Coronavirus, la guerra delle bozze tra Fontana e Conte apre la campagna elettorale

di Pino Nicotri
Pubblicato il 9 Marzo 2020 - 10:41| Aggiornato il 31 Marzo 2020 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus, la guerra delle bozze del decreto tra Fontana e Conte apre la campagna elettorale

Coronavirus, la guerra delle bozze tra Fontana e Conte apre la campagna elettorale (Foto d’archivio Ansa)

Partito da Milano alle 21:34 di sabato 7, a Napoli il treno avrebbe dovuto arrivarci alle 9,36 di domenica 8.

Invece è arrivato con ben quattro ore di ritardo e non per un altro deragliamento di treno in quel di Lodi, ma per il nuovo coronavirus esploso tempo fa nella stessa Lodi e accolto a braccia aperte anche a Milano.

Stiamo parlando del treno preso d’assalto ieri sera a Milano da centinaia di meridionali messi in allarme dalle anticipazioni sul decreto del governo che avrebbe chiuso la Lombardia e timorosi quindi di non poter tornare al sud almeno fino al 3 aprile.

Nella fretta di partire molti non hanno neppure fatto il biglietto e hanno così contribuito al ritardo. Per non farsi prendere alla sprovvista il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha emesso al volo un’ordina che stabilisce “l’isolamento domiciliare per chi arriva dalle zone interessate dal decreto”, approvato solo nella notte quando ormai la diffusione delle bozze avevano già seminato il panico dei “terroni” in quel di Milano e dintorni. La quarantena dovrà essere mantenuta per 14 giorni con divieto di “contatti sociali”. L’ordinanza stabilisce che i concessionari dei servizi di trasporto aereo, ferroviario e autostradale sono obbligati ad 

“acquisire e mettere a disposizione delle forze dell’ordine e dell’unità di crisi regionale i nominativi dei viaggiatori relativamente alle tratte provenienti da Milano o dalle province indicate nel decreto del presidente del Consiglio con destinazione aeroporti e le stazioni ferroviarie, anche dell’Alta Velocità del territorio regionale della Campania”.

Meno tempestivo il governatore della Puglia, Michele Emiliano, che prima ha lanciato un appello:

“Scendete da quei treni”. 

E poi ha firmato anche lui l’ordinanza per obbligare

“alla quarantena chi arriva da Lombardia e da province del Nord” a rischio.

Preoccupatissimo anche perché le strutture sanitarie pugliesi sono meno numerose di quelle lombarde, nella sua pagina Facebook Emiliano ha scritto col cuore in mano:

“”Vi parlo come se foste i miei figli, i miei fratelli, i miei nipoti: Fermatevi e tornate indietro. Scendete alla prima stazione ferroviaria, non prendete gli aerei per Bari e per Brindisi, tornate indietro con le auto, lasciate l’autobus alla prossima fermata. Non portate nella vostra Puglia l’epidemia lombarda, veneta ed emiliana scappando per prevenire l’entrata in vigore del decreto legge del governo. State portando nei polmoni dei vostri fratelli e sorelle, dei vostri nonni, zii, cugini, genitori il virus che ha piegato il sistema sanitario del nord Italia”.

Ma chi ha messo in giorno con ore di anticipo sulla firma le bozze del decreto che hanno scatenato la bagarre del “si salvi chi può!” di ieri sera alla stazione centrale di Milano? Con contorno, si badi bene, di nugoli di auto in fuga sull’autostrada del Sole dirette a sud. In piccolo, roba da “Tutti a casa!” dello storico 8 settembre 1943, quando tutti si illusero che con l’armistizio firmato dal maresciallo Pietro Badoglio la guerra era finita e i soldati allo sbando se ne tornarono in massa a casa.I cattivi puntano il dito verso il Pirellone, sede della Regione Lombardia, se non altro perché l’autorevole emittente statunitense CNN nel suo sito avverte che sta verificando una notizia “spedita alla CNN dall’ufficio stampa dell’autorià regionale Lombarda”.

