Emanuela Orlandi. Pm: Inchiesta da archiviare. Gip deciderà

di Pino Nicotri
Pubblicato il 5 Maggio 2015 - 13:21| Aggiornato il 21 Ottobre 2015 OLTRE 6 MESI FA
Emanuela Orlandi. Pm: "Inchiesta da archiviare". Per Fassoni Accetti calunnia e autocalunnia

Emanuela Orlandi. Pm: “Inchiesta da archiviare”. Per  Accetti calunnia e autocalunnia (foto LaPresse)

ROMA – Verso la chiusura l’indagine sul mistero di Emanuela Orlandi, la cui scomparsa, il 22 giugno del 1983, ha generato una interminabile inchiesta giudiziaria e giornalistica, piena di svolte, annunci e colpi di scena. La procura della Repubblica di Roma ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta, l’ultima di una lunga serie, che univa alla sparizione di Emanuela Orlandi quella di Mirella Gregori (7 maggio 1983).

Per i cinque iscritti al registro degli indagati la Procura ha chiesto il proscioglimento da ogni accusa mentre rimane impigliato nella rete della giustizia Marco Fassoni Accetti, il supertestimone si Chi l’ha visto? Ha portato in tv un flauto, o piffero, che secondo lui era quello che Emanuela Orlandi suonò anche il giorno della scomparsa, accusandosi di avere partecipato al sequestro delle due ragazze, ma solo per finta. In questo filone d’inchiesta erano indagati in cinque, per sequestro di persona e per omicidio.

Evapora l’ombra della Banda della Magliana, che la fantasia di alcuni super testimoni cui la trasmissione Chi l’ha visto? aveva prestato vetrina e la facilità di adesione di Walter Veltroni aveva dato sostegno politico costringendo tra l’altro la magistratura a aprire l’ossario di una chiesa e spostare la sepoltura di un morto che della banda non aveva fatto parte.

Contestualmente alla richiesta di archiviazione dei procedimenti sulle scomparse di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, informa l’agenzia Ansa, la procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati il nome di un testimone, Marco Accetti, per i reati di calunnia e di autocalunnia.

E’ confermato quanto scritto su Blitz il 22 aprile: dopo ben 32 anni, cala il sipario sul mistero Orlandi: che, come avevamo anticipato più volte, resta senza soluzione assieme al mistero ruota di scorta della scomparsa della giovanissima Mirella Gregori. Il procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, ha infatti dovuto prendere atto che ha racimolato solo un pugno di mosche e tante chiacchiere anche l’inchiesta giudiziaria nata nel 2008 con le “rivelazioni” della ex tossicomane ed escort Sabrina Minardi e accompagnata negli ultimi due anni dalle “rivelazioni” del fotografo romano Marco Fassoni Accetti. Che ora per il fiume delle sue narrazioni auto accusatorie si avvia a essere spedito davanti ai giudici per il reato di calunnia quanto meno contro se stesso. A ore o al massimo domani il comunicato della Procura.

Nel 1997 c’era già stata un’altra archiviazione decisa dall’allora giudice istruttore Adele Rando, che pure dovette prendere atto che l’inchiesta dopo 14 anni di indagini aveva accumulato molto fumo, ma neanche un po’ di arrosto.

Pignatone in persona ha chiesto l’archiviazione. E siccome il capo della Procura è lui la sua richiesta equivale a una decisione. Decisione concorde con le richieste e le convinzioni del sostituto procuratore Simona Maisto e della sua collega dell’antimafia Roberta Calò. Ma parzialmente in contrasto con quanto avrebbe invece preferito il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo. Questi avrebbe infatto preferito poter approfondire meglio la figura di Marco Fassoni Accetti, che auto accusatosi del “rapimento concordato” con le due ragazze e realizzato per conto di una “fazione vaticana in lotta contro un’altra fazione” non ha mai fornito nessun nome di suoi complici, ma che si sarebbe dimostrato a conoscenza di particolari, a dir vero di poco conto, noti solo ai magistrati. Ma a Roma è difficile che un segreto possa davvero restare tale: un magistrao può essere muto quanto vuole, ma come è noto c’è sempre qualcuno tra i vari preposti alle investigazioni che per i più disparati motivi non sa tenere la bocca totalmente chiusa, specie con i giornalisti. Come è successo tra l’altro con Sabrina Minardi, arrivata a spacciarsi per “amante decennale del boss Enrico De Pedis”.

