Emanuela Orlandi, si arriva al momento clou: parte numero 7 del memoriale Accetti, che insiste sui codici

Emanuela Orlandi, si arriva al momento clou: parte numero 7 del memoriale Accetti, che insiste sui codici: chi doveva capire era duro di comprendonio

di Marco Benedetto
Pubblicato il 8 Dicembre 2022 - 18:10 OLTRE 6 MESI FA
Emanuela Orlandi, si arriva al momento clou: parte numero 7 del memoriale Accetti, che insiste sui codici

Emanuela Orlandi, si arriva al momento clou: parte numero 7 del memoriale Accetti, che insiste sui codici

Emanuela Orlandi, si insiste sui codici. Come se chi, a detta di Accetti, doveva capire fosse molto duro di comprendonio.

Siamo alla parte numero 7 del memoriale del 2014 di Marco Accetti, in arte Marco Fassoni Accetti.

E si arriva al momento clou per Emanuela.

L’appuntamento era per le ore 7 pomeridiane, per cui l’ora in cui fu fermata la Gregori, 15:30, e la nuova ora della Orlandi (le 7), ricomponevano nuovamente 13-5-1917, data di Fatima.
L’appuntamento era nuovamente di fronte al Senato e ci sarebbe dovuto essere l’imprenditore, ma sapevamo a priori della presenza a quell’ora a piazza Navona del commissario Stella, del primo distretto, che ben conosceva il volto del signor De Pedis, per averlo visto, questo a noi risultava ma con beneficio d’inventario, in tempi precedenti a colloquio con l’allora dirigente dello stesso distretto, vicequestore Pompò. Per cui a prendere la Orlandi si avvicina la sua compagna d’istituto del Convitto, che nel primo incontro del pomeriggio tra la Orlandi e l’imprenditore, doveva mantenersi distante per non vedere in viso l’imprenditore, in quanto sarebbe stata una ulteriore testimone contro il signor De Pedis ed al tempo stesso, nel caso in futuro avesse preso conoscenza della reale identità di quella persona, avrebbe potuto temere per la propria incolumità in quanto testimone. La Orlandi e la compagna si avviano, attraversando Corso Rinascimento, in direzione Corso Vittorio Emanuele II, e si fermano all’imboccatura di una stretta via che immette in piazza Navona. E da questa ne esce una Mercedes, non ricordo se blu scura o nera, con targa posticcia riconducente allo Stato Città del Vaticano, con alla guida un autista ed a fianco il sosia di un monsignore appartenente alla fazione a noi avversa. Costui era segretario del Comitato Organizzativo per l’Anno Giubilare della Redenzione del 1983. Verso di lui esercitammo notevoli pressioni, in quanto nella diocesi di Tarquinia si era occupato di innumerevoli realtà edilizie compiendo varie scorrettezze legali.

Le ragazze salgono a bordo nel sedile posteriore e la macchina si avvia molto lentamente, sfilando innanzi al Senato, con la Orlandi ben visibile al finestrino posteriore, nella speranza che possa essere notata, dal personale che ivi stazionavano. L’autovettura arriva davanti a Porta Sant’Anna, le due ragazze scendono. La Orlandi entra all’interno e la ragazza del Convitto la aspetta all’esterno della stessa porta. La testimonianza a posteriori del Card. Oddi, che riferisce di aver appreso da alcune persone che, stazionando all’ingresso della stessa Porta Sant’Anna, videro entrarvi la Orlandi e poi riuscirne, la ritengo non veritiera, in quanto la ragazza era sempre accompagnata dall’altra compagna del Convitto e di questo non vi è traccia nel resoconto di Sua Eminenza. Comunque il Cardinale era quindi a conoscenza del reale episodio, e lo avrà menzionato per un suo qualche motivo personale di cui non sono a conoscenza. La Orlandi doveva avvicinarsi al cortile Sisto V, cercando di chiedere a quanti testimoni potesse incontrare, su dove potesse rintracciare quell’ecclesiastico vicino a monsignor Marcinkus che, nella nostra “invenzione” l’aveva fermata precedentemente nei pressi del Convitto Nazionale. Ciò serviva a creare testimoni che potessero “raccontare” che l’ecclesiastico vicino al Monsignore era forse coinvolto in questa “scomparsa” della ragazza. E sempre in una nostra futura simulazione usammo la voce dello stesso, registrata precedentemente per “montarla” con la voce della Orlandi nel noto nastro recante una situazione di “maltrattamento e sevizie”.

