Fassoni Accetti nuovo mostro Chi l’ha visto? Bruno Romano…

di Pino Nicotri
Pubblicato il 25 Settembre 2015 - 10:22| Aggiornato il 6 Ottobre 2015 OLTRE 6 MESI FA
Fassoni Accetti nuovo mostro Chi l'ha visto? Bruno Romano...

Fassoni Accetti nuovo mostro Chi l’ha visto? Bruno Romano…

ROMA – Colpo di scena e rilancio al fulmicotone! Per iniziativa clamorosa di “Chi l’ha visto?” – puntata convulsa dello scorso mercoledì – al mistero Orlandi, al mistero Gregori e a quello che non dovrebbe essere il mistero Garramon – dato che esiste una sentenza definitiva di condanna del colpevole – si aggiunge ora il mistero Romano. Di che si tratta? Si tratta della scomparsa il 26 dicembre 1995 del bambino Bruno Romano, che abitava a Roma nel quartiere Africano. Guarda caso, lo stesso quartiere dove abitava e abita tuttora il fotografo e filmaker d’arte Marco Fassoni Accetti. Sì, proprio lui! Condannato a suo tempo per omicidio colposo per avere investito e ucciso il piccolo Josè Garramon nel dicembre del 1983 , due anni fa si è auto accusato di avere organizzato nel 1983 il “finto rapimento” delle sedicenni Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Rapimento “finto”, ma finito senza infingimenti con la loro scomparsa nel nulla, come se fossero state uccise e stati sparire i loro cadaveri.

Il risultato della clamorosa autoaccusa di due anni fa è stato un exploit nato anche quello a “Chi l’ha visto?”, ma diventato rapidamente un plof ridotto infine a boomerang. Il 5 maggio infatti la Procura della Repubblica di Roma ha chiesto l’archiviazione delle indagini nate dalle “confessioni” di Accetti,, il proscioglimento di tutti gli indagati e l’accusa di calunnia e autocalunnia per il “reo confesso”. Ma andiamo per ordine.

Nell’aprile del 2013 Accetti è stato lanciato alla grande da “Chi l’ha visto?” perché aveva portato in dono quello che a suo dire era “il flauto di Emanuela” , che come è noto studiava flauto traverso, oltre che pianoforte e canto corale, presso la pontificia scuola di musica Ludovico Da Victoria. Mercoledì scorso è stato invece letteralmente massacrato grazie soprattutto alla lettura di una informativa della questura di Roma del 1997 secondo la quale “una fonte confidenziale qualificata”, e quindi attendibile, attribuiva la scomparsa del bambino Bruno Romano proprio ad Accetti . Non solo: la stessa informativa affermava che, sempre secondo la “fonte confidenziale qualificata”, Accetti era dedito alla realizzazione di filmini pedo porno girati “nel corso dei suoi rapporti perversi” e smerciati con un apposito sito Internet, del quale però non viene indicato il nome. Al “mostro” Accetti non viene risparmiata neppure una versione stuprereccia della morte di Garramon, versione peraltro smentita dall’autopsia della giovanissima vittima.

A riprova della affermata depravazione pedo porno di Accetti, al minuto 59:30 della puntata è stata mandata in onda parte del suo filmino Interregnum, interpretabile in maniera piuttosto forzata come pedo pornografia, visto che vi si simula un inizio di fellatio a un giovane, ma di evidente finalità antimilitarista perché il giovane viene chiamato “soldatino”. Come che sia, si tratta di scene già trasmesse due anni fa, sempre fa da “Chi l’ha visto?”, quando ha iniziato a prendere le distanze dallo stesso Accetti lanciato solo pochi mesi prima come un eroe nazionale.

