Iran, Rouhani in Italia: da Mattarella niente vino a tavola

di Pino Nicotri
Pubblicato il 4 Gennaio 2016 - 09:11 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Se il diavolo sotto forma di Isis o simili non ci mette lo zampino mandando di nuovo tutto all’aria all’ultimo momento, il presidente iraniano Hassan Rouhani arriverà a Roma il 26 gennaio per cominciare dall’Italia con la prima tappa, di 48 ore,  il suo primo viaggio in Europa. In seguito Rouhani proseguirà per Parigi, dove sarebbe dovuto arrivare dopo la visita in Italia prevista per il 14 novembre scorso, ma le stragi parigine perpetrate dall’Isis hanno consigliato di rinviare tutto a tempi meno drammatici. A Roma il presidente iraniano  incontrerà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il primo ministro Matteo Renzi e in Vaticano Papa Francesco, poi volerà a Parigi per una serie di incontri a cominciare dal presidente Francois Hollande.

A spianare la strada per Roma del presidente iraniano è stata la missione economica degli scorsi fine novembre e inizio dicembre composta da ben 380 imprenditori italiani e guidata dal viceministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, dalla vicepresidente di Confindustria, Licia Mattioli, e con al seguito i vertici dell’Istituto per il Commercio Estero (ICE), dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI) e dei Servizi Assicurativi del Commercio Estero (SACE). Il bilancio della missione è stato giudicato da Mattioli

 “senza dubbio positivo. Abbiamo messo il piede per primi in questo Paese subito dopo l’accordo sul nucleare. Con la fine del regime delle sanzioni, che potrebbe avvenire già a gennaio, noi saremo già qui. E gli iraniani questo lo riconoscono”.

L’imminente visita a Roma servirà a sancire una serie di accordi anche economici che bollivano già in pentola nel corso della missione a Teheran di Mattioli e del suo nutrito seguito. In un apposito seminario tenuto nella capitale iraniana e in un vertice riservato fra Calenda, il vice presidente dell’Abi, Guido Rosa, e il presidente della Sace, Giovanni Castellaneta (ex ambasciatore a Teheran) e il governatore della banca centrale iraniana, Valiollah Seif, è stato affrontato lo spinoso tema dei crediti italiani bloccati. Nel corso di questo mese di gennaio e prima dell’arrivo di Rouhani  dovrebbero essere sbloccati gli 800 milioni di euro di crediti ancora inevasi e la SACE dovrebbe poter stanziare 5 miliardi a sostegno delle nostre imprese decise a operare in Iran.

Avrà semaforo verde anche  la richiesta di poter aprire sedi in Italia formulata dalle più importanti banche iraniane Saman Bank, Bank Parsian e Bank Pasargad.

Dal canto loro le tre banche hanno firmato accordi con la SACE per  il credito alle imprese italiane operanti in Iran. Paese dove le Officine Meccaniche Danieli hanno inaugurato un’acciaieria a Yazd e stanno ampliando quella di Isfahan, Paese dove l’azienda Fata si è aggiudicata assieme all’azienda iraniana Gadir la costruzione di una centrale idroelettrica da mezzo miliardo di euro e infine Paese dove il gruppo Pessina è in pole position per costruire una serie di ospedali e alberghi.  Palombini, azienda romana del caffè, vuole fare in Iran il primo passo per internazionalizzarsi come Starbucks, infatti ha stipulato un accordo con la Hamko, specializzata tra l’altro in batterie e pannelli solari, per aprire una catena di ben 300 coffee shop. Che in Iran si sia aperta una stagione col vento in poppa per fare investimenti lo dimostra il fatto che Adolfo Urso, nostro ex ministro del Commercio Estero, a fine novembre scorso ha aperto a Teheran la sede del suo Iws Network, specializzato in consulenze per investitori.

Il presidente iraniano nel frattempo si è mosso anche su altri piani. A Natale ha diffuso su Twitter un messaggio stringato e chiaro:

“Nel 2016 cerchiamo motivi per ripristinare la pace e non scuse per alimentare l’ostilità”.

Il 27 dicembre a Teheran, in una conferenza sull’unità islamica, il presidente ha tenuto un discorso, trasmesso dalla tv di Stato, nel corso del quale ha dichiarato che

“è nostro grande dovere oggi correggere l’immagine dell’islam nell’opinione pubblica mondiale”,

e ha inoltre criticato duramente i Paesi musulmani che assistono alle guerre civili in Iraq, Siria e Yemen

“restando in silenzio davanti alle uccisioni e agli spargimenti di sangue”.

Infine il 31 dicembre Rouhani ha diffuso un comunicato per congratularsi con i cristiani di tutto il mondo e in particolare con quelli iraniani  per la promozione della pace nel mondo da rendere

“pieno di amicizia e senza conflitti”.

Questa volta si eviterà  l’errore commesso nei menù dei pranzi per la visita prevista per il 14 novembre scorso e andata in fumo: a tavola sarebbero stati serviti vari vini di ottima marca, champagne compresi, ma gli addetti al protocollo hanno fatto osservare inorriditi che Rouhani e l’intera delegazione iraniana non gradivano la presenza di alcolici perché vietati dalla loro religione.