Emanuela Orlandi, la serie di Netflix sulla graticola di Pino Nicotri: dopo 40 anni amica improvvisamente ricorda

Emanuela Orlandi, la serie di Netflix sulla graticola di Pino Nicotri: dopo 40 anni una amica improvvisamente ricorda e lancia la pista delle molestie sessuali

di Pino Nicotri
Pubblicato il 6 Novembre 2022 - 23:00| Aggiornato il 7 Novembre 2022 OLTRE 6 MESI FA
Emanuela Orlandi, la serie di Netflix sulla graticola di Pino Nicotri: dopo 40 anni amica improvvisamente ricorda

Emanuela Orlandi, la serie di Netflix sulla graticola di Pino Nicotri: dopo 40 anni amica improvvisamente ricorda

Emanuela Orlandi, 39 anni dopo, una serie di Netflix rilancia il mistero.
 
“Buongiorno, Nicotri, come va?”
 
Buongiorno, eminenza, che sorpresa! Qual buon vento?
 
“Il solito vento orlandiano. Ha visto la serie di quattro episodi di Netflix intitolata non molto elegantemente Vatican girl? Ha fatto un botto mondiale”.
 
Sì, l’ho vista, non tutta perché per ogni puntata ricevevo una grandinata di segnalazioni e commenti anche in tempo reale da parte di amici vari e membri del mio gruppo Facebook Vogliamo la verità su Emanuela Orlandi. Mi hanno tenuto al corrente in continuazione di ogni particolare del contenuto delle puntate. 
 
“Direi un ottimo spettacolo, che tanto per cambiare però con giornalismo e l’informazione ha poco o nulla a che vedere: è d’accordo?”.

Guardi, per carità di patria preferisco non rispondere. 

“Be’, comunque avrà allora notato di sicuro che Pietro Orlandi con 40 anni di ritardo, 20 rispetto a lei, ora ha imboccato con la grancassa la pista sessuale. L’unica che lei ha preso in considerazione fin dall’inizio, più di 20 anni fa. Prima la lunga stagione del rapimento politico, che voleva Emanuela Orlandi rapita per essere scambiata con Alì Agca, in carcere per avere sparato a papa Wojtyla nell’81.
 
Pista crollata miseramente quando nel 2000 Agca, che lei gustosamente chiama Agca-cha-cha-cha per le innumerevoli versioni e fandonie sparse a mezzo stampa, è stato estradato in Turchia senza che la Orlandi sia ricomparsa.
Oh, scusi, mi chiamano all’altro telefono. La richiamo o resti in linea, come preferisce”

Prego, faccia pure. Resto in linea, non c’è problema, faccia con comodo.

“Rieccomi qua. Poi la lunghissima stagione del rapimento malavitoso, per mano della Banda della Magliana e del suo asserito boss Enrico De Pedis, che voleva la ragazza rapita per farsi restituire dal Papa i presunti miliardi di lire prestatigli per foraggiare l’anticomunismo nella sua natia Polonia. Pista nata da una telefonata anonima a “Chi l’ha visto?” che la magistratura ha appurato non essere partita dall’esterno della Rai… Un ricco boccone si direbbe confezionato nella cucina di casa”.

E ora la pista sessuale per Emanuela.

“In attesa della pista dei marziani….”. 
 
Si potrebbe dire Aspettando Godot, di Samuel Becket, titolo originale En attendant Godot. 
 
“Pista sessuale basata sul racconto tardivo, molto tardivo, di una amica della Orlandi scovata dal suo collega Tommaso Nelli, che ne ha riportato le parole su un suo libro di ben sei anni fa, mi pare si chiamasse Atto di dolore”. 
 
Esatto.
 
“In buona sostanza questa nuova testimone, se così si può chiamare dopo tutte le suggestioni “giornalistiche” alle quale è stata certamente sottoposta anche lei per decenni, sostiene di avere saputo dalla Orlandi che mentre passeggiava nei giardini vaticani è stata molestata da un religioso “molto vicino al Papa”. Religioso che stando alla parole di Pietro Orlandi non si capisce bene se fosse un semplice prete o un cardinale, ma che comunque ha allungato un po’ troppo le mani e “ci ha provato”. Nei giardini vaticani. Giusto?”.

Direi di sì.