Mercoledì scorso si è parlato anche di una foto che secondo la conduttrice del programma, Federica Sciarelli, è “di una bambina con le mutande”, ma che secondo Accetti, in diretta telefonica, sono invece foto “di una bambina col costume da bagno scattate alla presenza dei genitori e da me consegnate all’agenzia Ofelia”. E a un’ora e 59 minuti dall’inizio della puntata è saltata fuori nuovamente l’intercettazione telefonica dell’ex convivente di Accetti che a un certo punto lo minaccia di dire “quello che vuoi fare con la Orlandi”. La telefonata è anch’essa del 1997 ed è stata subito sparata, già alla comparsa del “reo confesso” due anni fa, come prova che questi davvero c’entrasse col mistero della fine della ragazza vaticana. Anche mercoledì scorso si è fatto finta che l’ex convivente more uxorio non sia non sia ancora stata interrogata dai magistrati, finzione che ha aumentato i sospetti e la suspence a tutto beneficio dell’audience

Nella convulsa e incalzante puntata di mercoledì, a suo modo un capolavoro di spettacolo, ci sono però delle cose che non quadrano e ancor meno convincono:

1) – E’ piuttosto strano che l’informativa della questura, letta parola per parola con effetti affascinanti per il telespettatore e devastanti per Accetti, salti fuori solo ora. Sembra una bomba, o bombetta, ad orologeria, fatta esplodere adesso per motivi che vedremo tra poco;

2) – L’informativa ci sarà anche stata, ma è poco credibile che sia stata buttata fuori dalla finestra della questura o cestinata in altro modo senza prima fare delle indagini;

3) – se l’informativa non ha avuto seguito, se cioè Accetti non è stato accusato – come in effetti non è stato accusato – né di avere a che fare con la scomparsa del piccolo Bruno né con attività pedopornografico, ciò vuol dire che l’informativa si è rivelata fasulla. Dalla data della stesura, anno 1997, sono passati ben 18 anni: il tempo per fare indagini non è certo mancato…

4) – Viceversa, se l’informativa diceva il vero ne consegue che la questura non ha fatto il suo dovere. Ci sarebbe quindi da mettere in piedi una puntata di “Chi l’ha visto?” per mettere sotto accusa i funzionari e poliziotti responsabili o di un grave insabbiamento o di non avere fatto indagini o di averle fatte malissimo.

5) – Stesso discorso per l’intercettazione telefonica tra ex conviventi come marito e moglie. La quale minaccia la sua ex dolce metà NON di rivelare “quello che hai fatto con la Orlandi”, bensì “quello che vuoi fare”. Vale a dire, quello che poi Accetti, stando alle conclusioni della Procura delle Repubblica messe per iscritto il 5 maggio, ha davvero fatto: “attribuirsi” davanti al magistrato il rapimento, anzi i due “finti rapimenti”, dopo anni e anni di vanterie con familiari e amici di avere avuto parte nella scomparsa della ragazza. Anni durante i quali ha avuto modo, sempre stando alla Procura, di studiarsi tutto ciò che c’è in ciorcolazione sul mistero Orlandi e annesso mistero Gregori.

6) – Per quanto possa parere strano, Accetti ha partecipato alla puntata per telefono, con risultati surreali. Sciarelli lo ha talmente sommerso con un crescendo di parole e accuse come fosse un pubblico ministero infuriato, da impedirgli di fatto di spiegarsi e dire la sua in modo comprensibile. Complice anche l’eloquio di Accetti: ampolloso, ridondante, retorico, svicolante, non lineare e mai diretto. L’ospite telefonico sotto pesante accusa ha tentato di difendersi dicendo che quella lettera anonima l’aveva spedita lui, poi si è corretto dicendo che era la conseguenza di “una lettera spedita da noi” a bella posta per sviare l’attenzione della polizia. Il “noi” sarebbe infatti la “fazione vaticana” per conto della quale Accetti ha “confessato” di avere organizzato i due “finti rapimenti”: realizzati, sintetizzando ciò che il “reo confeso” ha detto in altre occasioni, “per appoggiare la fazione vaticana sfavorevole alla politica anticomunista di papa Wojtyla e andare contro la fazione che invece la favoriva”. La lettera dunque sarebbe stata spedita dal gruppo di sodali di Accetti per farsi sospettare a bella posta come pedofili onde evitare così sospetti sulla sua vera attività, l’attività cioè di una “fazione” dedita anche a finti rapimenti. Strano comunque che Accetti, che ama dire di essere stato di sinistra se non decisamente comunista dagli anni ’70, si sia messo a lavorare per la “fazione” che avrebbe avuto come riferimento “culturale” papa Wojtytla e il suo duro anticomunismo come riferimento operativo.

