La moglie italiana lo molla, ne trova un’altra in Ucraina: fra stragi, secessioni e guerra, un romanzo verità

Moglie italiana lo molla, ne trova un'altra in Ucraina: fra stragi, secessioni e guerra, è la trama di un romanzo verità scritto da un insegnante abruzzese , testimone di una realtà violenta

di Pino Nicotri
Pubblicato il 17 Aprile 2022 - 22:38 OLTRE 6 MESI FA
Moglie italiana lo molla, ne trova un'altra in Ucraina: fra stragi, secessioni e guerra, un romanzo verità

Moglie italiana lo molla, ne trova un’altra in Ucraina: fra stragi, secessioni e guerra, un romanzo verità

Prende moglie in Ucraina perché quella italiana lo ha mollato e si trova in mezzo a disordini, stragi e guerra. Storia di un italiano che trova pace solo tornando in Italia. Con la moglie di Odessa. È un romanzo, ma alla base c’è una storia vera.

L’autore del romanzo è un abruzzese, Gabriele Luigi Lanci. Insegnante di lettere in licei e istituti tecnici nella natia Lanciano, in Abruzzo. E poi anche in scuole di Torino, Novara e Riccione. Nel 2006  Lanci, ormai 49enne, ha scelto di andare a vivere per qualche tempo a Kiev e ad Odessa, in Ucraina.

Tornato a Lanciano nel 2008, ha cominciato a scrivere un romanzo, più o meno autobiografico, ambientato appunto a Kiev e ad Odessa. Titolo: L’amore straniero all’epoca delle rivoluzioni in Ucraina. Senza immaginare che dopo 14 anni alle rivoluzioni sarebbe seguita l’invasione da parte della Russia.

È tornato a Odessa nel 2016, dopo la strage del 2 maggio 2014 avvenuta con l’incendio della locale Casa dei Sindacati e l’uccisione di 42 persone. Lanci ha stretto e mantenuto rapporti con familiari delle vittime e con la loro associazione che chiede – inutilmente – giustizia. 

L’invasione iniziata il 24 febbraio scorso l’ha colto di sorpresa proprio mentre, terminato finalmente il romanzo, stava cercando un editore.  Che non ha ancora trovato.                                                                                                                                 

Quando le è venuto in mente di scrivere questo romanzo ambientandolo in Ucraina?                             

Ho iniziato a scrivere il libro nel 2008 perché ho sentito l’esigenza di raccontare esperienze che hanno determinato una svolta decisiva nella mia vita e fatti dal forte significato sociale e storico per l’Ucraina.

D – Il protagonista si chiama Luigi Perlini: è un modo per parlare di lei in terza persona?

Ovvero: le esperienze di Perlini, che in crisi anche esistenziale va a cercar moglie in Ucraina tramite agenzie matrimoniali, sono almeno in parte anche la sue ?                                                                                       

R- Nella narrazione ho usato la terza persona perché ho scelto un tipo di prospettiva narrativa che dipendesse costantemente dal protagonista. Evitando però nello stesso tempo di limitare la fisionomia degli altri personaggi nello spazio circoscritto dell’io del protagonista, come avviene spesso quando si usa la prima persona e la voce narrante è quella del personaggio principale.

La terza persona mi ha dato la possibilità di poter meglio obbiettivare gli altri personaggi

Essi rivelano sé stessi attraverso gesti, dialoghi ed in relazione alle prospettive di giudizio instabili del protagonista. Inoltre con la terza persona ho potuto estraniarmi dal mio protagonista, che ho così indagato  con distacco come se si trattasse di un uomo altro rispetto a me.

Aggiungo che Luigi Perlini, pur essendo uno straniero in terra di Ucraina, considera le circostanze, anche quando gli sono ostili, con un amore riconoscente che non viene mai meno. Da ciò il suo sguardo straniato, ma anche innamorato, sulle cose che lo circondano.  Luigi Perlini è un personaggio autobiografico, pur appartenendogli dei tratti che non sono i miei: lui ha alle spalle un matrimonio sofferto e fallito, fa l’albergatore, ha preoccupazioni tipiche di un imprenditore turistico, è un cattolico praticante.                                                                                                                                                                           

D – Perché Perlini la moglie va a cercarsela in Ucraina anziché in Italia o comunque in altri posti?                           

R – Lui a Riccione vive rintanato nel suo hotel perché non si fida più di nessuno. L’abbandono da parte della giovane moglie, la cui decisione viene giustificata e sostenuta anche dai suoi amici e parenti più stretti,  è stato un trauma. Inoltre teme quel genere di pettegolezzi sessuali particolarmente aggressivi e pervasivi caratteristici del nostro Paese. 