La voce del Monsignore montata ad arte fu esclusa dalla copia resa pubblica alla stampa ed inquirenti italiani, mentre la copia originale con la voce del prelato fu usata ed audita esclusivamente per pressioni “interne”. Contestualmente all’entrata e all’uscita della Orlandi dalla porta io mi trovavo in una macchina parcheggiata lungo il marciapiede prospiciente, dal cui interno fotografavo la suddetta operazione. La funzione della ragazza del convitto era quella di cercare di distrarre e fermare dall’esterno, sulla porta, eventuali parenti della Orlandi che si potessero recare all’interno. Stesso compito svolgeva la ragazza dell’Associazione Cattolica che si era posta nei pressi della piazza di Sant’Egidio, e che avrebbe dovuto a sua volta distrarre e fermare la sorella Federica nel caso la stessa fosse uscita dalla propria abitazione. Le ragazze risalgono a bordo dell’autovettura, che le conduce nei pressi di Villa Lante della Rovere, dove la Orlandi entra, e la ragazza del convitto ritorna alla sua abitazione.

Quella notte a noi serviva un rilevante ritardo della ragazza presso la propria famiglia per ottenere indispensabilmente in seguito una copia della denuncia di scomparsa, che un agente del primo distretto, vicino agli interessi del signor De Pedis, ci avrebbe procurato nei giorni a venire. La copia serviva per essere visionata dal signor Agca, insieme alla fotografia che recava la Orlandi insieme al membro dei Focolari Idealisti, nonché la fotocopia della tessera della scuola di musica (quando poi l’azione fu protratta per altri giorni inserimmo anche in questa lista il trafiletto pubblicato su di un giornale che ne annunciava la scomparsa). Quella sera non fu fatta alcuna denuncia per cui non potemmo far rientrare la ragazza da Villa Lante e la facemmo pernottare in una stanza in compagnia di un’altra giovane donna maggiorenne.
L’indomani, pur essendo già in possesso della copia della denuncia, ci giunse notizia che la Commissione Bilaterale, voluta dal Segretario di Stato Card. Casaroli, e composta anche da personalità appartenenti alla Repubblica Italiana per indagare sulle gravi discrasie economiche verificatesi all’interno dell’Istituto Opere di religione, non avrebbe consegnato, così come da impegno preso, il proprio parere il 30 giugno 1983. E non si conoscevano le reali motivazioni di tale rinvio. A tal’uopo si decise di trattenere la ragazza, la cui “scomparsa” si poteva “gestire” anche in rapporto a tale possibile necessità.
Si controllava, in relazione alle attività di questa commissione, un alto dirigente del Banco di Roma che abitava in un palazzo prospiciente la sede romana del liceo Chateaubriand nei pressi di viale Regina Margherita. Costui era membro della suddetta commissione nella frazione di parte vaticana, e si temeva potesse influenzarne le decisioni in quanto appartenente alla corrente democristiana dell’onorevole De Mita.
Quello stesso 22 giugno si spedirono ad alcuni sostenitori della colpevolezza della delegazione bulgara, alcune copie del quotidiano “La Nazione di Firenze”, che esattamente un mese prima, il 22 maggio, vergò un articolo di sostegno a tale assunto, proponendo alcune conclusioni credo del Servizio d’Informazioni della Sicurezza Militare.

Iniziano i mercanteggiamenti e la competizione tra le due “ azioni”, ma sempre con la fissazione dei “codici”:

Il 23 ci fu un primo incontro interlocutorio tra le parti, in cui fu mostrata la documentazione sui “sequestri” della Orlandi e della Gregori. Si stabilì che il 25 corrente mese, sabato, avrebbe avuto luogo la trattativa. Dal 23 ebbe inizio una sorta di “competizione” tra le due parti, e particolarmente nell’ambito dell’ “Osservatore Romano”. Sempre il 23 sapemmo dell’intenzione della famiglia di far pubblicare un trafiletto annunciante la scomparsa della ragazza, e noi facemmo pubblicare, credo nella stessa pagina, l’episodio della 127 nel fiume, che riportava come codici il ponte della Magliana (riferito all’imprenditore) e inoltre il fiume e il ponte rammentavano il “suicidio” del Presidente del Banco Ambrosiano, dottor Calvi. Era una forma di minaccia di morte a chi di dovere, di “far la fine di Calvi”. L’episodio fu realizzato alle ore 17:30, parziale data di Fatima 13- 1917.

