Genocidio nazista dei rom, ne furono uccisi 500 mila. Il 2 agosto inaugurato a Uśtica, in Croazia, il più grande museo del mondo

Il genocidio dimenticato – vale a dire il Porrajmos/Samudaripen dei romanés, ovvero delle varie popolazioni rom – comincia a essere sempre meno dimenticato.

Il prossimo 2 agosto a Uśtica, in Croazia, verrà inaugurato il più grande museo al mondo dedicato a quella grande tragedia perpetrata dalla Germania nazista e dai suoi alleati con lo sterminio di almeno 500 mila esseri umani, cifra che secondo alcuni può arrivare in realtà fino a due milioni.
 
L’inaugurazione avverrà con due concerti polifonici dell’Alexian Group e dell’Orchestra Europea per la Pace, diretti entrambi dal maestro Nicola Russo.
 
Il primo concerto si terrà la mattina a Uśtica, il secondo a Zagabria  la sera, con la partecipazione delle più alte cariche istituzionali europee. Uśtica si trova vicino Jasenovac, località dove c’era un grande campo di concentramento nel quale vennero massacrati circa 30 mila rom. 
 
Come si è arrivati a realizzare questo museo? Lo chiediamo al rom Santino Spinelli, in arte Alexian, musicista, musicologo, docente universitario, fondatore nel ’90 dell’Alexian Group, del quale è anche direttore, e fondatore nel 2008 dell’Orchestra Europea per la Pace, composta da 35 musicisti e 26 coristi. 
 
RISPOSTA
Il Museo sul Samudaripen dei Rom e Sinti è stato possibile realizzarlo grazie al parlamentare rom Veljko Kajtazi, appena rieletto per il quarto mandato, e alla grande organizzazione rom croata Kali Sara. Veljko Kajtazi e la Presidente di Kali Sara erano presenti all’inaugurazione del MONUMENTO al Samudaripe di Lanciano al Parco delle Memorie nell’ottobre del 2018.
Ci sarà così anche un collegamento ideale fra il MONUMENTO e il MUSEO. La musica dell’Alexian Group e l’Orchestra Europea per la Pace farà così da collante.
 
D – Sarà presente anche il presidente del parlamento europeo Davide Sassoli?
 
R – So che saranno presenti le più alte cariche istituzionali croate, importante rappresentanti delle istituzioni europee,  i più importanti rappresentanti rom e sinti a livello internazionale e tanta stampa internazionale. È un evento che può definirsi storico. 
 
D – Quando e da chi è stata istituita la Giornata Mondiale del Samudaripen?
 
R – L’anno scorso il Consiglio d’Europa, sulla base di una risoluzione del 15 aprile 2015, ha fissato al 2 agosto la Giornata Mondiale del Samudaripen a ricordo delle ultimi 4.000 rom e sinti uccisi ad Auschwitz la notte tra il 1 e 2 agosto 1944. Quella notte un massacro eliminò lo Zigeuner-Lager, cioè il Lager Zigano, occupato soprattutto da donne e bimbi.
 
Nel 1982 la Germania ha riconosciuto ufficialmente  i crimini nazisti contro i rom e nel 2012 la Cancelliera Angela Merkel ha inaugurato, invitandomi ufficialmente, il primo Memoriale del Samudaripen esistente al mondo. Ma già nel 2011 la Polonia aveva istituito e fissato al 2 agosto il Roma Genocide Remembrance Day, dove i Roma sono i Romanì, cioè l’insieme di noi rom, sinti, ecc. La Grecia lo ha celebrato la prima volta nel 2018 e nel 2019 è stato il turno di  Ungheria, Polonia, Slovacchia, Ucraina e Croazia. 
 
D – Quanti musei di questo tipo esistono e dove si trovano?
 
R – Ci sono diversi musei sul mondo rom che hanno una piccola sezione dedicata al Samudaripen. Un museo specifico sul Samudaripen è in Germania a Francoforte istituito da Romani Rose, unico superstite di una famiglia sinta. Ma il Museo di Uśtica ha un’importanza storica rilevante.
 
D – Il comportamento di almeno qualche Paese dell’Est europeo è cambiato in meglio nei confronti dei romanès? Correva voce che fossero molto malvisti in Ungheria e Romania.
 
R – In molti Paesi europei i rom e sinti sono discriminati. L’inaugurazione del museo è una risposta eloquente all’antiziganismo, che è il razzismo specifico contro i rom e  sinti, detti zigani o anche zingari,vittime oggi come nel passato di politiche discriminatorie. 
 