I meno cattivi fanno notare che i siti del Corriere della Sera e di altri giornali avevano già dato la notizia per giunta allegando il PDF delle bozze, però a differenza della CNN evitando di dire da chi le avevano avute. Però additavano a bassa voce una collega del Corriere che la bozza l’avrebbe avuta da palazzo Chigi. 

A tentare di gettare acqua sul fuoco è stata inviata una mail al presidente
della Regione Lombardia Attilio Fontana da Jonathan Hawkins, vice presidente della
Comunicazione CNN International: 

“La CNN ha applicato i suoi rigorosi standard editoriali per verificare informazioni che erano già di pubblico dominio, sia sui siti italiani (tra cui il Corriere della Sera e La Repubblica) che sui media internazionali (tra cui Reuters e il New York Times). L’articolo online della CNN è stato pubblicato alle 1:28 della mattina seguente. Comprendiamo appieno la preoccupazione dei governi regionali e nazionali riguardo alla necessità che le informazioni in circolazione siano accurate. A tal fine, i nostri corrispondenti hanno prestato molta attenzione a verificare che la bozza del documento che circolava su altri media fosse autentico e di questo hanno chiesto conferma a Regione Lombardia e altri contatti. Spero che questa
mia nota possa chiarire ogni equivoco”.

Speranza vana, perché se Hawkins nella mail tenta di lasciare aperta la porta a chi vuol credere che la CNN s’è rivolta alla Regione solo dopo avere visto il testo del PDF nei siti degli altri giornali, la porta in realtà resta chiusa perché il comunicato nella web pagina della CNN che dava conto delle sue verifiche in corso ha messo nero su bianco che il PDF è arrivato dall’ufficio stampa della Regione.
E così i cattivi hanno buon gioco nel sospettare che la manina della Regione abbia voluto far circolare le bozze per creare appositamente il panico, come in effetti è stato creato, onde poi addossarlo a Conte. E spenderselo pro Lega politicamente. O meglio, elettoralmente…..

Ma non è stato certo il premier Conte né qualche ministro del suo governo a lanciare la molto imprudente campagna “Milano non si ferma”, a base anche di aperitivi gratis in piazza Duomo e inviti a fare la vita normale di tutti i giorni, dall’andare al lavoro a intasare le vie del centro e dello shopping fino a riaprire il Duomo.

Milano avrebbe dovuto invece fermarsi e restare ferma fino a nuove disposizioni, evitando così di aggravare la situazione che ha portato alle nuove e – almeno nelle intenzioni – più drastiche misure varate dal governo purtroppo l’8 marzo Festa della Donna. Una Festa più triste e preoccupata che festaiola.

Nella sua pagina Facebook anche il sottosegretario all’Interno Vito Crimi punta il dito verso i presidenti di Regione, al plurale. Ma è un fatto che il panico è stato creato nella sola Lombardia, al singolare, dove qualcuno s’è inventata “la chiusura totale” regione. La stessa Lombardia il cui ufficio stampa ha passato le bozze alla CNN, ma non ha senso pensare che le abbia passate alla sola CNN. 
Ecco cosa ha scritto Crimi:

 “IL NUOVO DECRETO CORONAVIRUS E LE FAKE NEWS SULLA “CHIUSURA DELLA LOMBARDIA”
Premessa: se non è strettamente necessario evitate di spostarvi, evitate di andare in giro se non per motivi indifferibili, evitate di frequentare luoghi ove possono esserci assembramenti, lavatevi spesso le mani, e USATE LE MASCHERINE!
Ieri i cittadini lombardi (e non solo) hanno vissuto una giornata surreale, travolti e terrorizzati da una valanga di titoli apocalittici che annunciavano una presunta “chiusura della Lombardia”.