Escono così definitivamente di scena sia don Piero Vergari, il rettore della basilica di S. Apollinare trattato a pedate da vari mass media – ma NON dai magistrati – per avere permesso nella basilica la sepoltura di Enrico De Pedis, preteso boss della cosiddetta banda della Magliana per quanto sempre assolto anche dalla semplice accusa di averne anche solo fatto parte come gregario. E con don Vergari escono di scena tutti i vari nomi che “supertestimoni” e sicofanti vari hanno voluto inchiodare come membri o come altri boss della stessa banda maglianese dai soprannomi e nomignoli quali i vari “Cilletto”, “Giggetto”, al secolo Angelo Cassani, Libero Angelico, Gianfranco Cerboni, ecc. Uscito di scena anche Sergio Virtù, che la Minardi nelle sua “rivelazioni” aveva promosso ad “autista di De Pedis”, pur non avendo mai De Pedis – che ora può finalmente riposare in pace – avuto un autista nell’intera sua vita. Ovvio che il Procuratore riservi qualche sospettino a carico della Magliana e dintorni, se non altro per evitare di sentirsi appioppare l’accusa di “avvocato difensore di De Pedis e della banda della Magliana”.

E può finalmente non essere più soggetta a insulti e sospetti indebiti la sua vedova Carla De Pedis, la cui salute non è stata certo fortificata dalle ondate di accuse di certi mass media a partire da quando nel settembre 2005 il programma televisivo “Chi l’ha visto?” sulla base – incredibile ma vero – di una telefonata anonima, per giunta abborracciata, ha iniziato la sua lunga campagna contro la tomba di De Pedis in S. Apollinare e a favore delle accuse, le più fantasiose e inattendibili, che volevano “il boss della Magliana” autore del “rapimento” della Orlandi. E’ stata l’insistenza mediatica di “Chi l’ha visto?” a innescare l’entrata in scena della “supertestimone” Minardi.
Sotto questo profilo, non è escluso che debba rispondere di calunnia anche Antonio Mancini, pluriassassino scarcerato innanzi tempo e diventato anche lui un “supertestimone” di “Chi l’ha visto?”, ma non certo per i magistrati. Mancini infatti era già stato bollato come inattendibile da più di una sentenza.

Soddisfatti gli avvocati Maurilio Prioreschi e Lorenzo Radogna, legali delle vedova Carla De Pedis e poi anche di don Vergari:

“Per rispetto verso i magistrati, preferiamo aspettare le motivazioni della Procura prima di dire la nostra. Per ora possiamo solo dire che è’ stata dura, a volte molto dura assistere a tanto scempio da parte di “supertestimoni” uno più falso dell’altro e di mass media troppo disinvolti, ma finalmente le ondate di fango sono state arrestate e respinte. Ora speriamo che certi personaggi fissati tornino alla realtà. In particolare, speriamo di non sentir più parlare delle “rivelazioni” di Alì Agca, delle quali abbiamo perso il conto”.

Contento anche don Vergari:
“Come lei sa bene, perché è l’unico giornalista con cui parlo, non mi sono mai preoccupato per queste accuse balzane e certo non cristiane contro di me e non solo. L’inchiesta non poteva che concludersi così, a meno di un impazzimento generale. Ora spero che i bugiardi si ravvedano. Avranno anche loro una coscienza. Dovrebbero capire quanta dolore e quanta soferenza hanno seminato… Per cosa poi? Io li ho già perdonati. Da tempo”.

Chi non ci fa una bella figura, oltre a Fassoni Accetti, è l’ex onorevole, ex sindaco di Roma, ex vice primo ministro ed ex ministro della Cultura Walter Veltroni, che aveva dato sostegno politico alla battaglia contro De Pedis e annessa sepoltura. Sostegno per correre in soccorso di “Chi l’ha visto?”, programma di Raitre e quindi “in quota” al partito di Veltroni quale che esso fosse man mano che cambiava nome e natura.

Per chi volesse aprofondire l’argomento segnaliamo i seguenti link: