Emanuela Orlandi-Mirella Gregori: mistero dei capelli alla compagna di scuola

di Pino Nicotri
Pubblicato il 6 Dicembre 2013 - 13:02| Aggiornato il 10 Dicembre 2013 OLTRE 6 MESI FA

Emanuela Orlandi-Mirella Gregori: il mistero dei capelli invitati alla scuola ROMA – I capelli non sono né di Emanuela Orlandi né di Mirella Gregori. Cioè di nessuna delle due ragazze sparite in mesi diversi del 1983 e in circostanze mai chiarite. Il mistero Orlandi quindi continua.

La relazione della polizia scientifica e del perito nominato dai magistrati non è stata ancora inviata ai magistrati, ma è pronta e parla chiaro: iniziato lo scorso 7 agosto, il confronto dei DNA degli Orlandi e dei Gregori con quello dei capelli contenuti nella strampalata lettera inviata da qualche mattacchione a una ex compagna di scuola di musica di Emanuela e a Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella, ha dimostrato che i capelli allegati alla missiva nulla hanno a che spartire con gli Orlandi e con i Gregori. Non sono quindi né di Emanuela né di Mirella, come del resto era prevedibile.

Un dato di fatto, questa estraneità, che va ad aggiungersi all’altro dato di fatto della non appartenenza a Emanuela del flauto fatto ritrovare con gran clamore a “Chi l’ha visto?” lo scorso 3 aprile dal fotografo romano Marco Fassoni Accetti, che a fine marzo era andato dai magistrati per autoaccusarsi di essere l’organizzatore della scomparsa di entrambe le ragazze fornendo come prova delle sue “rivelazioni” lo strumento musicale che a suo dire era proprio quello di Emanuela. Peccato che gli esami dei DNA abbiano dimostrato che si tratta solo di un vecchio flauto.

A questo punto e a rigor di logica dovrebbe terminare anche il nuovo ciclo di indagini sul mistero Orlandi, nuovo ciclo iniziato con Fassoni Accetti dopo il crollo della pista Banda della Magliana/De Pedis lanciata pure quella con fragore da “Chi l’ha visto?” nel settembre 2005. Ma chissà cosa si inventeranno coloro che è ormai chiaro che per un qualche motivo non vogliono assolutamente che le indagini vengano concluse come appare inevitabile. Vale a dire, con un’archiviazione. A meno che la procura della Repubblica scarichi la patata, bollente solo per “Chi l’ha visto?” e per le pagine romane del Corriere della Sera, sul giudice delle indagini preliminari chiedendo di processare Fassoni Accetti per concorso nelle due sparizioni. Oggi le probabilità di una tale conclusione sono al 50%, alla pari con la possibilità che Fassoni Accetti venga invece accusato di ntralcio alla giustizia,

In caso di rinvio al giudice per le indagini preliminari Non si vede però quale possa essere il reato, non ultra scaduto, visto che il fotografo ha prudentemente specificato che per esempio Emanuela era d’accordo nel prestarsi alla sceneggiata. Affermazione peraltro insostenibile se non ridicola, ma comunque fatta da Fassoni Accetti. Potrebbe trattarsi di circonvenzione di incapace, delitto previsto e punito dall’art. 643 del codice penale italiano e consistente “nell’abusare dei bisogni, passioni o dell’inesperienza di persona minore o in stato d’infermità o deficienza psichica, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto”.

Deve inoltre esserci la circostanza “per cui la condotta dell’incapace deve consistere in un atto dannoso per sé o per altri”. Il reato è punito con la reclusione da due a sei anni e con una multa da 206 euro a 2065 euro. A parte il fatto che si tratterebbe di un reato commesso 30 anni fa e perciò più che prescritto, è difficile dimostrare quale sia stato il “profitto” realizzato da Fassoni Accetti e quale sia stato l'”atto dannoso per sé o per altri” compiuto da Emanuela e da Mirella. Quest’ultima, sempre secondo le strabilianti “rivelazioni” di Fassoni Accetti, avrebbe addirittura incontrato la madre a Roma qualche anno dopo la scomparsa….

Le due lettere fatte analizzare dalla Procura contenevano entrambe una bustina di plastica con dei capelli, un po’ di materiale che sembra terriccio e un pezzo di merletto, ritagli di giornale in tedesco e pezzi di pellicola fotografica. Il tutto accompagnato da un foglio con un messaggio scritto a mano in caratteri stilizzati:

“NON CANTINO LE DUE BELLE MORE PER NON APPARIRE COME LA BARONESSA E COME IL VENTUNO DI GENNAIO MARTIRIO DI S. AGNESE CON BIONDI CAPELLI NELLA VIGNA DEL SIGNORE”