Questa disinformazione di massa ha generato un panico incontrollato, tale da spingere qualcuno a correre in stazione e “scappare” con il primo treno disponibile, per paura di non poter più uscire dalla regione, aumentando ancora di più i rischi di diffusione del contagio.
Ma cosa è successo davvero? Per capirlo, è necessario mettere in fila i fatti.
Per ridurre la diffusione del Coronavirus, nel pomeriggio di ieri il Governo ha lavorato ad un nuovo DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri), così da rinnovare alcune misure e rafforzarne altre.
Alle ore 19, la versione preparatoria (bozza) del decreto è stata inviata ai presidenti di regione. È la procedura: i governatori devono essere sentiti prima dell’emanazione del decreto.
Poco dopo, la bozza viene diffusa su vari mezzi di informazione. Un fatto grave e inaccettabile.
Nella bozza di decreto, così come nel testo definitivo, però non si parla di “chiusura della Lombardia”. Non c’è alcun “divieto” ad entrare o uscire dalla regione.

C’è una frase il cui significato appare del tutto evidente “evitare in modo assoluto ogni spostamento in entrata e in uscita” nonché “all’interno dei medesimi territori”. Ma questo non è un divieto: è un suggerimento, un’indicazione, un avvertimento forte e deciso che ben rappresenta la gravità della situazione, e dunque da intendersi come un accorato appello ai cittadini affinché evitino assolutamente spostamenti non necessari. Infatti in altre parti del decreto, ove si fa divieto di svolgere determinate attività, lo si esplicita in modo chiaro e tale da non lasciare dubbi sul significato delle parole “è fatto divieto”
Eppure, dall’istante in cui la bozza viene diffusa, su tutte le televisioni, i telegiornali, i siti in rete, e poi a seguire sui social network e nelle chat dei telefoni, si diffonde la notizia della “chiusura totale in ingresso e in uscita dalla Lombardia”.
A quel punto è il panico. Qualcuno immagina l’esercito schierato ai confini. La gente impaurita si riversa nelle stazioni, sale in macchina o su altri mezzi e scappa via. Chi invece è fuori dalla Lombardia per una vacanza o per altre ragioni, corre indietro sperando di riuscire ad entrare nei confini lombardi prima di mezzanotte. Ma è tutto inutile, Perché non c’è mai stata alcuna “chiusura della Lombardia”, né nella bozza di decreto diffusa improvvidamente, né nel testo definitivo.
Un decreto che di fatto impone tante ulteriori necessarie restrizioni, ma sicuramente non chiude i confini della Lombardia in entrata e uscita.
Ora, di chi è la responsabilità per aver causato tutto questo panico? Può esserlo di una bozza di decreto diffusa anticipatamente, o di una “fuga di notizie”? Sicuramente inaccettabile che una bozza venga diffusa prima di essere approvata, ma parte della responsabilità va trovata anche altrove, in un’interpretazione errata, totalmente errata e fuorviante.

Chi avrebbe dovuto commentarla con senno l’ha fatto inventando una vera e propria fake news: la “chiusura della Lombardia” è un falso epocale. Assente nel testo, è inspiegabilmente comparsa ovunque. Non ci saranno, e non ci potrebbero essere, posti di blocco ai confini della Lombardia e delle altre provincie interessate, per impedire gli spostamenti delle persone, ma solo una forte attività di dissuasione al fieni evitare gli spostamenti non necessari.

E’ stato possibile farlo solo in zone molto limitate, quelle dei primi casi di contagio, i cluster cosiddetti “zona rossa”.
Il mio pensiero, oggi, non va soltanto a chi è stato contagiato dal Coronavirus, a chi sta combattendo contro questo male, a chi sta lavorando senza sosta con impegno e dedizione per far fronte all’emergenza. Va anche agli oltre 10 milioni di cittadini che vivono in Lombardia e alle loro famiglie, amici e conoscenti, che nell’arco di poche ore si sono visti terrorizzare dagli effetti della disinformazione. Purtroppo non è neanche la prima volta che accade.
È un momento difficile, per tutti. Stiamo dando il massimo, ad ogni livello. Governo e istituzioni lavorano giorno e notte per aiutare i cittadini, per sostenere imprese, lavoratori, famiglie. Dobbiamo essere uniti, comprensivi e collaborativi. Soltanto così riusciremo ad uscire da questa emergenza. 
Soprattuto per chi ha ruoli istituzionali, tra i quali considero anche quello dell’informazione, serve responsabilità e senso del dovere.
E se potete evitare di spostarvi, di andare in giro, evitatelo… anche questo oggi è un atto di patriottismo!”