Salvini segretario e ministro dell’Interno è possibile? Maroni avverte…

di Pino Nicotri
Pubblicato il 3 Giugno 2018 - 09:04 OLTRE 6 MESI FA
Salvini segretario e ministro dell'Interno è possibile? Maroni avverte...

Salvini segretario e ministro dell’Interno è possibile? Maroni avverte…

Il neo vice premier e ministro dell’Interno Matteo Salvini resterà segretario federale della Lega? Il problema è stato sollevato fin dallo scorso 24 maggio non da qualcuno nei partiti all’opposizione, ma dall’ex governatore della Lombardia Roberto Maroni, leghista della prima ora, in un’intervista a La Stampa. Prima che Giuseppe Conte gettasse  [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play]  la spugna per poi ripensarci. Maroni ha detto chiaro e tondo che il ruolo di ministro dell’Interno è “incompatibile” con quello di segretario della Lega: “Si rischia di creare dei problemi di cortocircuito e questa è una cosa che Matteo non aveva considerato“.

Maroni infatti fa notare che il ruolo di ministro dell’Interno “deve essere istituzionale e super partes, sennò non funziona”.

Si tratta di una critica che si aggiunge a quella per la scelta di Conte come capo del governo. Prima che si scatenasse la tempestina provocata dal “Non possumus” del presidente della Repubblica riguardo la nomina di Paolo Savona all’Economia, Maroni a La Stampa parlando di Conte aveva aggiunto che voci di corridoio davano al suo governo vita breve, con epilogo prima di Natale: “Io credo sia stata solo una scelta superficiale. Alla fine il pressapochismo non paga”.

Il ruolo di Salvini segretario della Lega è già stato contestato senza successo per vie legali, da un suo concorrente alle elezioni interne del maggio scorso. Il ricorso al magistrato era motivato con un cavillo: Salvini era accusato di avere presentato la sua candidatura oltre il termine delle ore 13 dell’11 maggio del 2017. Ora però la faccenda  è diversa e più seria.

Dato che ci siamo, vale la pena notare, per sorriderne, alcune stranezze dei giorni della nostra “più grave crisi istituzionale dal dopoguerra ad oggi” vissuta da urlatori. Una frase di banale ovvietà pronunciata da Guenther Oettinger, Commissario europeo per il Bilancio, riassunta male da un giornalista e riguardante il nesso esistente tra le elezioni di un Paese e l’andamento dei mercati (anche) finanziari, benché fosse la classica scoperta dell’acqua calda, l’abbiamo vissuta come un attentato alla nostra sovranità e ha scatenato le nostre più risentire reazioni di orgoglio nazionalista. Evidentemente ci siamo dimenticati non solo del mare di critiche e contumelie partite dall’Italia contro l’Inghilterra per la sua uscita dalla Comunità Europea, ma anche delle lezioni che ogni santo giorno impartiamo a governi e Stati di mezzo mondo, dalla Cina agli Usa (non solo) di Trump, su come ci si deve comportare. Manca solo che pretendiamo di insegnargli (anche) come si sta a tavola e si fa la pipì.

E a proposito di sovranità nazionale, forse qualcuno potrebbe o dovrebbe sollevare il problema della presenza ancora oggi di bombe atomiche USA sul nostro territorio nazionale: particolare che renderebbe le basi dove sono conservate obiettivo legittimo in caso di guerra degli USA con altri Stati. Poiché si tratta di acqua ormai passata e di un’epoca morta e sepolta, facciamo finta di non sapere che se in Italia il PCI fosse arrivato al governo gli USA, e magari anche la NATO, la nostra sovranità nazionale se la sarebbero messa tranquillamente sotto i piedi.

L’opposizione di Sergio Mattarella a Savona ministro dell’Economia è stata denunciata a squarciagola come onta e nequizia di un tipo mai visto prima. Luigi Di Maio, che a 31 anni è ministro e vice premier del nuovo governo italiano, non è stato il solo a dire e ripetere che mai un Capo dello Stato si era permesso di rifiutare la nomina di un ministro. Il neo vice premier è troppo giovane, all’epoca aveva solo 7 anni, pr ricordare che nel 1994 Silvio Berlusconi si vide rifiutare dal Capo dello Stato Oscar Luigi Scalfareo la pretesa di nominare ministro della Giustizia il proprio avvocato personale Cesare Previti, che venne dirottato alla Difesa. Così come nel 2001, quando Di Maio aveva 14 anni, venne respinta la pretesa della Lega di nominare ministro della Giustizia Roberto Maroni, con alle spalle una denuncia di resistenza a pubblico ufficiale. Maroni andò al Lavoro, e alla Giustizia un altro Roberto: Castelli, leghista pure lui. Però il giovane Di Maio, visto che già siedeva in parlamento,  dovrebbe almeno sapere che nel 2014 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha chiesto di sostituire con Andrea Orlando il magistrato Nicola Gratteri designato da Renzi alla Giustizia.

Fa sorridere, anzi fa proprio ridere, il baillame scatenato in particolare dai 5S contro Mattarella per il suo timore per la reazione dei mercati finanziari all’eventuale nomina di Savona all’Economia. Nel luglio 2011 infatti Beppe Grillo in persona scrisse e pubblicò sul blog ufficiale del suo M5S una lettera all’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano per esigere addirittura le destituzione di Silvo Berlusconi, primo ministro per la quarta volta, e la nomina di qualcun altro,  gradito anche alla Deutsche Bank di quella stessa Germania oggi accusata da Di Maio&C, compreso Savona, di attentare alla nostra autonomia e dignità nazionale.

“L’Italia è vicina al default” esordiva in tono accorato Grillo nella sua lettera, che concludeva così:

“In questa situazione lei non può restare inerte. Lei ha il diritto-dovere di nominare un nuovo presidente del Consiglio al posto di quello attuale. Una figura di profilo istituzionale, non legata ai partiti, con l’unico mandato di evitare la catastrofe”.

Ma restiamo sul leggero. Il neo premier Conte ha detto e ripetuto: “Mi propongo di fare l’avvocato difensore del popolo italiano”.Belle parole. Facciamo finta di non sapere che sono le parole di tutti i premier, e spesso anche di ministri non solo degli Esteri: ma a quali accuse e a quale processo si riferisce il neo premier? L’avvocato difensore infatti, come sa benissimo l’avvocato e docente universitario Conte, è figura che esiste in un processo giudiziario, per difendere il proprio assistito imputato di uno o più reati. Certo, l’espressione si usa anche fuori dai processi veri e propri come semplice modo di dire, ma pur sempre riferito alla difesa da accuse: quali, in questo caso, e lanciate da chi?

Alla simpatica boutade di Conti ha risposto Matteo Renzi con un’altra boutade: “Se lui è l’avvocato noi ci costituiremo parte civile”. E facciamo finta di non sapere che la causa di tutto questo casino e annesse lamentazioni è proprio lui, Renzi: come è noto, tutto è nato dal suo gran rifiuto alla proposta dei 5S di formare un governo assieme. Rifiuto opposto per ripicca alle offese ricevute. Poi si accusano gli altri di confondere la politica coi fatti personali, sentimenti e risentimenti compresi.