“Be’, come prima cosa osserverei che molto scorrettamente Nelli, l’autore del nuovo ritrovamento, nell’intera serie di Netflix non è neppure nominato. In pratica, derubato della notizia”.
 
Non mi faccia parlare…
 
“Così come non si fa cenno del fatto che lei, Nicotri, la pista sessuale l’ha sposata già 20 anni fa. E le è rimasto sempre fedele”

Ripeto: non mi faccia parlare. E come seconda cosa cosa osserverebbe?

“Ammettiamo che questo prete o cardinale abbia tentato di abusare della Orlandi. E che sconvolta ne abbia parlato a una sua amica. I documenti giudiziari dicono che Emanuela è scomparsa – il 22 giugno 1983 – mentre con un gruppo di studenti, coi quali era uscita alle 19 dal conservatorio musicale Da Victoria di piazza S.Apollinare, camminava su corso del Rinascimento. La via dove si trova anche il Senato della Repubblica italiana e che costeggia piazza Navona. Giusto?”
 
Giusto.
 
“Bene. E’ evidente che mai e poi mai la ragazza sarebbe salita, in corso del Rinascoento o altrove, sull’auto di chi aveva tentato di abusare di lei. Né avrebbe mai accettato di seguirlo a piedi. Il prete o cardinale avrebbe quindi dovuto mandare a mo’ di don Rodrigo dei Promessi sposi qualcun altro, i suoi “bravi”, a “prendere” la sua preda.
Col rischio molto concreto di essere poi ricattato dai suo bravi. Per evitare i ricatti avrebbe dovuto accoppare anche loro. Tramite altri bravi. E via di seguito… Una strage infinita. E poi comunque questo prete o cardinale doveva essere un deficiente totale”.
 
Perché?
 
“Perché è ovvio che se avesse fatto scomparire lui Emanuela sarebbe stato il primo indiziato. Era ovvio che Emanuela del suo “averci provato” ne avrebbe parlato con qualcuno, in famiglia e/o con amiche. Come in effetti è avvenuto con l’amica rintracciata da Nelli”.

Ammesso che sia avvenuto con l’amica di Emanuela trovata da Nelli, è un fatto che però questa amica è rimasta zitta per ben 34 anni. L’eventuale don Rodrigo in abito talare non ha quindi corso nessun rischio.

“Sì, ma non poteva certo saperlo in anticipo. Lei, Nicotri, le ipotesi le fa sempre tutte, caso raro anzi unico, ma la logica vuole che l’eventuale don Rodrigo in abito talare non poteva certo essere sicuro che la Orlandi di una cosa grave come quella dell’”averci provato” non ne avrebbe parlato con nessuno, né in famiglia né fuori. Tanto meno poteva immaginare che sarebbe rimasto sempre zitto chi Emanuela avesse messo al corrente del fattaccio”.
 
In effetti: fantascienza.  
 
“Ma procediamo, coi piedi per terra e non nella fantascienza. La serie di quattro puntate avrebbe potuto essere arricchita da altre due. Una dedicata a quanto le ha detto l’avvocato degli Orlandi, Gennaro Egidio, già malato di cancro, un paio d’anni prima di morire. E cioè che gli risultava che la scomparsa della “vatican girl” non fosse un rapimento, bensì una delle solite e purtroppo frequenti scomparse di minorenni, dovute sempre a prepotenza a scopo sessuale o a vendette contro le loro famiglie. Egidio ha anche voluto specificare che la giovanissima Orlandi non è vero fosse tutta casa, chiesa e studio, come la dipinge insensatamente da sempre Pietro, ma di libertà ne aveva non poca”.

Esatto. E l’altra puntata?

“L’altra puntata dovrebbe essere centrata su quale fosse il lavoro di Pietro Orlandi alla banca vaticana IOR. Lei, Nicotri, ha pubblicato il brogliaccio di due intercettazioni telefoniche sulla linea di don Saverio Salerno, vescovo con incarichi di prestigio anche nelle finanze vaticane. Intercettazioni nelle quali si sente dire da don Salerno che Pietro Orlandi allo IOR si occupava di “soldi sporchi””.
 
Beh, eminenza, non mi dica che lei è convinto che il Vaticano e lo IOR collaborerebbero….
 
