Roberto Saviano e Fabio Sanfilippo, 2 giornalisti anti-Salvini. Da lui due pesi e due misure

di Pino Nicotri
Pubblicato il 12 Settembre 2019 - 06:53 OLTRE 6 MESI FA
Roberto Saviano e Fabio Sanfilippo, 2 giornalisti anti-Salvini. Da lui due pesi e due misure

A sinistra Roberto Saviano, al centro Matteo Salvini, a destra Fabio Sanfilippo

ROMA – Fabio Sanfilippo e Roberto Saviano: due giornalisti critici verso Matteo Salvini, da lui però molto stranamente trattati con due pesi e due misure che spiegano molto… Ma andiamo per ordine.

Matteo Salvini ci ha tenuto a dire e ripetere che il governo “avrà vita breve”. Idem Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. Salvini ci ha anche tenuto a specificare che il Pd e il M5S “dureranno poco”. Qualcuno può forse dire che Salvini, Meloni e Berlusconi hanno invitato a morire il governo Conte bis, e Salvini anche il Pd e il Movimento 5 Stelle, anziché essersi limitati a fare una semplice e legittima previsione personale? Qualcuno può forse sostenere che per questa loro legittima previsione personale si tratta di tre persone “schifose”, che devono anche vergognarsi? Certo che no.

Rimane quindi un mistero come Salvini abbia potuto interpretare come un invito al suicidio la altrettanto legittima previsione personale del giornalista Fabio Sanfilippo, della Rai, quando nella sua pagina Facebook ha postato una breve lettera aperta dove tra l’altro gli scrive: “Con la vita che sei abituato a fare tempo sei mesi ti spari”.  Solo chi non è in grado di comprendere bene la lingua italiana può scambiare questa previsione, che oltretutto non è certo solo di Sanfilippo, per un invito o anche per un semplice augurio o auspicio di suicidio.  Manco fosse stato fatto da Sanfilippo una macumba o un rito woodoo, per altro legittimi pure quelli.

La cosa però più misteriosa è come mai tutti i giornali e mass media italiani si sono precipitati ad avvalorare la versione di Salvini. Seguiti a razzo dal vertice della Rai, che ci ha tenuto subito a declamare “L’azienda sta valutando la sospensione di Sanfilippo”. E seguiti perinde ac cadaver dall’invocazione di provvedimenti punitivi dell’Ordine dei giornalisti contro di lui fatta a gran voce da tromboni e moralisti.

Salvini oltre a definire Sanfilippo schifoso e a ordinargli di vergognarsi gli ha anche rinfacciato che il suo stipendio in Rai “lo pagano gli italiani”. Beh, nella sua foga l’ex ministro dell’Interno dimentica che sono soldi degli italiani anche i 49 milioni di euro fatti sparire dal suo partito. Cifra che Sanfilippo non vedrà neppure da lontano pur sommando tutti gli stipendi Rai di tutta la sua vita lavorativa. L’ex ministro dimentica, o ignora, anche che dare dello schifoso a una persona è senza dubbio un reato. Condannato a chiare lettere dalla Cassazione fin dall’agosto del 2007.

L’ira di Salvini ha in realtà un retroscena. Sanfilippo gli sta sul gozzo fin da quando nel 2016 ha lanciato una campagna per ritrovare una bimba curdo siriana di 8 anni, Sherazade, conosciuta per un servizio Rai a Idomeni in Grecia in un campo profughi affollato da 13 mila persone, compresi 5 mila bambini, fuggite dalla guerra in Sira e costrette a vivere in condizioni disumane. Sanfilippo ha anche cercato di aiutare la bimba e i suoi genitori a realizzare il sogno di poter andare a vivere in Germania. E  il 4 novembre 2017 ha inaugurato Il viaggio di Sherazade, mostra itinerante dei disegni di Sherazade e degli altri bambini del campo profughi sugli orrori della guerra.

Con il suo virulento atto d’accusa il leader della Lega s’è tolto così una spina che aveva nel gozzo da un paio d’anni.

La lettera aperta di Sanfilippo ha un passo per me oscuro, laddove parla di tenerezza, croccantini, mousse e umido. E la figlia di Salvini meglio sarebbe stato non citarla affatto anche se in realtà non è stato detto nulla di offensivo o di strano neppure su di lei. Il giornalista s’è infatti limitato a dire che gli spiace per lei per quanto ha combinato il padre con la crisi di governo e che aiutata da persone qualificate potrà riprendersi dal trauma di come s’è dato la zappa sui piedi da solo. La caduta di stile del citare la figlia l’ha peraltro riconosciuta ex post lo stesso Sanfilippo. Ma fare di quella banale e un po’ confusa lettera aperta un caso politico, giornalistico e disciplinare può succedere solo nel BalPaese. 

In verità, la cosa strana, che dimostra come Sanfilippo fosse già nel mirino di Salvini, è che questi non ha fiatato quando di recente Roberto Saviano su L’Espresso lo ha accusato di essere antisemita e addirittura negazionista. Accuse basate su una banale frase che l’ex ministro dell’Interno avrebbe rivolto da ragazzo a una insegnante di liceo che parlava della Shoà. La frase è o, meglio, sarebbe: “Ma gli ebrei qualcosa avranno pur fatto” (a volte figura l’aggiunta “per essere trattati in quel modo”). Parole che chiunque, specie se ragazzo a digiuno di Storia, pronuncia sbigottito di fronte all’enormità della Shoà e cerca di capirne le motivazioni, anche se quali che esse siano non giustificano ovviamente un genocidio, né degli ebrei né degli altri, sui quali invece sempre si tace anche nei licei, a partire dal genocidio anch’esso nazista degli “zingari”. 

Lo sport di accusare Salvini anche a vanvera, come ha fatto per esempio Saviano, è simile se non simmetrico e speculare a quello con il quale Salvini ha trattato Sanfilippo. E ammesso che serva a qualcosa, è uno sport che serve solo a tromboneggiare e a far salire le simpatie dell’opinione pubblica nei confronti di Salvini. 

POST SCRIPTUM – Matteo Salvini è anche lui un giornalista professionista. Ci aspettiamo che avendo dato dello schifoso a un collega, qual è Sanfilippo, l’Ordine dei giornalisti apra il dovuto provvedimento disciplinare.