Berlusconi avvelena l’Italia, degrado prepara nuovo schianto

di Pino Nicotri
Pubblicato il 27 Agosto 2013 - 06:23 OLTRE 6 MESI FA
Berlusconi avvelena l'Italia, degrado prepara nuovo schianto

Berlusconi dovrebbe piangere davvero per il disastro che ha provocato, non finte lacrime

I dirigenti politici a servizio di Berlusconi probabilmente confondono l’Italia con l’Egitto. C’è in Italia uno scontro come quello che al Cairo ha epicentro in piazza Tahir? Ci sono barricate a Roma? “Berlino brucia?”. Si direbbe proprio di no. Gli unici disordini sono i soliti ingorghi autostradali per il rientro in massa dalle ferie. Eppure la dirigenza berluscona continua a sbraitare e a stracciarsi le vesti dando anche raffiche di ultimatum al capo del governo e al presidente della Repubblica per poter arrivare finalmente alla “riappacificazione”. Ma riappacificazione “de che?” . dove è la guerra?

Nei giorni scorsi non è mancato chi prima di andare al Quirinale a pretendere “l’agibilità politica” del Cavaliere ha minacciato con piglio marziale, pur non avendo affatto le phisique du role, che al popolo di Silvio non resterebbe altro da fare che passare a “difendere la democrazia” se la famosa agibilità non fosse garantita. Non a caso si è già formato, a cominciare dalla solita Padova capitale storica degli estremismi, “L’Esercito di Silvio”: con tanto di quattro o cinque cartelli branditi a Roma quando l’amato comandante in capo ha tenuto il suo comizietto davanti casa per inveire, as usual, contro la magistratura, la Cassazione, ecc. “Siamo come il battaglione sacro macedone, compatti per Silvio”, ha avvertito da Padova il fondatore dell’Esercito di Silvio, tale Simone Furlan. Che evidentemente ignora che la compattezza di quel battaglione era dovuto al suo essere composto da coppie di amanti omosessuali, particolare che un macho machone come Silvio non vede certo di buon occhio.

Insomma, i favoriti e le favorite del Cavaliere si sentono in guerra o almeno sul piede di guerra, si agitano come nemici irriducibili di chi berluscone non è. Comprensibile che vogliano l’“agibilità politica” del proprio finanziatore e protettore, senza la quale nessuno di loro potrebbe restare in scena, fine della pacchia per tutte/i, ma la rumorosa schiera di cortigiani vuole anche la “riappacificazione”. Ma con chi, visto che la gente ha ben altro cui pensare che mettersi a fare guerre o morire per Berlusconi?

La risposta è una sola: con se stessi. E sì, dovrebbero riappacificarsi soprattutto con se stessi.

Prendiamo la minacciosa Michaela Biancofiore, sottosegretario del Governo Letta.

“Se la Cassazione condanna Berlusconi mi dimetto”,

ha garantito in lungo e in largo qualche giorno prima che la Corte di Cassazione emettesse l’odiata e temuta sentenza. Però la Biancofiore a ormai quasi un mese dalla condanna sta sempre lì: attaccatisima alla poltrona. Prendiamo anche Maurizio Belpietro: “Così aumenta la sfiducia e la voglia di lasciare l’Italia”, ha minacciato su Libero il 17 agosto riferendosi alla stangata della Cassazione. Però anche lui se ne sta sempre dove stava, forse all’estero ci è andato in vacanza.

Prendiamo anche la sempre in scena Daniela Santanché, detta chissà perché la pitonessa, che è un serpente, e ora anche la falchessa, nel senso di capa dei falchi, i duri e puri dei fedelissimi del Cavaliere, senza rendersi conto che i falchi i serpenti li ghermiscono al volo e se li mangiano. Alle critiche dei suoi compagni di partito Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto la Santanché ha reagito stizzita sibilando come un pitone:

“Quando una donna mette fuori la testa, ci sono i maschi che reagiscono. Ma secondo voi, se fossi stata un uomo, mi avrebbero attaccata così come hanno fatto? In questo Paese, quando una donna mette fuori la testa…..”.

Ma prendiamo perfino Angelino Alfano, che finito il gran consiglio del 25 agosto in villa ad Arcore ha dichiarato:

“La decadenza da senatore di Berlusconi è inaccettabile e impensabile”.

