i problemi nell’interesse generale. Renzi all’interesse generale ha preferito la propria ripicca personale. Forse lui punta sui tempi lunghi, convinto che logoreranno M5S, Lega e altri ancora. Ma il rischio è che i tempi lunghi di Renzi diventino escatologici, con il rottamatore diventato nel frattempo l’autorottamato e con il Paese a pezzi. Renzi per fare dispetto alla moglie/Di Maio pare si sia tagliato i coglioni. Castrando però non solo se stesso, cosa che non interessa a nessuno, ma purtroppo anche la situazione italiana.

6) Se Conte ha insistito in modo così perentorio e inamovibile su Savona è solo ed esclusivamente perché glielo hanno ordinato Salvini e Di Maio, soprattutto il primo. Siamo sicuri che ingessare in tal modo il premier designato non violi la Costituzione? Siamo sicuri che non somigli almeno un po’ all’abuso di potere?

In ogni caso, se uno si limita come Conte a obbedire, agli ordini altrui, di politici che ormai somigliano molto a politicanti, senza poter disporre di nessun margine di manovra e di autonomia personale, è bene che vada a casa. Senza rimpianti.

7) – Infine: dove sta scritto nel contratto di governo firmato dal duo Salvini/Di Maio che il ministro dell’Economia doveva essere per forza Savona e assolutamente nessuno altro? NON sta scritto da nessuna parte. E questo dimostra due cose, anzi tre  in un sol colpo:
– la malafede del tandem Salvini/Di Maio,
– l’inconsistenza di Conte, subordinato ai diktat dei due,
– e la vanità di Savona.
Si sono rivelati personaggi impegnati a ballare una non entusiasmante né rivoluzionaria quadriglia, diretta da uno di loro, molto furbo. Ma furbo come è noto e arci dimostrato NON è sinonimo di intelligente.

8) – Il fatto che Le Pen e Farage gridino al colpo di Stato da parte di Mattarella dovrebbe far capire in che pessima compagnia si trovino Salvini/Di Maio, Conte/Savona e i molti urlatori loro supporter. Sarebbe opportuno, anche per se stessi, che ci riflettano.