Il 25 giugno facemmo pubblicare la lettera che Agca scrisse un anno prima indirizzata al Card. Oddi, e riportante la frase “spero che qualcosa accadrà in futuro, che qualcuno mi risponda dal Vaticano”. La lettera di Agca fu pubblicata sullo stesso giornale, “Il Tempo”, dove fu pubblicato l’articolo della Orlandi e della 127 nel fiume, per dare un senso di unità e continuità. Chi si occupava di collocare gli articoli era una persona vicina alla Staatssicherheit, dal nome fittizio “Ecce Homo”. Quel sabato era la giornata indicata dalla Orlandi per la “sfilata”. In questo giorno della trattativa compiamo un gesto di volontà verso l’altra parte, dichiarando essere il finto sequestro una semplice “scappatella”. Facciamo chiamare da un presunto “Pierluigi” (monsignor Pierluigi Celata). Cercavamo una voce adolescenziale, e non avendo a disposizione tali giovani usammo la voce “bassa”di una ragazza che poteva apparire come quella di un ragazzo dell’età di 17 anni. Era una mia consuetudine, nei miei vari lavori cinematografici, usare delle ragazze per prestar la voce a personaggi di adolescenti maschili. Essendo il riferimento monsignor Pierluigi Celata, l’eloquio dovrà apparire forbito e controllato. Costui dice di chiamare da un ristorante (il noto ristorante di Torvaianica frequentato da vari protagonisti di questi fatti). Fui io personalmente a registrare il rumore di sottofondo al ristorante “Pippo l’Abruzzese” di Tor Vaianica.

Nel caso la telefonata potesse essere registrata e sottoposta all’esame di un possibile analista esperto, le caratteristiche specifiche di alcuni rumori potevano far risalire proprio all’ambiente del suddetto ristorante. Questo, certo, per chi conoscesse la materia che noi esprimevamo. Pierlugi dice che deve compiere 17 anni (1917), che la ragazza si fa chiamare Barbarella (Chiesa Santa Barbara de’ Librari presso Campo de’ Fiori). Dicendo di essere in compagnia della propria ragazza sottintende del ruolo di un’altra testimone (la compagna del Convitto). “Dovrebbe tornare a settembre per il matrimonio della sorella” (nel senso che, accettando le richieste, la ragazza può tornare). Quando Pierluigi dice: “Deve suonare al matrimonio della sorella a settembre”, intende che la ragazza deve tornare e che entro settembre si accettino le proposte.

In seguito chiamerà certo “Mario” (sapevamo dell’esistenza di un latitante appartenente alla criminalità di origine mafiosa, e identificabile con lo pseudonimo di “Mario Aglialoro”. Di costui si vociferava potesse essere il mandante dell’omicidio del Presidente del Banco Ambrosiano, dottor Calvi). Questo riferimento avrebbe dovuto contribuire ulteriormente ad allarmare le persone vicino a monsignor Marcinkus. Essendo il riferimento, in senso lato, quello di un “malavitoso”, il parlare dovrà apparire “sporco” ed illetterato. Costui dichiara di avere 35 anni, e questa età posta assieme all’età dichiarata dal sedicente Pierluigi, ricompone ulteriormente la nota data di Fatima, 13-5-17.

Il loro comune raccontare che si trattasse di una “scappatella” era per mostrare all’altra parte la volontà di non compiere alcuno “scandalo”, purché si fossero accettate le richieste. Inoltre il racconto della scappatella “preparava” la famiglia e gli inquirenti a credere al racconto che la Orlandi avrebbe prodotto in sede di rientro.
“Mario” parla di “ragazza francese”, amica di un qualcuno vicino piazza Navona. Intende che la “ragazza francese” è un codice per far riferimento ai servizi di sicurezza francesi (in rapporto con Francesco Pazienza, che abitava nei pressi di piazza Navona, vicino a piazza dell’Orologio).
Mario dichiara di essere proprietario di un bar, riferimento al bar dei Gregori. E questo bar lui lo colloca accanto a Ponte Vittorio Emanuele II, nei cui pressi si trova il negozio del padre di Stefano Coccia, il cui figlio avevamo già identificato e ci riservavamo di fermare, ciò si verificò alla fine del novembre seguente. Per cui Mario , nella stessa telefonata cita la Orlandi, la Gregori e Stefano Coccia. “Mario” inoltre cita il quartiere di Monteverde, scelto per la relativa vicinanza con via della Nocetta, dove si trovava Villa Stricht, residenza di molti prelati statunitensi tra cui monsignor Bruno; della Congregazione per il Clero, il cui prefetto era il Card. Oddi; nonché monsignor Marcinkus. Per cui, cercando un’abitazione già nelle nostre disponibilità, il più vicino possibile a Villa Stricht, trovammo nello stesso quartiere di Monteverde un appartamento per utilizzarlo all’interno dei nostri interessi.
In ultimo, nella lunga telefonata di “Mario”, si possono rintracciare innumerevoli altri codici.
Sia Pierluigi che Mario accennano che la ragazza si trovi in compagnia di altre ragazze. Si vuole intendere che queste ragazze sono delle testimoni che confermeranno le “accuse” della Orlandi.

