Fassoni Accetti, maledetto 1983: Orlandi Gregori Garramon…
Pubblicato il 11 Febbraio 2016 - 10:44 OLTRE 6 MESI FA
ROMA – Mentre Marco Fassoni Accetti ha avviato, consenziente, la procedura che dovrebbe portarlo alla perizia psichiatrica, nell’ambito della istruttoria a suo carico per calunnia e autocalunnia, ultima coda del caso Emanuela Orlandi, Maria Laura Garramon, madre di José Garramon, ucciso a 13 anni, nel 1983, da Fassoni Accetti, spera di riaprire il caso della morte del figlio. Il responsabile della quale, in un primo tempo imputato di omicidio volontario, è stato poi condannato per omicidio colposo, cavandosela con meno di 2 anni in galera
Fu un 1983 maledetto, se si crede, cosa che i giudici non hanno fatto, anzi, a Marco Fassoni Accetti: rapimento di due minorenni a primavera, uccisione di un minorenne a Natale. Per le due ragazze, Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, i giudici di Roma hanno già escluso la resonsabilità di Fassoni Accetti.
Per l’uccisione di Josè c’è una sentenza di tribunale, anche se per un reato meno grave di quello ipotizzato all’inizio. E per un nuovo processo sembra proprio non ci siano le condizioni, visto che Accetti è stato condannato con sentenza definitiva passata in giudicato. Come sanno i lettori dei gialli di Perry Mason e come dicono i giuristi, “ne bis in idem”: non ci può cioè essere un secondo processo per lo stesso reato per il quale si è già stati giudicati in via definitiva
Diverso sarebbe il caso in cui Fassoni Accetti, in un impeto di ricerca di visibilità, si autoaccusasse non solo di avere partecipato alla organizzazione dei rapimenti di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, avvenuti sei mesi prima della morte di José Garramon, cosa per la quale è stato invece assolto e accusato di autocalunnia, ma anche di avewre proprio ammazzto lui le due ragazzine. Anche se alla fine costretti a proscioglierlo un’altra volta e a ridenunciarlo per autocalunnia, i giudici dovrebbero quanto meno aprire un nuovo procedimento penale contro il redivivo Raskolnikov sub specie Fassoni Accetti.
Siamo nel terreno dell’irreale, ma sento nell’aria formarsi un nuovo turbine mediatico. Chiuso, almeno per ora, il caso Orlandi, ho la sensazione di una irresistibile spinta a un sequel, centrato su Fassoni Accetti e José Garramon. Sarebbe un turbine solo mediatico, perché non mi pare ci siano fondamenti giuridici. Ma “the show must go on”, si sa, e l’animo umano è imprevedibile e ingovernabile.
Stimolata dal nostro articolo dello scorso 12 ottobre, Maria Laura Garramon ha scoperto un vecchio verbale di interrogatorio e dichiarato al Corriere della Sera che Marco Fassoni Accetti, l’uomo che verso le 19:30 del 20 dicembre 1983 investì e uccise il suo figlio 13enne Josè Garramon nella pineta di Casteporziano, disponeva di una casa in via Curzio Malaparte, zona Laurentino. Vale a dire, a non più di un chilometro dalla casa dei Garramon in zona Eur in viale dell’Aeronautica. Quindi – proprio come Blitz ha già scritto a ottobre – potrebbe non essere vero che Fassoni Accetti per andare nella pineta sia partito da molto più lontano, da piazza di S. Emerenziana, nel quartiere Africano.
“Non ho mai dichiarato nel primo interrogatorio dei carabinieri, di abitare e provenire dalla mia abitazione al Laurentino. Il verbale in questione lo conferma. Ed esiste anche un verbale di perquisizione della stessa dimora, in cui i carabinieri dichiarano che la casa è assolutamente vuota, priva di mobilia e mai abitata, e che lo strato di polvere osservato aprendo la porta dimostra che nessuno ha calpestato il pavimento da svariato tempo. Io mi alternavo in quel tempo tra le due abitazioni di Via Goito e S. Emerenziana, mai abitato al Laurentino, pur essendo il proprietario di tale appartamento”.