D – Lei nel 2017 ha realizzato con Paolo Bonfanti il film documentario Opre Roma per illustrare il viaggio che ha man mano portato in Europa e in Italia i rom e i sinti dalla natia India per fuggire dalle persecuzioni.
Un film documentario che racconta le origini, la storia, gli usi e i costumi del popolo rom, ma anche l’esperienza diretta di alcune persone che a questo popolo appartengono.
Vi si parla della storia, dell’arte, della musica, della cultura rom in generale,ma anche di di ciò che significa essere rom nella quotidianità della vita odierna.
Questo film documentario è stato proiettato dalle tv italiane e di altri Paesi?
 
R – Luca Vitone ha realizzato il DocuFilm Romanistan, da Bologna a Chandigarh nel 2019. È un documentario unico nel suo genere dove io e mio figlio con la troupe abbiamo ripercorso a ritroso il viaggio dei nostri antenati dall’India all’Italia. Le interviste ai vari personaggi incontrati nei diversi Stati lungo il percorso sono in lingua romani. Il DocuFilm sta ancora partecipando a importanti Festival del cinema a livello internazionale. Le tv italiane non lo hanno ancora utilizzato.
 
D – Dopo i vari libri sulla storia e cultura romanì lei ha collaborato anche al libro pubblicato di recente dall’Associazione Romanì Italia intitolato “Le parole della romanipè. Vocabolario polinomico e sociale italiano-romanì dei rom italiani di antico insediamento”. In pratica è anche il primo vocabolario della lingua romanì.
 
R – Sì, certo: un vocabolario di questo tipo è necessario e utile per avere una più completa coscienza di sé e per farsi conoscere meglio. Abbiamo una nostra ricca cultura, che non è solo folclore, e una nostra lingua. Niente affatto marginale. 
 
D – Il grande museo di Uśtica si può considerare un primo passo verso l’inclusione del Samudaripen/Porrajmos nella Giornata della Memoria? Giornata che finora vuole ricordare solo la Shoà ebraica. 
 
R – Certamente si, è un passo ulteriore dopo il Roma Memorial di Berlino, inaugurato con Angela Merkel, e il monumento al Samudaripen di Lanciano. Il genocidio dei rom e sinti è ancora sconosciuto e ignorato dalle istituzioni. All’estero si sta facendo molto a riguardo. 
 
D – A proposito: il Capo dello Stato Sergio Mattarella l’ha poi convocata al Quirinale perché gli venisse presentata e illustrata la Carta dei Rom e Sinti? L’invito avrebbe dovuto essere anche una conseguenza dell’inaugurazione il 5 ottobre 2018 a Lanciano del primo monumento in Italia che ricorda il Samudaripen. 
 
R – Non ancora, ma nel frattempo il Presidente Sergio Mattarella mi ha nominato Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Lo ringrazio infinitamente. È un onore essere il primo rom insignito di questa onoreficienza dopo quasi 7 secoli di presenza del mio popolo sul territorio nazionale. 
 
D – In concreto cosa dice questa Carta? 
 
R – Nel 2018 in occasione dell’inaugurazione del monumento a Lanciano all”Università di Chieti organizzammo un convegno internazionale per il riconoscimento del Samudaripen.
I convenuti al convegno, compreso il parlamentare rom Veljko Kajtazi, firmarono una Carta da presentare al Presidente Mattarella e alle istituzioni italiane per inserire il riconoscimento del Samudaripen  nella.legge del luglio 2000 che ha istituito la Giornata della Memoria del 27 gennaio. 
 
D – Si spera sia un primo passo, ma la nomina a commendatore non rischia di essere un contentino al posto della nomina a senatore a vita?
 
R – Spero che la nomina a Senatore a Vita possa avvenire in futuro. Intanto ringrazio Lei, Moni Ovadia e  Ariel Toaff per la proposta sottoscritta.
 
D – Dato che siamo in argomento, gli ebrei hanno avuto vari risarcimenti dalla Germania per i crimini commessi a loro danno dai nazisti. Il popolo romaní ha chiesto e ottenuto anche lui risarcimenti per gli stessi crimini commessi dai nazisti contro la sua gente?
 
R – I rom e sinti non hanno mai ricevuto risarcimenti se si eccettua quelli morali con il ROMA MEMORIAL di Berlino e ora il Museo di Uśtica. Eppure ai rom e sinti furono sottratti cade, terreni, conti in banca, gioielli, sino stati usati come schiavi nella macchina bellica e usati come cavie negli esperimenti pseudo scientifici. Nessun risarcimento come se i crimini non fossero stati commessi. 
 
D – Mattarella l’ha nominata commendatore. Però l’appello lanciato il 16 novembre 2018 per iniziativa dell’artista Moni Ovadia, del docente universitario Ariel Toaff e mia chiedeva che lei venisse nominato senatore a vita per la sua instancabile opera e impegno sociale per ricordare il genocidio del suo popolo e riscattarlo dai pregiudizi. Per motivi, in definitiva, analoghi a quelli per i quali è stata nominata senatrice a vita Liliana Segre.
 
