Palestina – Israele. Netanyahu, teorico del terrorismo contro la pace

Pubblicato il 1 Ottobre 2011 - 11:22 OLTRE 6 MESI FA

Come è noto le trattative di pace israelo-palestinesi si sono arenate di fronte al rifiuto del governo di Benjamin Netanyahu di bloccare gli insediamenti di coloni a Gerusalemme e nei Territori Occupati. Sorprende quindi che lo stesso Netanyahu, quando nei giorni scorsi la sua controparte palestinese Abu Mazen ha chiesto formalmente all’Onu di riconoscere lo Stato palestinese, si sia opposto proponendo invece la ripresa delle trattative.

Ovviamente, chiunque si aspetterebbe che intanto gli insediamenti di coloni non proseguissero. Ecco invece che arriva la notizia dell’approvazione da parte del governo israeliano di altre mille case nella colonia di Gilo, che nel 2008 contava già 50.000 abitanti e che l’Onu considera illegale come tutte le altre. Da notare inoltre che la colonia di Gilo espandendosi rende più facile l’inglobamento di Betlemme nel municipio di Gerusalemme, cosa che per evidenti motivi piace assai poco al Vaticano.Già oggi all’arrivo a Betlemme si viene accolti da un grande cartello di “Benvenuti a Gerusalemme”, come ho potuto constatare di persona.

Infine, nella colonia di Gilo vive la parlamentare italiana Fiamma Nirenstein, che è stata definita dal quotidiano israeliano Haaretz  “la forza che portato alla formazione di una lobby della Knesset [parlamento israeliano], lo European Forum of the Knesset (EFK)”. Ma la Nirenstein, che esorta gli israeliani a dire apertamente che il loro paese è in guerra con i palestinesi, è anche vicepresidente della commissione Esteri della nostra Camera dei deputati, ma di questo conflitto di interessi nessuno sembra accorgersi.

Passata dal comunismo alla destra, Nirenstein abita a Gilo dal 1998, ma è tuttora membro molto attivo della comunità ebraica romana, tanto da candidarsi alle elezioni del suo portavoce.

L’annuncio delle altre mille case in arrivo a Gilo suscita stupore, perché contraddice l’offerta di trattative fatta ad Abu Mazen all’Onu da Netanyahu, ma stupore maggiore suscita la debolezza della reazione degli Stati Uniti. Il segretario di Stato Hilary Clinton s’è infatti limitata a esprimere “delusione”, senza nessun cenno di condanna per il nuovo macigno sulla strada della asserita offerta di trattative. In questo modo si dà ragione a chi accusa Obama di ipocrisia ed eccessiva dipendenza elettorale da Israele e dalla lobby ebraica americana  per avere respinto il discorso di Abu Mazen all’Onu affermando che è invece preferibile si arrivi alla dichiarazione dello Stato palestinese non con una decisione dell’Onu – dichiarazione che peraltro esiste già dal 1948! – ma con trattative dirette tra Israele e Autorità Nazionale Palestinese.

Il comportamento di Netanyahu non è però comprensibile se non si conosce la sua storia personale e politica. Suo fratello Yonatan, colonnello dell’esercito israeliano, è stato ucciso nel 1976 nella famosa “Operazione Entebbe”, vale a dire nel blitz realizzato per liberare i passeggeri israeliani catturati da un gruppo di due palestinesi e due tedeschi. Impadronitisi di un aereo dell’Air France decollato da Tel Aviv e diretto a Parigi, i quattro lo avevano dirottato sull’aeroporto ugandese di Entebbe per chiedere la liberazione di una cinquantina di detenuti palestinesi.

Yonatan Netanyahu guidava il commando israeliano e ne fu l’unica vittima. L’uccisione del fratello Yonatan ha segnato in modo decisivo la personalità di Benjamin, detto anche Bibi. Negli Usa – dove si è laureato, ha lavorato per una società di Boston ed è stato rappresentante di Israele all’Onu – Bibi ha creato infatti l’Istituto Yonatan Netanyahu, che, grazie all’espansione del concetto e della definizione del terrorismo, ha svolto un ruolo cruciale nel riciclaggio dello scontro Est-Ovest tra paesi capitalisti e Paesi comunisti in “scontro di civiltà” tra Nord e Sud del mondo. In pratica, attorno all’Istituto Yonatan Netanyahu è nata la strategia della “guerra al terrorismo”, con le varianti delle guerre “preventive” ed “umanitarie”. E’ la strategia che ha permesso all’industria militare Usa di continuare a prosperare nonostante la fine “della guerra fredda” con il crollo dell’Unione Sovietica.

Con una ricerca su internet è possibile appurare alcune cose interessanti, per esempio: “Nel 1979, l’Istituto Jonathan è stato costituito al fine di sponsorizzare congressi internazionali contro il terrorismo. Uno dei suoi primi portavoce, il senatore statunitense Henry M. Jackson, allora Presidente dell’ Armed Services Committee, ha descritto lo scopo della conferenza e la sua relazione con Jonathan Netanyahu:. “Credo che il terrorismo internazionale è una forma moderna di guerra contro le democrazie liberali. Credo che l’obiettivo finale ma raramente dichiarato di queste terroristi è distruggere il tessuto stesso della democrazia… Il patrimonio di Jonathan è un tesoro dello spirito che non si può comprare e che le tarme e la ruggine non possono consumare né i ladri scassinare e rubare “.

E’ poco noto che Bibi sul terrorismo ha anche scritto vari libri, dimenticando però che si tratta di un fenomeno nato nel 1946 a Gerusalemme con l’attentato sionista all’hotel King David contro gli “occupanti” inglesi, che uccise 91 persone (28 inglesii, 41 arabi, 17 ebrei e 5 persone di diversa nazionalità ). Qualche titolo: nel 1986 “Terrorismo: Come l’ovest può vincere “, nel ’91 “Terrorismo internazionale: Sfida e risposta ” e nel ’95 “Terrorismo di lotta: Come le democrazie possono sconfiggere il terrorismo nazionale e internazionale”.

L’anno seguente, 1996, gli statunitensi Douglas Feith e Richard Perle prepararono per Netanyahu il documento politico intitolato: “Taglio netto: una nuova strategia per la sicurezza del Regno”, che auspicava una serie di guerre e rovesciamenti di governi in Medio Oriente contro Iraq, Siria, Arabia Saudita. Libano e Iran. Feith è tra coloro che nell’Ufficio per la Programmazione speciale (OSP) hanno fabbricato le prove false utilizzate per poter invadere l’Iraq.

Perle, ex sottosegretario alla Difesa con Reagan, è un noto “neocon” che ha fatto squadra con  Donald Rumsfeld e Paul Wolfowitz, rispettivamente ministro  e sottosegretario della Difesa di George W. Bush, per convincere quest’ultimo a invadere l’Iraq e puntare al fantomatico “nuovo Medio Oriente”. Da notare che Wolfowitz con Feith e Rumsfeld dirigeva l’OSP.