Frase che in bocca a un ministro dell’Interno, per giunta vice presidente del Consiglio, di un Paese civile indica che chi l’ha pronunciata non si sente bene, è almeno un po’ schizofrenico perché da un lato come ministro dell’Interno dovrebbe garantire l’ordine pubblico mentre dall’altro lato aizza i disordini di piazza. Senza pensare che un secondo dopo avere detto quella frase avrebbe dovuto dimettersi – in un Paese civile – almeno da ministro.

Finché si scherza, si scherza. Le reazioni dei mercati, l’allarme e il fastidio dei Paesi europei e altro ancora indicano che i tempi degli scherzi, favoriti dal solito mese di agosto dei colpi di sole, è finito. Anche se non mancano neppure nella cosiddetta sinistra i soliti furbi che le pensano tutte pur di continuare a tenere a galla Berlusconi così come hanno fatto negli ultimi 25 anni.

L’ultimo, per ora, accorso in soccorso del Cavaliere è Luciano Violante, che ha il pregio della carriera da magistrato e di quella di politico parlamentare nei DS, come si chiamava il partito oggi PD, più l’ulteriore pregio di far parte del comitato dei saggi voluto da Giorgio Napolitano.

Violante, che in quanto membro di tale comitato dovrebbe più saggiamente astenersi da esternazioni di qualunque tipo, ci ha tenuto a dichiarare che Berlusconi può e quindi deve dire la sua non solo nella giunta che deve decidere sulla decadenza da senatore, spiegando perché a suo avviso la legge Severino, già applicata ad altri, non deve essere invece applicata a lui, ma anche rivolgersi alla Corte Costituzionale e pure alla Corte Europea. Un bell’assist per allungare i tempi e il brodo…. Un bel modo per fare svaporare la sentenza della Cassazione. Evidentemente Violante deve essere un po’ cambiato da quando nel 2003 gli scappò detto in Parlamento che Berlusconi nel ’94 ha avuto dalla sinistra precise garanzie che avrebbe potuto tenersi tutte le sue tv.

Tutto ciò dimostra e conferma l’urgenza che ha l’Italia di liberarsi finalmente del grumo Berlusconi. Che con le sue immense ricchezze, enorme potere massmediatico e mania di circondarsi esclusivamente di consenzienti è riuscito non solo a snaturare la destra, rendendola un circo di yesman e yeswoman, e non solo anche a rammollire la stessa sinistra, ma perfino a corrompere il concetto stesso di cosa sia la politica, ridotta sempre più a mercato, cosa siano le istituzioni, usate sempre più come grimaldello a favore dei suoi interessi personali, aziende televisive in testa, cosa sia la giustizia, dipinta sempre più come un cancro ai danni dei cittadini tutti, e cosa sia l’interesse generale, quello cioè dell’intera società italiana, interesse generale ormai confuso con gli interessi della famiglia Berlusconi.

Tant’è che perfino Carlo Rossella, l’ex direttore del settimanale Panorama, di Berlusconi, oggi sistemato alla presidenza di Medusa Film, di Berlusconi, ha dichiarato alla stampa che

“Berlusconi ascolterà i buoni consigli che gli sono arrivati dai figli. Terrà a cuore le sorti della famiglia e dell’azienda”.

Un modo quanto mai sintetico di chiarire una volta per tutte che l’Italia intera, con i suoi 70 milioni di abitanti, è prigioniera degli interessi di una ben precisa famiglia. Mai si è arrivati a un tale punto di degrado. Degrado che oggi è politico, istituzionale, sociale, culturale e giornalistico.

Spero di sbagliare, ma ho la brutta impressione che ormai i casi sono solo due. O dimostriamo di essere una democrazia solida e una società civile matura, capace di difendere i propri interessi, recidendo finalmente il tumore berluscone prima che diventi cancro incurabile e permettendo alla destra, al centro e alla sinistra di riscoprire la politica e se stesse. Oppure lo stato di diritto, la Costituzione e la coesione sociale si riducono ad optional. Vale a dire: la strada verso le dure conseguenze di un altro brutto Ventennio va in discesa e prima di svegliarci e riprendere l’uso della ragione finiremo con un nuovo schianto.