Sotto l’accordo la banca crepa. Cercasi capitali disperatamente

di Paolo Forcellini
Pubblicato il 28 Ottobre 2011 - 12:38 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Berlusconi gongola perché la sua “lettera” è stata accolta positivamente dal Consiglio europeo di Bruxelles. Da abilissimo venditore di fumo ha spacciato per “piano di risanamento e sviluppo” una serie di intenzioni irrealizzabili (con la sua precaria maggioranza) e persino una riforma “fantasma” (delle pensioni) che non aggiunge nulla alla legislazione già vigente.

Controprova della “missione compiuta” dal Cavaliere? I mercati brindano. Ma è proprio tutto oro quel che luccica? Non sarà che per caso il cacciatore è finito sullo spiedo? Non sarà che, mentre Silvio s’imbrodava per il successo conseguito, qualcuno dei nostri partner dell’Eurogruppo si sfregava le mani nei corridoi brussellesi per averci rifilato una “sola”? La delegazione italiana si asciugava il sudore della fronte, soddisfatta per aver superato, anche se solo per il rotto della cuffia, il difficile esame di “Teoria del risanamento e dello sviluppo” cui era stata sottoposta da parte dei partner più potenti.

E non si accorgeva, o faceva finta di non accorgersi pur di tornare a casa con un 18 sul libretto, della polpetta avvelenata servita con gli accordi di quella memorabile serata di mercoledì 26 ottobre, un boccone assai indigesto per il sistema bancario nostrano. Il risultato senza dubbio più concreto e consistente del vertice riguarda l’intesa sulle banche e, ad essa strettamente connessa, quella sull’haircut del debito sovrano della Grecia.

I titoli ellenici nei portafogli delle banche europee verranno svalutati del 50 per cento. Com’è noto, a parte le aziende di credito greche che possiedono circa 40 miliardi di bond della madrepatria, a soffrire del taglio sono in particolare le banche francesi e tedesche che si ritrovano in pancia dei bei pacchettoni di bond ateniesi (limitandoci alle più grosse, si tratta di quasi cinque miliardi complessivi per le sole Bnp Paribas e Société Générale e di 2,2 per la Commerzbank). Il drastico “taglio di capelli” costerà alle banche europee (Bce esclusa) almeno una trentina di miliardi. Per far fronte a questa perdita, e agli altri e anche più massicci rischi all’orizzonte, dovrà essere portata in porto una consistente ricapitalizzazione delle banche cosiddette “sistemiche” (le più grosse, quelle “too big to fail”): il Consiglio europeo ha valutato servano complessivamente circa 106 miliardi di euro.