“Non ho detto questo. Però da un punto di vista giornalistico e per completezza della serie Netflix avrebbe dovuto comunque trattare il tema. Il problema è che sia sull’avvocato Egidio sia sulla strana faccenda dei “soldi sporchi” avrebbero dovuto parlare con lei, far figurare anche lei nella serie come hanno ampiamente fatto figurare i suoi colleghi Emiliano Fittipaldi e Fabrizio Peronaci per argomenti a suo tempo trattati da loro.
 
Argomenti molto meno importanti di quelli trattati da lei. Ma lei, Nicotri, sa meglio di me che Pietro Orlandi pone sempre la condizione “o me o Nicotri” in tutte le comparse e interviste televisive e non. Per non parlare degli insulti che le ha riservato nella puntata di Dark Side Storia Segreta d’Italia un mese fa”.
 
Sì, è vero, mi risulta. E a proposito di Fittipaldi lei sa bene che “carte segrete vaticane” sono state offerte anche a me, forse anche proprio quelle date a Fittipaldi e da lui prese sul serio. Leggendole ho capito che era molto probabilmente lo stesso filone truffaldino londinese – tre milioni di euro per andare a prendere Emanuela Orlandi chiusa in una clinica psichiatrica a Londra – che tentò di rifilarmi tramite il suo avvocato e mio amico Sergio Spazzali lo 007 fasullo Luigi Gastrini. In seguito condannato appunto perché si spacciava per ex agente segreto. E in un’altra occasione fu lei che mi fece notare le affermazioni fasulle contenute in altre carte.
 
Peccato, perché Fittipaldi una sua notevole credibilità anche in fatto di malefatte vaticane ce l’ha. Se l’è conquistata, mi scusi, con Lussuria, il libro che parla degli abusi sessuali nella Chiesa e del silenzio protettivo delle gerarchie vaticane”. 
 
Silenzio che l’attuale Papa Francesco ha deciso di rompere. 
 
“Vedo che l’onorevole Carlo Calenda è rimasto molto impressionato dalla serie di Netflix e in particolare dalle carte date a Fittipaldi. Tanto che nella sua pagina Facebook ha sparato a palle incatenate contro il Vaticano e ha annunciato che chiederà al ministero degli Esteri di intervenire. Per chiederci ragione anche del contenuto di quelle carte, anonime e chiaramente fasulle. Chissa perché Fittipaldi non ha fatto fare prudentemente una perizia per appurare se quelle carte sono recenti o degli anni ’80. Strano che il suo collega non sappia che a suo tempo, proprio nel 1983 della scomparsa della Orlandi, il settimanale tedesco Stern annunciò al mondo uno scoop clamoroso: aveva i ben 60 volumi dei diari segreti di Hitler”. 
 
Che però una perizia smascherò come totalmente falsi, scritti molti anni dopo il suicidio di Hitler. 
 
“Esatto. Fittipaldi come novello Gerd Heidemnn? Cioè come il giornalista che per quei diari aveva sborsato quasi 10 milioni di marchi tedeschi dell’epoca. Più o meno 5 milioni di euro di oggi. Per fortuna a Fittipaldi quelle carte gliele hanno date gratis”.
 
Guardi che Calenda su Facebook dopo la sparata contro il Vaticano sulla Orlandi ha subito pubblicato una serie di altri post su tutt’altri argomenti. Capace che poi neppure si ricorderà di spingere il nostro ministero degli Esteri a interventire. E in ogni caso è sicuro che Lorenzo Fontana, il cattolicissimo presidente della Camera, si metterà di traverso. Tutto déjà vu. C’è stato addirittura un senatore del M5S che voleva un’apposita commissione parlamentare, salvo poi dimenticarsene.
 
“Ah già la promessa fatta il 13 agosto 2017 del senatore Vincenzo Santangelo che se fosse stato rieletto avrebbe fatto istituire un’apposita commissione d’inchiesta parlamentare sul mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi. Santangelo è stato rieletto, nel collegio di Trapani”.
 
Ed è anche diventato sottosegretario del ministero dei Rapporti con il Parlamento e della Democrazia Diretta, che a parte le chiacchiere roboanti nessuno ha mai saputo cosa fosse.
 
“Ma sulla commissione d’inchiesta ha preferito far calare il silenzio. Non ha voluto più parlarne. Mistero nel mistero”.