Al contrario, Odessa per lui è un ambiente in cui non lo disturba nessuno e dove, liberandosi delle sue paranoie, riesce a darsi una nuova possibilità di vita. Tramite i contatti che gli offre un’agenzia matrimoniale, gestita da una donna, Katia, incontra giovani donne affascinati e disponibili a conoscerlo,.                                                                       

D – In effetti in Ucraina – come altri Paesi dell’est europeo – abbondano le agenzie matrimoniali alimentate da donne desiderose di sposarsi un occidentale per poter emigrare.                                                                           

R – Questo era vero fino ad una decina di anni fa.  Il fenomeno è durato forse un decennio, assumendo man mano una dimensione molto vistosa.  Le donne che vi partecipavano volevano poter avere una vita familiare ad un livello economico e qualitativo significativamente più alto che nel loro Paese.  Comunque, per gli occidentali le possibilità di conquistarsi con successo una compagna tramite agenzie matrimoniali arrivava al massimo  attorno al 15 per cento. Per loro avere successo non era assolutamente una cosa ovvia.  La grande maggioranza degli uomini falliva o cadeva vittima di raggiri .                                                                                                                                                                             

D – Lei nel romanzo parla anche della “rivoluzione” o “golpe” del 2014 centrato sui fatti di piazza Maidan a Kiev. Come ha potuto essere informato su quei fatti?           .                                                                   

R – Quotidianamente seguivo, come seguo ancora, l’informazione sul canale russo satellitare RT. Inoltre tanta informazione dai notiziari della televisione russa è stata scaricata su Youtube, dove mi è stato possibile esaminarla con cura e studiarla.

I manifestanti hanno usato armi ed esplosivi di fabbricazione non ucraina.  La RT ha filmato i momenti in cui questo materiale bellico veniva spavaldamente scaricato da aerei americani per essere sistemato in camionette militari statunitensi dirette all’Ambasciata degli USA a Kiev.

Il governo Obama ha finanziato la protesta incaricando Victoria Nuland, nominata nel 2013 Assistant Secreatary of State for European and Eurasian Affairs, di coordinare gli aiuti ai ribelli. Janukovic era stato eletto presidente con regolari elezioni democratiche nel 2010.

 

D – Nel romanzo sono descritti anche i separatismi dei russofoni del Donbas. Cosa li ha provocati?                                                                                           

R – A mio avviso esiste un errore di fondo nell’individuare due masse etniche contrapposte in Ucraina e cioè i russofoni e gli ucrainofoni. Il russo viene parlato normalmente in tutta l’estensione dell’Ucraina, anche se oggi esso è vietato ed è imposta la lingua ucraina nell’amministrazione, nelle scuole, nelle televisioni.

Si consideri comunque che le regioni occidentali, soprattutto Lviv, hanno avuto una storia autonoma rispetto alla Russia fino alla seconda guerra mondiale, quando vennero inglobate dall’Unione Sovietica, in sigla URSS.

Il contrasto tra gli ucraini europeisti e gli ucraini filorussi nasce con il golpe del febbraio 2014. I filorussi, che tra l’altro non amano sentirsi chiamare così, nelle loro manifestazioni bruciavano la bandiera rossa e nera dell’estrema destra e non quella ucraina. Quindi la contrapposizione sarebbe più giusto individuarla tra le formazioni politiche che intendono aderire all’Europa e le forze che vogliono che l’asse di gravitazione del paese resti la Russia. 

D – Vale a dire?

R – Nel 2014 le formazioni politiche filorusse sono state nettamente prevalenti nel Donbass ed in tutto l’Est del paese, comprese Karkov e Mariupol dove è avvenuta una sanguinosa repressione da parte del governo ai danni del movimento filorusso.

Crimini che da quando è iniziata la guerra contro il Donbas non sono mai stati ricordati, il mainstream li ha cancellati. 

Inoltre nessuno ha ricordato che a Donesk ed a Lughansk nello stesso anno si sono svolti dei referendum in cui c’è stata una massiccia maggioranza che ha votato a favore della secessione.  Il confine tra gli ucraini diciamo europeisti e gli ucraini filorussi, ad esclusione delle regioni dell’ovest ritengo sia stato sempre piuttosto labile almeno fino ai fatti di piazza Maidan del 2014.

Certo non esisteva nessun confine tra loro nella pacifica Rivoluzione arancione del 2004 a Kiev, alla quale ho assistito personalmente.  Aggiungo che  la destra nazionalista estrema in Ucraina nasce tra le due guerre mondiali in Polonia, dove erano stanziati gli ucraini occidentali, e non nell’URSS.                                                                                                                                                                             

D – Il protagonista del romanzo, Luigi, trova una compagna, Irina, e a un certo punto il rapporto va in crisi. La  crisi si ricompone sulla spinta della strage di Odessa del 2 maggio 2014, che uccide anche loro amici. Come si è svolta e cosa ha rappresentato quella strage?                                   

R – Nel luglio del 2016 ad Odessa ho stretto amicizia coi familiari delle vittime  e con alcuni dei sopravvissuti della strage, persone che hanno fondato un’associazione per mantenere viva la memoria dell’episodio e reclamare giustizia. Responsabili ne sono stati gruppi  arrivati da fuori, e la strage l’hanno perpetrata con armi ed esplosivi già usati a Maidan, con le forze dell’ordine che si sono astenute dall’intervenire.

La strage è stata premeditata, lo dimostra il fatto che gli aggressori nel luogo della strage, il Palazzo dei Sindacati, hanno usato bombe incendiarie avendo cura di chiudere prima le condutture dell’acqua per impedire che si potessero spegnere gli incendi. 

D – Quella strage ha avuto conseguenze?

R – Una sola: l’eliminazione da Odessa del movimento filorusso, che da allora grazie al terrore non si è più riformato. Gli assassini, benché noti e inchiodati da foto e video, non sono mai stati minimamente disturbati da nessun magistrato. Su Youtube erano ancora visibili fino al 2016 i filmati che riprendevano gli assassinii, agghiaccianti e bestiali, mentre venivano compiuti.  Oggi questi filmati risultano cancellati dal web.

D – Dopo la strage Luigi ed Irina decidono di emigare: e vengono a vivere in Italia.

R – Per fortuna!