Di Maio e la logica punitiva e vendicativa contro Autostrade

di Pino Nicotri
Pubblicato il 19 Agosto 2018 - 10:37 OLTRE 6 MESI FA
Luigi Di Maio M5s

Luigi Di Maio (foto Ansa)

ROMA – La logica punitiva, vendicativa, demagogica, ottusa e improduttiva del vice premier Di Maio risalta splendidamente dal suo insistere nel voler ritirare la concessione ad Autostrade Per L’Italia come fulminea rappresaglia [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] per la tragedia del crollo del ponte Morandi di Genova.

Tralasciamo per ora alcuni aspetti, comunque importanti, che vedremo più avanti, e limitiamoci alla seguente considerazione: in Italia le morti sul lavoro continuano a registrare più di una vittima al giorno  e percentualmente superano la media europea, ma a Di Maio e ai suoi fans non è mai venuto in mente di ritirare la licenza a industrie, aziende e cantieri dove si muore, e sì che specie nei cantieri si muore troppo spesso per il mancato rispetto delle misure di sicurezza.

Alle cosiddette “morti bianche”, in realtà nere quanto le altre e a volte anche di più, bisogna poi aggiungere le vittime per l’inquinamento provocato da non poche industrie nel circondario sotto forma di maggiore diffusione dei tumori. Ma Di Maio non grida certo di voler “ritirare la concessione”, cioè di chiudere le fabbriche e aziende fonti dell’inquinamento. Può parere un paragone forzato, ma è comunque utile farlo: voler essere pignoli, in Italia il fumo di sigarette e affini uccide 83 mila persone l’anno e altre migliaia ne ammazza il fumo passivo, visto che nel mondo uccide ogni anno almeno 600 mila persone.

Il tutto con enorme danno sociale, oltre che economico per il bilancio dello Stato a causa delle spese sanitarie e ospedaliere. Eppure Di Maio non si sogna neppure da lontano di “togliere la concessione” a produttori e venditori, tabacchini compresi. L’ottusità e l’improduttività della politica di Di Maio – un 31enne senza arte né parte, qualcuno forse direbbe “uno sfaccendato”, colpito da improvvisa fortuna elettorale e che come vice premier ha dichiarato di tutto e il suo contrario su vari argomenti – è infine messa in risalto dal voler punire comunque Autostrade nonostante questa società abbia dichiarato di mettere sul tavolo mezzo miliardo di euro subito, per gli interventi più urgenti nella rete autostradale di sua competenza, e il rifacimento in acciaio del ponte di Genova, per giunta in soli otto mesi.

Spesa e realizzazione che il governo, a parte le chiacchiere, col cavolo potrebbe fare con i quattrini delle casse pubbliche. Tanto più che per togliersi la soddisfazione di ritirare la concessione ad Autostrade e riscuotere il plauso (anche e soprattutto elettorale) di chi grida vendetta c’è da pagare come penale una cifra iperbolica: 20 miliardi di euro! Di Maio però in piena vena demagogica ha dichiarato gongolante che di risarcimento “non pagheremo neppure un euro”.

Cosa che si può fare solo o calpestando le leggi, il che sarebbe un notevole danno supplementare e un pessimo precedente, o vincendo in tribunale una causa che dichiari Autostrade colpevole di reati. In Italia le cause civili hanno sempre tempi biblici. E, se davvero si andrà in tribunale, questa avrà tempi addirittura escatologici.

Insomma, a chiacchiere stiamo tutti bene.

A governo e a fatti stiamo invece forse un po’ meno bene…