Orsini tribuna e pulpito liberi dalla Berlinguer. Ma a pagamento è show

Bianca Berlinguer ingaggia Alessandro Orsini per titoli e meriti al "dissenso". Opinioni e parole di Orsini libere in Rai. Ma perché retribuite? Libertà d'opinione si sentirebbe lesa in dignità se sottoposta a bonifico e fattura. Non così l'intrattenimento. Paolo Mieli propone "sottopancia" tv con scritto "Retribuito-Non Retribuito".

di Riccardo Galli
Pubblicato il 24 Marzo 2022 - 11:01 OLTRE 6 MESI FA
Orsini tribuna e pulpito liberi dalla Berlinguer. Ma a pagamento è show

Orsini tribuna e pulpito liberi dalla Berlinguer. Ma a pagamento è show

Sorprendersi perché il tutto accada nello spazio Rai gestito da Bianca Berlinguer è incongruo. Non c’è nessuna sorpresa, anzi la scelta di ospitare (ospite fisso per almeno sei puntate di Carta Bianca) Alessandro Orsini è coerente e susseguente ad una adolescenza culturale che la conduttrice incarna e dalla quale non sembra mai uscita. Bianca Berlinguer ha detto di aver chiamato Alessandro Orsini perché lei “ama il dissenso”. Il dissenso da cosa non è questione che, secondo la Berlinguer, faccia parte del mansionario della cittadinanza, dell’essere cittadino. Dissenso è cosa buona a prescindere, negli anni giovanili della Berlinguer questo apparve a molti come valore. Poi purtroppo il valore si è trasformato in canone, quindi è degradato ancora in format.

Format mentale più ancora che televisivo. E lì la Berlinguer è. La chiamata di Orsini per meriti e titoli al dissenso è in fondo nella stessa logica con cui in Carta Bianca si è assegnato al montanaro Corona il ruolo di maestro di filosofia della vita. Si segue e persegue l’applicazione stolida del principio per cui chi è contro è sempre buono, si elabora e rumina sempre e solo il pensiero minimo di giornalismo che si crede progressista perché è “contro” ma è solo superficiale e spesso presuntuoso giocare al “bastian contrario”. Ogni botte dà il vino che ha e un bagaglio culturale cristallizzato nell’unica e sola categoria concettuale di potere contro gente non è un viaggiare leggero nella Storia e nel mondo, è consegnarsi alla superficialità programmatica chiamandola pomposamente “confronto delle opinioni”.

Le opinioni e parole di Alessandro Orsini

Alla grossa sono quelle della Russia provocata alla guerra dall’Occidente, dalla Nato. Della Russia più o meno obbligata alla guerra. Della “complessità” che sconsiglia di aiutare gli ucraini e consiglia una neutralità non priva di comprensioni verso le ragioni di Putin. Della diffidenza e denuncia della “propaganda occidentale” e del “pensiero unico” delle democrazie liberali e della doverosa rivalutazione dell’informazione che viene dalla propaganda russa. Insomma (ma questo Orsini non lo dice esplicitamente, però chi vuol capire…) si dia alla Russia un bel po’ di quel che vuole, la si smetta di aiutare l’Ucraina, si arrendano questi ucraini che se li bombardano in fondo è colpa loro e sempre ci si ricordi che la causa prima di ogni disastro, misfatto e ingiustizia nel mondo sono queste democrazie occidentali.

Devono risuonare, circolare in Rai queste opinioni e parole di Alessandro Orsini e di altri che ne hanno di analoghe? La risposta alla domanda è: sì. Parole e opinioni siano libere e che sia possibili ascoltarle anche in Rai. Occorrerebbe, nel farle ascoltare, competenza e conoscenza, coscienza e cultura, responsabilità e professionalità che nel caso non ci sono o non vengono mostrate. Ma questo è altro tema, la risposta alla domanda se avere o no Orsini ed altri Orsini in onda è un sì.

Ma le opinioni non sono euro

Però, però…molto però. Grande però: viene comunicato che Alessandro Orsini va dalla Berlinguer non come ospite o professore che esprime un’opinione (come ad esempio fanno in molti, uno tra i tanti Lucio Caracciolo dalla Gruber). Ad Orsini un trattamento da consulente, ad Orsini una retribuzione Rai che non importa sia tanto o sia poco (dicono e scrivono che sarebbero duemila euro a puntata). Importa che ci sia la retribuzione. Perché il fatto che ci sia retribuzione identifica e qualifica la natura dell’ingaggio e della prestazione professionale: show, spettacolo tv. Libertà d’opinione non ha bisogno di euro per esprimersi.

Libertà d’opinione si sentirebbe lesa in dignità se sottoposta a bonifico e fattura. L’intrattenimento invece giustamente viene remunerato, non per questo perde dignità. Pe distinguere, perché chi sta davanti alla tv possa sapere, Paolo Mieli con la consueta lucida amarezza propone un “sottopancia”, una indicazione visiva, insomma un vedere sotto ognuno che va a parlare in tv la scritta “retribuito” oppure “non retribuito”. Per sapere appunto se è dissenso o show del dissenso.