Emanuela viene trasferita da Villa Lante a un appartamento non meglio specificato di Tor Vaianica:

26 giugno
La Orlandi trasferita dall’istituto religioso Villa Lante ad un appartamento che avevamo nelle nostre pertinenze presso la cittadina Tor Vaianica.
Tra le pressioni per ottenere il proscioglimento del signor Antonov, vi era anche una particolare operazione in cui la Orlandi doveva apparire nei pressi dell’abitazione del giudice Santiapichi. Giudice che si sapeva essere in predicato per presiedere la prossima Corte d’Assise per i fatti del cosiddetto attentato al Papa. Contemporaneamente, attraverso la corruzione di un agente di custodia ad opera di persona vicina al signor Enrico De Pedis, furono mostrati al signor Agca i documenti che attestavano che si trattava ufficialmente di una fittizia scomparsa o scappatella, ma in verità reale sequestro e che solo alcune autorità massime dovevano esserne a conoscenza. Si fece credere al signor Agca che il Pontefice, per liberare la Orlandi, avrebbe chiesto riservatamente al Presidente della Repubblica Pertini la cortesia di conferire la grazia al signor Agca, del resto già perdonato dal Pontefice. Il Presidente Pertini era inoltre sensibilizzato dalla presenza nel sequestro di una cittadina italiana, la Gregori.

28 giugno
Il detenuto Agca comincia la ritrattazione su uno dei diplomatici bulgari che aveva coinvolto. Ritrattazione parziale per conservarsi ambedue le proposte, la nostra e quella fattagli dai servizi. Quindi, per quanto riguarda la pressione per far ritrattare il signor Agca, la si può considerare espletata, e le ragazze possono rientrare dalla loro “scappatella”. Per noi Agca ha inficiato la sua credibilità.
Prima telefonata di Mario a rafforzare la trattativa in corso all’interno, fornendo nuovi codici di pressione.

30 giugno
Il parere finale- risultato dei lavori della Commissione per l’Istituto Opere di Religione, che sarebbe dovuto essere consegnato in questa data, viene rinviato sine die. Tale decisione procura alcuni sospetti, per cui le due ragazze vengono ulteriormente trattenute in attesa di comprendere le reali ragioni del suddetto rinvio.

2 luglio
Incontro di alcuni membri dell’Episcopato polacco con il Pontefice. Siamo a conoscenza che uno di questi membri conferma in questo incontro la necessità di ulteriori finanziamenti al sindacato Solidarnosc.

3 luglio
Appello del Pontefice sulla scomparsa della Orlandi. Noi riteniamo che il Papa non sia stato realmente informato compiutamente delle effettive circostanze riguardanti la cittadina vaticana, ma sia stato piuttosto portato su piste confondenti, quale un’operazione di terrorismo ordito da un paese oltrecortina. Coloro che hanno prodotto l’appello intendevano, a nostro avviso, sottrarsi alla nostra minaccia di rivelare pubblicamente la “realtà” relativa al “sequestro”, rendendolo a loro volta pubblico. Ci anticipano nella nostra intenzione, sia pur virtuale, rendendolo di pubblico dominio. Dichiarano in questo modo che trattasi di un qualcosa di “esterno”, un rapimento qualunque, cosicché la Città del Vaticano risulta esserne estranea, senza responsabilità alcuna. È anche un modo di dichiarare che non accettano le nostre istanze.

Il memoriale Accetti su Emanuela integrale a questi link.

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