Emanuela Orlandi, Scomparsi su Sky. Pietro sbaglia, l’ultima testimone è Laura Casagrande

di Pino Nicotri
Pubblicato il 16 Gennaio 2018 - 09:56| Aggiornato il 20 Gennaio 2018 OLTRE 6 MESI FA
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Pietro Orlandi conduce Scomparsi su Sky (foto Ansa)

ROMA – Il debutto è stato peggio del previsto. Con la puntata dedicata alla scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta attorno alle ore 20 del 22 giugno del 1983, è iniziata domenica 14 gennaio la serie di cinque casi del programma Scomparsi, miniserie di Sky TV, condotta sul canale 118 da Pietro Orlandi. Il giorno del debutto è stato scelto perché è il giorno in cui è nata Emanuela, nell’ormai lontano 1968.

Se fosse viva avrebbe quindi compiuto 50 anni. La puntata condotta da suo fratello Pietro non è stata però un buon regalo di compleanno. A parte le solite rifritture e “inesattezze”, che pur di far sensazione ignorano gli accertamenti della magistratura e ripropongono con insistenza cose cestinate da tempo e più volte dagli inquirenti, per definire e commentare l’intera puntata basta un particolare: l’errore, molto probabilmente voluto, riguardo “l’ultima persona che ha visto Emanuela”.

Errore che la dice lunga su tanti argomenti, a partire dalla dimenticanza degli atti giudiziari e dei fatti certi con cui la scomparsa di Emanuela viene trattata da sempre e perfino da Pietro Orlandi. Il quale infatti a Sky ha sostenuto che l’ultima persona che ha visto Emanuela è stata Maria Grazia Casini, debitamente intervistata per dire che l’ha vista all’uscita dalla scuola pontificia di musica Ludovico Da Victoria – che all’epoca si trovava in piazza S. Apollinare, a due passi da piazza Navona e a pochi metri da palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica – e che poi l’ha vista in attesa di un autobus alla fermata che a quell’epoca si trovava di fronte al Senato.

Maria Grazia Casini racconta che a quella fermata lei è riuscita a salire su un autobus, il 70, con un’altra ragazza (Raffaella Monzi), Emanuela invece no (perché il 70 era troppo pieno).
Il problema però è che NON è vero che Casini – con Monzi – sia stata l’ultima persona che ha visto Emanuela, perché dagli atti giudiziari si ricava con certezza che l’ultima persona che ha visto Emanuela è un’altra ragazza della scuola di musica, Laura Casagrande, che ha fatto un tratto di strada con Emanuela e altri ragazzi DOPO che Casini – con Monzi – era già partita col 70.

Il gruppo di ragazzi e ragazze camminava su corso del Rinascimento per andare in corso Vittorio Emanuele e piazza di Torre Argentina, dove Emanuela avrebbe dovuto prendere il 64. Casagrande si è voltata alcune volte e ha visto che Emanuela era un po’ indietro rispetto il gruppo, finché l’ultima volta che s’è voltata non l’ha più vista.

Tutto ciò lo si legge molto chiaramente nella cartella agli atti col numero 4071739, che contiene la deposizione di Laura Casagrande resa alle ore 10:05 a carabinieri della III Sezione del Reparto Operativo della Legione dei carabinieri di Roma. Il verbale è controfirmato dall’appuntato Domenico Gacoponti.

Strano questo errore di Pietro Orlandi, che oltretutto si vanta sempre di conoscere bene, quasi a memoria, tutti gli atti giudiziari. Sostenere che Emanuela è stata vista l’ultima volta alla fermata del 70, da Casini (e Monzi), può far pensare che Emanuela si sia fermata ad aspettare qualcuno: per esempio l’uomo che secondo alcune versioni, peraltro contraddette da altre, quel giorno le aveva offerto di guadagnare una cifra equivalente a qualche migliaio di euro di oggi solo per distribuire dei volantini dei prodotti di bellezza Avon a una sfilata di moda. Ipotesi, questa, che serve per poter sostenere che ad adescare con l’offerta Avon Emanuela sia stato Enrico De Pedis: personaggio che, nonostante sia morto incensurato, ucciso forse perché aveva tagliato i ponti con le amicizie poco raccomandabili, continua a essere considerato non solo come “il boss della Banda della Magliana”, ma anche come rapitore di Emanuela.

Da notare che anche questa strampalata ipotesi, veicolata in particolare dal programma “Chi l’ha visto?” di Raitre a partire dal settembre del 2005, è stata cestinata dalla Procura della Repubblica di Roma quando pochi anni fa ha disposto l’archiviazione dell’intera inchiesta riguardante la scomparsa di Emanuela. Archiviazione approvata anche in Cassazione. Ma tant’è…

La testimonianza di Casagrande, stranamente SEMPRE ignorata da ormai 35 anni, rende invece molto più plausibile che Emanuela sia salita sull’auto di qualcuno che conosceva bene proveniente da dove lei stava andando, proveniente cioè da corso Vittorio Emanuele. Poiché era un po’ distanziata da tutto il resto del gruppo, ecco spiegato perché nessuno l’ha vista né salire su un’auto né fare altro. Semplice e chiaro. Ma il sensazionalismo e le leggi dello spettacolo è notorio che ignorano sia l’evidenza che la logica e la realtà. Un po’ come fa anche la politica sempre più deteriorata che sta allagando il BelPaese…

Un’altra testimonianza SEMPRE ignorata è quella di Silvia Vetere, compagna di liceo di Emanuela. Vetere ha spiegato agli inquirenti sia nell’83 che in tempi recenti che Emanuela era solita marinare la scuola e firmarsi da sola le giustificazioni, di nascosto cioè dai genitori. Aveva marinato la scuola anche qualche settimana prima di sparire. Il caso vuole che si tratti dello stesso periodo in cui con altri studenti ha partecipato a una puntata del programma televisivo Rai intitolato Tandem. Nel corso della puntata si vede Emanuela felice di esserci e molto a suo agio. Chi può escludere che marinasse la scuola per vedersi con qualcuno che gravitava attorno alla Rai, conosciuto in quell’occasione? O a qualcun altro che l’aveva avvicinata e adescata con l’idea di un “provino”.

In una delle telefonate a casa Orlandi, chi si spaccia per “portavoce dei rapitori” ha fatto sentire, come è arcinoto, la registrazione, ripetuta più volte, di una frase che si vuole sia stata detta da Emanuela, che spiega che classe fa e in che scuola. Per escludere che non si tratti di una frase registrata durante la prova microfono o pronunciata per presentarsi nel corso di quella puntata di Tandem si sarebbero dovute fare delle indagini. Ma in direzione ben diversa, e più ragionevole e sensata, da quelle dove è stata spintonata l’inchiesta dal sensazionalismo maniacale e anche un po’ sospetto e finalizzato che l’ha caratterizzata fin dall’inizio.