Il grave degli insistenti gesti di razzismo verso il ministro Cecile Kyenge non è solo e non tanto il razzismo in sé, bensì il provincialismo e la mentalità da piccolo goliarda di periferia dei quali sono l’espressione e che alimentano giulivi. Tutto ciò indica infatti una mentalità arretrata, gravemente arretrata, che soprattutto nell’epoca della globalizzazione è semplicemente un freno, anzi una zavorra per lo sviluppo non solo civile e culturale, ma anche materiale.
Pensare di poter reggere la concorrenza di giganti come la Cina, l’India, e di potenze emergenti come il Brasile, l’Iran, la Turchia, il Sud Africa, ecc., conservando la mentalità di Pierino che deride chi non è del suo paesino è solo un’illusione. Una grave illusione, che porta diritti al declino anche economico oltre che civile e culturale.
Da sempre in tutto il mondo la civiltà e il benessere economico sono dovuti a scambi e a contaminazioni e l’Italia ne è un bell’esempio con le sue dozzine di popolazioni che una volta erano etnie e che sono arrivate qui da ovunque un po’: dal Medio Oriente, dalla Grecia, dal Nord Europa, dall’Est Europa, dalla costa nord africana, dai Paesi arabi, dall’Albania, dalla Slovenia, ecc. Senza tutto ciò – merci, saperi, culture, religioni, persone – che è arrivato per secoli e secoli in Italia e in Europa grazie alla Via della Seta e alla Via delle Spezie, il Belpaese e l’intera Europa sarebbero fermi chissà quando.
A Roberto Calderoli, purtroppo non nuovo a gesti di irresponsabile goliardia “politica” con esiti anche tragici (vedi il caso della “canotta” con vignetta blasfema contro Maometto esibita al TG1 nel 2006, goliardata che provocò proteste con morti a Bengasi), è il caso di ricordare che i “lumbard” dei quali si vanta di essere un discendente non sono altro che i longobardi, popolo germanico immigrati in Italia senza che nessuno li abbia mai invitati, provenienti originariamente dal basso Elba e infine dalle pianure più o meno della Pannonia. A meno che quelli che si appropriano della discendenza lumbard non siano in realtà quegli italici schiavi dei Longobardi le cui vane speranze di riscatto furono cantate da un lumbard doc, Alessandro Manzoni, nell’Adelchi.
In particolare, proprio Roberto Calderoli si ritrova con un cognome che lo caratterizza semmai come discendente dei detestati “zingari”, per l’esattezza da quei rom tanto specilizzati nella produzione, lavorazione e riparazione di pentole e caldaie da essere diventati l’etnia dei Calderari, detti anche Kalderas e Kalderasha. Nell’aprile 2001 a Cinisello Balsamo, in piena “Lumbardia”, s’è sposata con una grande festa e ospiti da tutta l’Europa la signora Beba Lei Nicolini, principessa dei rom Calderas. Anziché storcere il naso assieme ai vari sindaci leghisti del circondario, Calderoli in quanto discendente dei Kaldera o Kalderasha, avrebbe avuto invece tutto il diritti di partecipare orgogliosamente alla festa…
All’ex ministro Roberto Castelli, che si vanta di essere di discendenza celtica tanto da essersi sposato con quello che lui ritiene sia un rito celtico, è il caso di ricordare che i celti si sono installati nella penisola italiana senza essere stati invitati neppure loro.
E bisognerebbe ricordare un po’ a tutti che la grande quantità di cognomi come Moro, Moratti, Moretti, Morazzoni, Morelli, Morabito, Morucci, Maurilio, Morizio, Moreno, ecc., appartiene a gente che ha quei cognomi perché discende da immigrati africani. Compresi i Moratti orgogliosi titolari dell’Inter nonché industrali del petrolio, cioè a dire dell’”oro nero”.
Ecco perché il razzismo esibito con insistenza contro il ministro signora Kyenge è soprattutto sintomo di onanismo culturale e sottosviluppo civile: due cose che sono un danno non solo per i Calderoli e i loro emuli, ma, ripeto, per l’Italia intera. A partire dai giovani che se non sono dotati invece di apertura mentale e visione non ristretta del mondo si troveranno di fronte a difficoltà ancora più forti nel trovare un lavoro decente e nell’andare avanti. Oltre che nel trovarsi a proprio agio nel mondo o nella sola Italia perché anche lo Stivale sarà ancor più un miscuglio di “diversi”.
Come si vede, non si tratta di fare prediche moraliste più o meno antirazziste, come purtroppo fanno tutti restando di fatto sullo stesso piano dei Calderoli anche se sulla curva opposta. Si tratta invece di capire come stanno in realtà le cose, moralismo a parte. Calderoli s’è scusato e Roberto Maroni, leader della Lega Nord, medita di telefonare alla Kyenge. Ma non è questo il problema, perché, come abbiamo notato, purtroppo non si tratta solo di problemi personali di costoro
I commenti sono chiusi.