Vaticano e morale. Il Papa condanna i politici: da qual pulpito

di Pino Nicotri
Pubblicato il 15 Ottobre 2012 - 07:17 OLTRE 6 MESI FA

Il Papa torna alla carica. A poche settimane dall’esortazione ai politici cattolici di non scendere a patti per quanto riguarda una serie di diritti civili che la Chiesa vuole siano negati ai cittadini italiani, ecco che se la prende con i politici variamente accaparratori e immorali. Giusto. Però non si può fare a meno di dire “Da che pulpito!”

Oltre allo scandalo del “corvo”, il maggiordomo che ha collezionato più di ottanta scatoloni pieni di documenti riservati del Papa e dintorni, troppi per essere destinati solo a un giornalista amico, c’è la perenne piaga della banca del Vaticano, il famoso e un po’ famigerato IOR, acronimo di Istituto per le Opere di Religione. Negli anni ’80 al centro dello scandalo del crack del Banco Ambrosiano, con annesso “suicidio” del suo amministratore delegato Roberto Calvi, che a furia di dare soldi a papa Wojtyla per finanziare l’anticomunismo in Polonia fece saltare il Banco.

Negli anni ’90 tra i protagonisti dello scandalo di Tangentopoli, visto che i quattrini della maxi tangente Enimont miliardaria in lire di allora, come dire multi milionaria in euro oggi, sono transitati anche per quell’istituto grazie al suo correntista Luigi Bisignani, lo stesso che dopo avere fatto parte della loggia P2 è ritornato agli onori delle cronache dell’anno scorso per la cosiddetta P4, una delle tante “cricche” che mescolando di tutti e di tutto un po’ bada agli affari per fare quattrini e favorire le carriere.

E tra gli otto “Gentiluomini di Sua Santità” s’è scoperto il nome di Angelo Balducci, anche lui nei guai per eccesso di disinvoltura in appalti e dintorni. Senza dimenticare la P3, che con l’appoggio della Curia de L’Aquila puntava tra l’altro a mettere le mani su almeno una bella fetta dei soldi della ricostruzione dopo il terremoto che ha messo in ginocchio il capoluogo abruzzese.

L’elenco è lungo. A noi basta ricordare ancora solo due o tre cose:

– l’inaudito silenzio omertoso, lungo ormai 30 anni, del Vaticano su tutto ciò che riguarda la scomparsa della sua giovane cittadina Emanuela Orlandi, scomparsa il 22 giugno 1983. Più volte nell’arco di questi 30 anni gli inquirenti in privato si sono sfogati: “Non vogliono che si indaghi in Vaticano perché dovunque si metta il naso si scoprono scandali, malversazioni e ruberie di ogni tipo, dalle “stranezze” dello IOR alla pedofilia, dalle sregolatezze sessuali al lucro privato approfittando di qualunque occasione”.

– L’ordine scritto impartito nel 2001 a tutti i vescovi del mondo di tacere alle rispettive autorità civili tutti i casi di pedofilia e di abusi sessuali con adescamento di maggiorenni nel corso delle confessioni. L’ordine porta la firma di Ratzinger, il papa attuale, e di Raffaele Bertone, l’attuale Segretario di Stato vaticano, in quanto all’epoca rispettivamente Numero Uno e Numero Due della Congregazione per la dottrina della fede.

La quantità di scandali favoriti o provocati da quell’ordine dagli Usa all’Australia, passando per l’Austria, la Polonia e l’Irlanda, è ormai nota. Ed è costata lo scandalo in Polonia e Irlanda di due ex stretti collaboratori di papa Wojtyla: monsignor Julius Paetz, responsabile dell’Anticamera di Wojtyla e da questi inviato nella natia Polonia, dove stava per diventare il primate dell’intero Paese, e monsignor John Magee, segretario di Wojtyla, che lo inviò nella natia Irlanda. Il primo venne letteralmente cacciato dal governo polacco, che costrinse il Vaticano a riprenderselo, il secondo ha dovuto dimettersi da primate dell’Irlanda dopo che una inchiesta ordinata dal governo aveva dimostrato la sua prolungata copertura a centinaia di preti pedofili.

– L’impresentabilità dello IOR, cioè a dire delle finanze del Vaticano. L’apposita commissione internazionale incaricata di assegnare i voti alle banche che chiedono di far parte di Maneyval, cioè di entrare nella “white list” dell’Ocse, vale a dire nel consesso mondiale degli istituti più trasparenti e quindi affidabili, ha sempre negato di promuovere lo IOR, ritenuto poco trasparente e a rischi di riciclaggio di danaro di origine criminale.

Vedi per esempio: https://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/ior-riciclaggio-legge-vaticano-europa-1163030/ .

E certo Non a caso Ettore Gotti Tedeschi riferendosi alla sua cacciata dallo IOR in un memoriale consegnato alla sua segretaria ha scritto: “Tutto è cominciato quando ho chiesto di avere notizie sui conti che non erano intestati ai prelati”. Lo scrive in un memoriale consegnato alla segretaria con la richiesta di consegnarlo a tre persone “nel caso fosse successo qualcosa”.

Poi quel qualcosa è successo: è stato sfiduciato dal consiglio d’amministrazione dello Ior. Il memoriale è finito nelle mani della magistratura italiana dopo che l’ennesimo scandalo delle varie “cricche”, questa volta intente a mungere l’azienda di Stato italiana Finmeccanica, ha provocato arresti, denunce e perquisizioni. Il Corriere della Sera ha scritto senza remore che i conti correnti dello IOR sui quali Gotti Tedeschi voleva avere notizie erano “depositi riconducibili a politici, faccendieri, costruttori, alti funzionari dello Stato. Ma anche a personaggi ritenuti prestanome dei boss della criminalità, come emerge da un’inchiesta avviata dalla procura di Trapani secondo cui all’Istituto per le Opere religiose potrebbero essere arrivati addirittura parte dei soldi del latitante Matteo Messina Denaro”.