7) – Si tratta di spiegazioni, quelle di Accetti, che non stanno in piedi o sono comunque dure da digerire. Nel 1997 siano infatti a ben 14 anni dai “finti rapimenti” Orlandi e Gregori. Possibile che la “fazione” fosse ancora in attività? Possibile che nessuno al mondo se ne sia mai accorto, servizi segreti compresi?

8) – Strano che Accetti fosse presente al telefono. E’ stato infatti lui stesso a denunciare più e più volte che “Chi l’ha visto?” gli ha sempre rifiutato di poter dire la sua in diretta telefonica per potersi difendere dalle accuse lanciategli contro in alcune puntate. E, sempre a suo dire, una volta la telefonata gli è stata rifiutata proprio in occasione della messa in onda delle stesse scene sessualmente esplicite di Interregnum fatte vedere mercoledì.
Non solo: il fotografo e regista ha anche più volte affermato di avere querelato “Chi l’ha visto?” e/o personalmente la sua conduttrice. Strano che dopo essersi presi così a lungo a calci in faccia ci sia stata infine, come se niente fosse avvenuto, la reciproca disponibilità alla telefonata in diretta di mercoledì scorso. Telefonata dalla quale, come fosse un feroce agguato, Accetti è uscito assai malconcio, se non stritolato, agli occhi del grande pubblico non bene al corrente di tutta l’annosa vicenda.

 

 

Massacrato e di fatto zittito nonostante fosse stato invitato via telefono, Fassoni Accetti nel suo blog ha così riassunto la convulsa puntata alla quale ha almeno in apparenza incautamente accettato di prender parte:

“La cosiddetta fonte dichiarò alla Questura di Roma che Josè Garramòn non morì affatto in quanto investito dal mio furgone, ma bensì fu prima violentato, assassinato ed in seguito fu organizzata la simulazione di un investimento. Tutto ciò fu smentito dall’autopsia e dai rilievi della scientifica, che asserirono come il ragazzo non subì assolutamente sevizie né violenza carnale, ed i motivi del suo decesso sono riconducibili esclusivamente all’impatto con il mezzo da me guidato. Questa è la qualità di alcuni dei cosiddetti “confidenti” dello Stato e di un programma del servizio pubblico della Rai, che su tali assurdità ha imbastito una trasmissione televisiva ingannando e disinformando il proprio pubblico, che tra l’altro li sovvenziona con il pagamento del canone”.

E ancora:

“La nota trasmissione di Rai Tre sugli scomparsi ha annunciato che secondo una “fonte fiduciaria qualificata” io avrei fatto scomparire un adolescente nel 1997. Faccio presente che tale “fonte fiduciaria qualificata” citata era una semplice lettera anonima. La nazione italiana è sempre stata vivacizzata dalle lettere anonime. Io stesso potrei redarre una lettera anonima nei confronti della redazione della suddetta trasmissione. E’ alquanto peregrina la linea adottata da questi autori: da una parte sarei estraneo alle scomparse della Orlandi e della Gregori, delle quali mi sono dichiarato responsabile; dall’altra mi vogliono implicare in fatti a me assolutamente estranei. Per costoro, sarei un mitomane o un assoluto protagonista a seconda delle loro esigenze”.

Come si vede, le bordate non mancano, da nessuna delle due parti in causa. molte, tante bordate, anzi cannonate. Troppe e troppo gridate. Tanto da mettere una pulce nell’orecchio: la fastidiosa sensazione che la guerra tra “Chi l’ha visto?” e Accetti sia se non una combine una guerra abbastanza finta, un innamoramento nato nell’aprile di due anni fa diventato divorzio dopo pochi mesi e ora diventato un litigio talmente furioso da parere un litigio tra coniugi di fatto.

Poniamoci alcune domande. Cosa sarebbe “Chi l’ha visto?” senza il mistero Orlandi? Cosa sarebbe il mistero Orlandi senza “Chi l’ha visto?”. Cosa sarebbe il mistero Orlandi senza Fassoni Accetti? E cosa sarebbe Fassoni Accetti senza il mistero Orlandi e senza “Chi l’ha visto?”.

Insomma: cui prodest? Certo non all’informazione. E neppure alla risoluzione del mistero Orlandi né degli annessi e connessi.