Cimitero Teutonico, pista vecchia di anni, Goglia nel 2014: Emanuela Orlandi come S.Agnese

di Pino Nicotri
Pubblicato il 8 Marzo 2019 - 08:54| Aggiornato il 25 Luglio 2019 OLTRE 6 MESI FA

Mistero Orlandi: Emanuela vittima sacrificale e politica di una congregazione di religiosi con sede storica nel cimitero teutonico del Vaticano, dove sarebbe stata quindi sepolta? Ne abbiamo già parlato su Blitz da ben sei anni. Andiamo per ordine.

Il tormentone del cimitero teutonico scoppia in ritardo, ma serve per raccogliere il testimone di altri due tormentoni del mistero Orlandi: quello recente e non molto duraturo della Nunziatura Apostolica di via Po, vissuto solo un paio di mesi, e quello molto più longevo,  nato nel 2005 e vissuto oltre 10 anni, della basilica di S. Apollinare.

Sul cimitero teutonico Pietro Orlandi afferma di essere stato il primo ad avere raccolto, più o meno un anno fa, sussuri e gridolini e una lettera anonima che lo indicavano come sede della sepoltura di Emanuela Orlandi.

Emiliano Fittipaldi giornalista de L’Espresso lo ha già smentito, dimostrando che la lettera anonima, con le conseguenti chiacchiere, ha sicuramente più di 2-3 anni.

Però, la primogenitura spetta a Blitz e per l’esattezza alla penna dell’ex carabiniere Antonio Goglia, che, verso la fine del 2014, ha inviato alla Procura della Repubblica un ben preciso esposto, pubblicato su Blitz,  per proporre e illustrare la pista brasiliana, detta anche pista gesuita.

A suo dire avrebbe inghiottito Emanuela per un doppio motivo: uno sacrificale e l’altro politico. Nell’esposto viene citato proprio il cimitero teutonico, come sede della congregazione religiosa autrice del delitto. Goglia in seguito è stato imitato con una lettera anonima inviata con alcune foto e una ciocca di capelli poco prima della Pasqua del 2013 a una compagna di scuola di Emanuela e a Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella scomparsa un mesetto prima di Emanuela: tale lettera non cita esplicitamente il cimitero teutonico, ma secondo Goglia alcune sue parole e le foto allegate vi ci riconducono chiaramente.

Come se non bastasse, secondo il perito grafologo Sara Cordella (docente di Metodologia e Grafologia Peritale e consulente in processi penali), non si può escludere che la lettera anonima sia stata scritta dal fotografo Marco Fassoni Accetti, del quale ha avuto a disposizione per stilare la perizia due lunghe lettere scritte nel 1984 e 1985..

Sì, proprio lui, il fotografo che il 3 aprile 2013 ha portato in dono a “Chi l’ha visto?” un flauto traverso a suo dire di Emanuela e che si è autoaccusato davanti ai magistrati di essere coautore del rapimento di Emanuela, specificando però che la ragazza era d’accordo e che la scomparsa sarebbe dovuta durare solo qualche giorno.

Insomma, una scomparsa finta. La lettera anonima che avrebbe messo una pulce nell’orecchio di Pietro Orlandi appare quindi quanto meno ispirata a precedenti ben precisi.

 Sia la pista brasiliana che quella gesuitica figurano entrambe su Facebook con una propria pagina: cosa curiosa, nei contenuti ognuna delle due pagine è identica all’altra, cambia solo il rispettivo nome: Pista Brasiliana una, Pista Gesuita l’altra, ma sono la stessa identica cosa.

I fatti.

 Nel giugno 2012 Goglia per indicare la sua pista gesuita/brasiliana invia un suo primo esposto alla Procura di Roma, a base di considerazioni su “codici” e “messaggi” piuttosto alambiccate. L’esposto, citato dal Corriere della Sera il 2 luglio, non parla ancora del cimitero. Ne parlerà invece il 7 novembre di due anni dopo con una lettera – pubblicata su Blitz,  inviata al magistrato Giancarlo Capaldo per insistere sulla pista brasiliana già illustrata con largo anticipo su Blitz il 1° novembre del 2012. La lettera viene intitolata dal suo autore come  “ “LA PISTA BRASILIANA” Indagine intorno al movente e alla natura degli esecutori e dei mandanti dei sequestri di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori condotta in maniera autonoma da Antonio Goglia, Napoli 31/8/1969, residente in San Giorgio a Cremano”

 e come 

 “LETTURA INTELLIGENTE DELLA LETTERA ANONIMA INDIRIZZATA AD UNA COMPAGNA DI CORSO DI EMANUELA ORLANDI E ALLA SIG.RA MARIA ANTONIETTA GREGORI, SORELLA DI MIRELLA GREGORI – RIFERIBILITA’ DELLO SCRITTO ALL’ACCADEMIA CULTORUM MARTYRUM”

 Il succo della pista indicata da Goglia è il seguente:

 “La scomparsa di Emanuela sembra avere un duplice movente. Uno sacrificale sessuale. L’altro politico contro la tortura ed il disinteresse della Chiesa nei confronti dei Frati e religiosi che in tante parti del mondo venivano arrestati e assassinati dalle dittature appoggiate da Woytila”.

 Il movente “sacrificale sessuale” viene ascritto ai riti della congregazione religiosa Accademia Cultorum Martyrum. Che Goglia afferma avere 

 “la sua sede storica presso IL CAMPO SANTO TEUTONICO, precisamente presso la Chiesa di Santa Maria della Pietà in Camposanto dei Teutonici”.

 Emanuela studiava canto corale e flauto traverso, perciò Goglia nella lettera a Capaldo ci tiene a precisare:

“Concludo, richiamando la Sua attenzione sulla prima parte della presente relazione utile, a parere dello scrivente, all’individuazione dei sequestratori delle giovani Emanuela Orlandi e Mirella Gregori e specificandole che dall’esame di alcune relazioni di fine anno dell’Accademia Cultorum Martyrum reperite sulla rivista vaticana “Scienza e Fede” risulta che i Sodales usino tutt’ora circondarsi di cori e di flauti durante alcune festività e cerimonie”.

Poiché della lettera anonima aveva parlato anche “Chi l’ha visto?” nella puntata del 10 aprile 2013, il giorno dopo la pubblicazione su Blitz Goglia decide di pubblicare il tutto sulla propria pagina Facebook, annunciando: 

 “SVELATO IL MISTERO DELLA LETTERA ANONIMA INVIATA A “CHI L’ HA VISTO””. 

Dove per mistero svelato intende sempre la pista gesuita brasiliana, responsabile dell’uccisione di Emanuela per il già detto “duplice movente. Uno sacrificale. L altro politico”. Per poi insistere pubblicando sempre su Facebook il 2 aprile 2016 un approfondimento della sua pista.

Come si vede, la faccenda del cimitero teutonico non è affatto né nuova né recente. Anzi, è un bel  po’ datata.