R – È una nomina comunque importante essendo il primo dopo quasi sette secoli. Si tratta di una onorificenza storica in ogni caso.
 
D – Ho chiesto più volte alla senatrice a vita Liliana Segre di intervenire pubblicamente, magari anche in parlamento, a favore dell’inclusione del Samudaripen/Porrajmos nella Giornata della Memoria, ma ha rifiutato farlo. Strano, perché in occasione dell’inaugurazione del monumento a Lanciano la senatrice Le ha inviato un vibrante lettera di adesione e solidarietà. 
 
Pensiamo che vasta eco e che spinta avrebbe avuto verso l’inclusione nella Giornata della Memoria se la senatrice lo scorso 29 novembre ne avesse parlato in almeno uno dei suoi interventi all’Università di Bergamo il 29 novembre dell’anno scorso, al parlamento europeo a Bruxelles il 30 gennaio e a Roma all’Università La Sapienza il 18 febbraio.
 
R – Mi auguro che la Senatrice Liliana Segre, che è una persona splendida con alti valori umani e morali  accolga il suo appello e quello dei rom e sinti per il riconoscimento ufficiale del Samudaripen. Tutti dovrebbero mobilitarsi per questo. È impensabile che il genocidio dei rom e sinti resti ancora nascosto. Le vittime del nazi-fascismo devono avere tutte la stessa dignità e devono poter essere onorate adeguatamente.
 
D – Suo figlio Gennaro, musicista anche lui, nei giorni scorsi è stato eletto presidente dell’Unione delle Comunità Romanès in Italia (UCRI) e nominato ambasciatore nel mondo della cultura romanì. Che significa in  concreto e che farà suo figlio come ambasciatore della cultura romanì? Ovvero della nostra cultura, visto che l’ottobre scorso mi avete nominato rom ad honorem.
 
R – Promuoverà la cultura e l’arte romanì ad ogni livello per valorizzarla e diffonderla e per evitare di vanificare lo sforzo dei nostri antenati di difenderla contro ogni forma di oppressione. La cultura, la lingua e l’arte romanì sono un patrimonio dell’umanità tutta.
 
D – Lei è molto attivo in vari Paesi anche con i concerti dell’Orchestra Europea per la Pace, da lei fondata nel 2008 e composta da 35 musicisti e 26 coristi. Questi concerti avvengono per iniziativa di chi?
 
R – I concerti dell’Orchestra Europea per la Pace,  contengono un messaggio di pace, di amore e di fratellanza fra i popoli. L’auspicio è di creare un’Europa unita, solidale e senza discriminazioni. Sono associazioni, enti culturali, istituzioni e organizzazioni musicali ad invitare l’Orchestra che esegue musica romanì europea etnosinfonica. Le voci liriche cantano in lingua romanì, l’orchestra dialoga e interagisce musicalmente con l’Alexian Group. 
L’Orchestra eleva il folklore romanò a livello sinfonico conservando vive le improvvisazioni e gli stili tradizionali e autentici romanès. Nel periodo romantico compositore europei hanno attinto elementi romanès assorbendoli nella musica sinfonica. Qui è l’orchestra sinfonica che potenzia la musica romanì con partiture originali. 
Si tratta di una grande innovazione artistica. Da qui il successo e gli inviti all’Orchestra europea per la Pace. 
 
D – Invitata per esempio dove?
 
R – Per concerti in luoghi e per eventi prestigiosi in Italia e all’estero: Palazzo del Consiglio d’Europa a Strasburgo, a Bruxelles per il Consiglio d’Europa, a Kosice in Slovacchia, a Palazzo Chigi-Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Teatro Argentina di Roma, al Museo Maxxi di Roma, all’Aula Magna dell’Università la Sapienza in occasione del 60^ anniversario del Trattato di Roma, al  Teatro Lirico di Cagliari, all’Auditorio del Conservatorio di Cagliari e in tantissimi altri luoghi ed eventi sempre con la partecipazione dei miei tre figli: Gennaro Spinelli al violino solista, Giulia Spinelli al violoncello ed Evedise Spinelli all’arpa classica.
 
D – Lei ha tutti i numeri per essere almeno candidato al Premio Nobel per la Pace. Le risulta se qualcuno ha preso l’iniziativa di segnalarla all’apposita commissione che vaglia le proposte e decide quale scegliere? Se non lo ha fatto nessuno, non pensa possa trattarsi di un altro macroscopico caso di discriminazione? E di razzismo.
 
R – No, nessuno mi ha mai proposto per il Premio Nobel. Evidentemente nessuno ci ha mai pensato. Lei in quanto nostro fratello rom potrebbe lanciare la proposta. 
Un fraterno saluto in lingua romanì: But baxt ta sastipe. Cioè: con tanta salute e felicità/fortuna.
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