Pensioni d’oro. Giovannini, pura demagogia…Nicotri scopre di essere ricco

di Pino Nicotri
Pubblicato il 10 Ottobre 2013 - 17:21| Aggiornato il 11 Ottobre 2013 OLTRE 6 MESI FA

Certo, mettere mano a questi cahier de doleances significa farsi dei nemici in grado di difendersi perché molto bene inseriti nella realtà sociale, produttiva, occupazionale, ecc., nemici quindi in grado di reagire organizzando forti proteste. I pensionati, invece, anche se “d’oro” sono ormai “fuori dal giro”, cioè fuori gioco. Non possono organizzarsi nei luoghi di lavoro perché non ne fanno più parte, e questo è il motivo per il quale fino ad oggi sono rimasti a terra tutti i tentativi di creare e far crescere il partito dei pensionati, capace anche di eleggere dei propri parlamentari. Oggi però grazie al web, ai social network, ecc., un partito dei pensionati può essere possibile. Non s’è forse basato soprattutto sul web il movimento creato da Beppe Grillo? Già prima che se ne accorgesse il suo guru Gianroberto Casaleggio era chiaro che la realtà virtuale del web poteva essere utilizzata per creare alcune realtà reali, sia in fatto di amicizie e relazioni personali sia in fatto di associazionismo.

Ho letto su alcuni stimatissimi giornali, che per carità di patria non nomino, che sarebbe segno di buon senso andare a colpire i pensionati “d’oro” non nel mucchio, ma tra coloro che hanno molto lucrato grazie al sistema retributivo finché è esistito, cioè fino al 1995, anno in cui è stato sostituito dal sistema contributivo. Vale a dire: col primo sistema si andava in pensione con un vitalizio calcolato sulla media degli stipendi percepiti a fine vita lavorativa, a prescindere da quanto si era effettivamente versato in contributi previdenziali; col secondo sistema invece la pensione viene calcolata in base al totale dei contributi effettivamente pagati agli istituti previdenziali, INPS, ecc., nel corso della propria vita lavorativa: né più e né meno come gli interessi su un conto corrente bancario vengono calcolati sulla cifra effettivamente depositata in banca e non con altri criteri immaginifici.

In effetti, può parere sensato prendersela con chi ha goduto della pacchia durata fino al ’95, ma c’è un ma: è legittimo e senza grave danno per la credibilità e la popolarità dello Stato che questo si rimangi gli impegni presi fino a ieri con i suoi cittadini diventati pensionati e li calpesti retroattivamente risalendo indietro di decenni? Visto che parliamo di buon senso, è sensato che mentre ci si strappa i capelli invocando la non retroattività della legge Severino, che dichiara decaduti i parlamentari colpiti da condanne definitive, ci si stracci le vesti pretendendo la retroattività multidecennale della bastonatura a danno di cittadini italiani ormai in pensione?

Poniamo la domanda in altro modo: sarebbero felici i giornalisti e i parlamentari paladini di un tale “buon senso” se di punto in bianco i loro stipendi fossero rivisti al ribasso per “equità sociale” rimangiandosi regole e contratti nazionali? Sarebbero felici come inquilini se si vedessero stracciare sotto il naso il contratto d’affitto in vigore per poter aumentare il canone d’affitto “per equità sociale”?

Gli antichi romani seguivano l’imperativo “pacta sunt servanda”, cioè che i patti vanno rispettati. Per Bismarck invece “i patti vengono firmati per essere stracciati al momento opportuno”. Che tipo di comportamento si addice di più a una società civile di un Paese civile? Forse quello di Bismarck, che si regolava così con i nemici della sua Germania? I propri cittadini possono essere visti quindi come nemici, specie quando non possono difendersi perché in pensione? Come che sia, i metodi di Bismarck, non hanno portato fortuna alla sua Germania…

Il brutto sbocco di questo brutto argomento è l’aizzare contro una fetta di pensionati quella che non è affatto “equità sociale”, ma solo invidia, odio e disprezzo verso chi è più fortunato. Di questo passo il ministro della Sanità invocherà l’”equità sociale” aizzando i malati contro i sani di salute, oppure i sani di salute contro i malati perché fanno spendere un sacco di quattrini allo Stato per dare loro la dovuta assistenza sanitaria. Il ministro del Lavoro aizzerà i disoccupati contro chi ha un lavoro, ovviamente con l’eroico aiuto del ministro o del dipartimento della Gioventù, che per non essere da meno non vorrà resistere alla tentazione di una così facile demagogia. Il ministro della Pubblica Istruzione aizzerà contro i liceali chi va in scuole di rango inferiore e contro gli universitari chi non può permettersi di iscriversi all’Università. E via di questo passo verso l’idiozia e il baratro della frantumazione della coesione sociale. Con tutti i pericoli che ne possono conseguire.

E che il risultato sarà solo una maggiore dose di invidia e odio tra gruppi sociali risulta chiaro dal fatto che la Corte Costituzionale ha già rilevato l’incostituzionalità del trattenere più quattrini del dovuto a chi ha una pensione superiore ai 90 mila euro lordi l’anno, pensione – si noti bene – frutto delle cifre versate agli enti assistenziali e non frutto di ruberie o regalie. E’ quindi chiaro che le mene del ministro Giovannini e dei demagoghi, giornalisti “de sinistra” compresi, che per bassi motivi di bottega personale lo appoggiano con entusiasmo, sono destinate a cozzare contro il muro dell’incostituzionalità. Con il risultato, visto come questi politici di basso conio guidano la danza in questione, di fare odiare anche la Corte Costituzionale dalla gran massa di non “pensionati d’oro”.

Complimenti, davvero un bel risultato. Alla faccia dell’”equità sociale”. Che il ministro Giovannini deve avere scambiato per equinità sociale. O più probabilmente per asineria sociale.