Berlusconi condannato, non i magistrati accaniti, lui accanito contro i giudici

di Pino Nicotri
Pubblicato il 7 Agosto 2013 - 07:53 OLTRE 6 MESI FA
Berlusconi condannato, non i magistrati accaniti, lui accanito contro i giudici

Berlusconi piange: le lacrime del caimano

La trattativa Silvio Berlusconi/presidente della Repubblica Giorgio Napolitano tramite i due Renato, Brunetta e Schifani, è durata l’espace d’un matin o meglio ancora d’un sogno di mezza estate. Debutta perciò il piano di riserva, la trattativa permanente e di lunga durata Berlusconi/governo Letta.

A questo punto è bene essere chiari. E dire alcune cose. Non vogliamo imitare l’avvocato Franco Coppi, l’ennesimo difensore di Berlusconi, che in queste ore per dare addosso al magistrato della Cassazione Antonio Esposito, caduto nella trappola dell’inopportuna intervista al giornale Il Mattino, ripete il motto andreottiano “A pensare male si fa peccato, ma a volte ci si azzecca”. Per “azzeccarci” con Berlusconi non c’è bisogno di pensar male di lui, basta stare ai fatti.

La prima cosa da dire è che questa trattativa, in realtà tra Berlusconi e lo Stato italiano in quanto tale, comincia a somigliare un po’ troppo ad altre famose trattative come quella tra le Brigate Rosse e lo Stato per la liberazione di Aldo Moro e quella tra la mafia e sempre lo Stato per mitigare la detenzione dei capi mafiosi condannati e, tanto per cambiare, condizionare la magistratura.

La direzione strategica del berlusconismo è infatti impegnata in richieste o meglio in pretese che mirano a condizionare lo Stato costringendolo alla resa su punti fondamentali per uno Stato di diritto quali l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e la certezza della pena. Certo, le armi di pressione non sono né i mitra né le bombe, a onta delle bellicose minacce di guerra civile ventilate da Sandro Bondi, il quale peraltro non è il barista sotto casa, bensì il coordinatore del Pdl, il partito di Berlusconi.

Nonostante i pullman ad aria condizionata gentilmente offerti proprio da Bondi, la marcia su Roma via del Plebiscito è stata un fiasco. Ecco perché come arma si è passati a imbracciare il ricatto permanente di non far funzionare come necessario il Governo in attesa del momento migliore, per Berlusconi, per assestargli il colpo di grazia.

E’ vero che in politica il do ut des e a volte anche i ricatti sono la regola, ma qui si è in presenza di pretese indebite. E se uno Stato di diritto comincia a cedere sul terreno dei diritti, pone le premesse del proprio snaturamento e degrado.

La seconda cosa da dire è che questo continuo insistere sulla “persecuzione giudiziaria”, che si accanirebbe sul povero Berlusconi da una ventina d’anni, altro non è se non il tentativo di girare la frittata spacciando le cause per conseguenze. Tutte le iniziative giudiziarie nei confronti di Berlusconi sono nate solo ed esclusivamente da dati di fatto, cioè da notizie di reato. Notizie rivelatesi a volte infondate, tant’è che ne sono seguite le dovute assoluzioni, a volte stoppate come è arcinoto con leggi ad personam, depenalizzazioni e altri “accorgimenti” ad hoc legislativi o azzeccagarbuglieschi in corso d’opera, e a volte concluse con condanne. Non è certo colpa dei magistrati se Berlusconi nella sua vastissima e vulcanica attività imprenditoriale di enorme successo e arricchimento e nella sua ormai longeva e altrettanto vulcanica attività politica è sempre stato di un disinvoltura eccessiva fin dall’inizio: vale a dire, fin dall’iscrizione alla Loggia P2 e alla frequentazione con Bettino Craxi.

Ci sono forse in Italia uomini che hanno costruito grandi fortune e imperi imprenditoriali senza che si sia prima o poi scoperto che hanno a volte bypassato le leggi? Il problema dei record giudiziari di Berlusconi deriva solo dai sui record di iniziative imprenditoriali in vari settori e di iniziative politiche prese, come lui stesso e i suoi fedelissimi sfrontatamente ammettono, per difendere quelle stesse iniziative imprenditoriali.

La terza cosa da dire è che se c’è un accanimento è semmai quello nato oltre 20 anni fa di Berlusconi contro la magistratura. Già prima infatti di “scendere in campo”, cioè di entrare in politica, le tv di Berlusconi ospitavano per esempio le intemperanze degli Sgarbi quotidiani, come si chiamava il programma televisivo, in onda dal ’92 al ’99, del sulfureo incontinente verbale Vittorio Sgarbi, il quale il 14 luglio 1994 in piena Tangentopoli/Mani Pulite arrivò a gridare contro i magistrati l’accusa di essere “assassini”!

Per la precisione, “Assassini che vanno arrestati per associazione a delinquere volta a sovvertire l’ordine democratico”. Concetto ribadito il 26 giugno 1998: “Questi magistrati vanno arrestati e processati. Sono un’associazione per delinquere con libertà di uccidere”.

La virulenza di Sgarbi – come sempre quando si è a servizio e più realisti del re – provocò più danni che vantaggi. Tanto che alla fine il programma venne eliminato. Vedremo ora come andrà con la virulenza della direzione strategica berluscona da Bondi in su e in giù.