Mascherine anti Covid-19, primo arresto in Lombardia, la Lega straparla

di Pino Nicotri
Pubblicato il 12 Maggio 2020 - 10:28 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus. Mascherine anti Covid-19, primo arresto in Lombardia, la Lega straparla

Mascherine anti Covid-19, primo arresto in Lombardia, la Lega straparla (Foto d’archivio Ansa)

Alla Regione Lombardia arriveranno prima i sognati risarcimenti dalla Cina? O le iniziative giudiziarie per l’inchiesta in corso su incauti acquisti e pagamenti di mascherine antivirus?

Inoltre una domanda. Il presidente della Regione Veneto ha detto che “il rapido indebolirsi del coronavirus significa che è artificiale”. Allora vuol dire che il giorno e la notte, la pioggia, il vento e la grandine, sono fenomeni naturali o artificiali?

Ma andiamo per ordine.

Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, il 3 maggio ha fatto un annuncio clamoroso. Non vuole essere da meno del Missouri, che il 21 aprile ha deciso di far causa alla Cina per la pandemia in atto.

E anche vuole sostenere sia Trump che Salvini, entrambi vogliosi di far causa alla Cina per la pandemia partita da Wuhan.  Intende pertanto chiedere alla Cina 20 miliardi di euro per i danni provocati dal nuovo coronavirus.

E per dare più forza alla notizia ha specificato con orgoglio:

“La Regione Lombardia non lascerà nulla di intentato per sostenere gli abitanti”.

Già qui però bisogna registrare una prima (altra) imprecisione. Stando all’allarme lanciato in questa ore da Federfarma (Federazione Nazionale Unitaria dei Titolari di Farmacia), “mancano mascherine, guanti e alcol” . Nonostante le mascherine anche in Lombardia siano diventate obbligatorie per poter uscire di casa.

Ecco quindi un campo, molto importante, nel quale non è vero che la Regione presieduta da Fontana “non lascerà nulla di intentato per sostenere gli abitanti”. Gli abitanti infatti sono costretti ad arrangiarsi. Naturalmente in mezzo alle accuse incrociate con il commissario straordinario Arcuri.

E mentre gli abitanti si devono arrangiare, il 27 aprile la Procura della Repubblica di Como ha emesso  un mandato di cattura, concedendo gli arresti domiciliari già il 28, per il negoziante 44enne Fabrizio Bongiovanni.

La causa è una faccenda poco chiara di mascherine per la Regione, mai arrivate dal Bongiovanni, e milioni di euro della Regione, al Bongiovanni invece arrivati.

Bongiovanni, detto Bon dagli amici, è titolare di un negozietto di abbigliamento, roba quasi tutta cinese, nelle campagne di Turbigo, un comune della città metropolitana di Milano lungo il Naviglio Grande.

La sua società risultava avere un capitale di appena 1.000 euro. Era già finita in un’inchiesta su un robusto giro di capi griffati e capi contraffatti made in China. Dalla quale Cina a dicembre Bon aveva già acquistato anche 72 mila mascherine chirurgiche.

Dato che commerciava già con la Cina,  il padrone di Eclettica a dicembre è stato contattato per telefono da un intermediario bresciano – nome per ora secretato dalla Procura. Costui gli ha proposto di “entrare in una commessa molto interessante” riguardante appunto il grande Paese asiatico: una fornitura milionaria di mascherine per la Regione.

Proposta accettata, anche se:

“non lo conoscevo prima. Gli ho detto che avevo canali “aperti” con fornitori cinesi, non avevo difficoltà ad entrare nel business”. 

La regola prevede che per stipulare contratti per appalti pubblici un imprenditore deve essere in possesso di una serie di requisiti penali e fiscali.

Per la Regione Lombardia deve già avere “convenzioni attive”. Tutte cose che Bongiovanni non ha. Ma la pandemia da coronavirus permette procedure d’urgenza: in base all’articolo 80 del codice contratti per affidare una commessa basta un’autocertificazione. 

Così la Regione gli affida via pec l’acquisto di 6 milioni e mezzo di mascherine e, dopo avere inviato via mail una lettera di credito e averla poi ritirata, gli paga tramite la propria società Aria un anticipo di 10 milioni 480 mila euro. Il tutto senza che ci sia un contratto firmato, solo mail e telefonate, e sulla sola base dell’autocertificazione. 

Bongiovanni spiega: 

“Il 4 aprile, dopo l’ok di Aria, avevo comprato tutto. Ma loro hanno cambiato in corsa la tipologia dei dispositivi. Ora la merce è bloccata a Malpensa”. 

Forse il tutto è successo per la fretta e l’eccesso di generosità per non lasciare, come ha detto Fontana, “nulla di intentato per sostenere gli abitanti”? Lo stabilirà la magistratura.

Nel frattempo il giorno 5 il Comune di Milano, anche per sopperire alle incapacità della Regione, ha regalato ad ogni medico di famiglia tre litri di alcool disinfettante, introvabile nelle farmacie e nei supermercati, e 100 mascherine per parenti e pazienti.

Veniamo al governatore del Veneto. Il giorno 9 in una conferenza stampa,  il presidente Luca Zaia fa una dichiarazione quanto meno sorprendente:

“Se il virus perde forza vuol dire che è artificiale. Un virus in natura non perde forza con questa velocità. Se perde forza probabilmente potrebbe essere un virus artificiale.

Notiamo che la fase endemica, quella del contagio forte, è meno importante, meno rappresentata. Sarà la temperatura, sarà che il virus si è spompato, magari se ne andrà definitivamente e così non avremo la recidiva autunnale.

“È la mia personale opinione, ma non di scienziato. Se va via tanto velocemente, qualcosa di artificiale c’è di mezzo”.

Affermazione temeraria, bontà sua fatta però “non da scienziato”. Temeraria, se non ridicola o grottesca, perché in natura sono molte le cose che perdono forza e si spompano, ma non sono artificiali neppure col binocolo.

Dagli insetti che si chiamano effimeri perché vivono poche ore, giusto il tempo per riprodursi, alle grandinate, dalle valanghe fino alla notte e al dì, che non durano mai più di una manciata di ore. Per non parlare poi degli orgasmi…

Anziché esordire con un teatrale e vanesio “Posso dire una roba che magari farà incazzare qualcuno?”, rafforzato con l’invito “ragionateci sopra”, Zaia avrebbe fatto meglio a ragionarci sopra lui. Ad esempio, sopra le influenze stagionali: che ogni anno colpiscono soprattutto in inverno mettendo a letto milioni di italiani e mandandone al Creatore diverse migliaia.

I virus di queste influenze infatti si “spompano” e spariscono molto più rapidamente di quello del Covid-19, ma a nessuno verrebbe mai in mente di pensare e tanto meno di proclamare che pertanto sono artificiali.

Il desiderio di obbedire a Salvini e correre in soccorso di Fontana evidentemente può fare brutti scherzi. Peccato, perché Zaia nel Veneto ha saputo comportarsi molto meglio di Fontana in Lombardia, evitando ai veneti il grande disastro sofferto invece dai lombardi.

Senza dimenticare che il Salvini che vuole bastonare la Cina è lo stesso Salvini che al decreto Cura Italia ha presentato un emendamento per bastonare il personale medico e sociosanitario. Scaricandogli addosso i danni eventualmente provocati per responsabilità dei dirigenti “operanti nell’ambito o a causa dell’emergenza Covid-19”.

Emendamento ritirato a causa delle proteste della Federazione Medici di Medicina Generale.