ROMA – Che nessuno ami far sapere a tutti quanto guadagna, specie se guadagna molto e i quattrini gli piovono in bocca, è cosa nota e anche ovvia. Lo sfoggio della ricchezza è tipico dei cafoni, e per fortuna non tutti sono cafoni. Di solito è preferita la riservatezza, se possibile anche nei confronti del fisco. Come dice il proverbio, il silenzio è d’oro. E quindi è ancor più d’uopo quando a essere d’oro sono stipendi, benefits e cachet vari. Però il sempre buono, a volte troppo, del programma di Raitre “Che tempo che fa”, cioè a dire Fabio Fazio finto ingenuo e finto trasandato, questa volta l’ha detta grossa:
“… è giusto non pubblicare certe cifre per non avvantaggiare la concorrenza”.
Il che è come dire che le case automobilistiche non dovrebbero far sapere a quale prezzo vendono le proprie auto per non “avvantaggiare la concorrenza” delle altre case automobilistiche. E i ristoranti? Sono talmente sconsiderati da arrivare ad affiggere il proprio menù e il prezzo delle singole portate perfino nelle bacheche sui marciapiedi e sui muri ai lati della porta di ingresso! Al punto che uno prima di entrare può leggere cosa c’è da mangiare e a che prezzo, per poi decidere magari di andare a mangiare da un’altra parte. Che stupidi i proprietari di ristoranti! Non si rendono conto così facendo di “avvantaggiare la concorrenza”?
Stesso discorso per tutti i negozi che accanto a ciò che vendono espongono i cartellini con stampati su i rispettivi prezzi. Tutti stupidi! E ancor più stupido quindi l’obbligo a esporli, i prezzi.
Ma il record del ragionamento oscuro e tirato per i capelli spetta al sottosegretario per lo Sviluppo economico, onorevole Antonello Giacomelli. Quando è stata approvata la strana legge che rende segreti i compensi pagati dalla Rai alle cosiddette star televisive, vale a dire a conduttori, giornalisti e artisti, ecco che Giacomelli ha spiegato il perché del segreto:
“non per una questione di privilegio”,
ma perché
“per una star il dato che deve essere conosciuto è il dato aggregato del programma”
e non ci deve essere
“alcun intento di colpire singole personalità”.
Ma allora perché, per esempio, dei calciatori si strombazzano invece le cifre che intascano quando vengono strappati a suon di milioni di euro da una squadra all’altra? E per i manager e i dirigenti privati e pubblici?
Stando all’onorevole Giacomelli, il dato da rendere noto dovrebbe essere semmai solo “il dato aggregato” della squadra acquirente.
Spiace doverlo dire, ma l’unica conclusione che si può trarre da questa strana imposizione del segreto è che governo e Rai sappiano benissimo che i vari Fabio Fazio, Luciana Littizzetto, Massimo Giannini, Massimo Giletti, ecc. non valgono le cifre che percepiscono, ma per motivi che odorano di sottogoverno non possono ammetterlo.
In effetti, le cifre che comunque sono circolate, centinaia di migliaia di euro l’anno, appaiono esagerate, se non spropositate. In considerazione anche dei sacrifici che vengono chiesti sempre di più a tutti.
O meglio, quasi a tutti.