Prestito forzoso: comprare i Btp, per legge o per amore

di Paolo Forcellini
Pubblicato il 10 Novembre 2011 - 09:00 OLTRE 6 MESI FA

foto Lapresse

ROMA – Nella sfortuna di essere incappato in una tremenda crisi economico-finanziaria internazionale, il governo Berlusconi quater ha avuto un grande stellone: nel 2009 e nel 2010 gli interessi che ha dovuto pagare sul debito pubblico sono stati di circa 71-72 miliardi annui, molto meno che negli anni precedenti.

Nel 2011 quell’importo è salito, a causa di un sensibile aumento dei tassi, ma l’anno prossimo, se lo spread (il differenziale d’interesse) rispetto ai bund tedeschi dovesse mantenersi ai livelli odierni o addirittura aumentare (ipotesi tutt’altro che da esludere), vale a dire attestarsi sul cinque per cento o più, il costo complessivo degli interessi sui titoli di Stato italiani potrebbe salire a una novantina di miliardi: quasi 20 più che negli anni scorsi, una decina più del 2011, otto più delle previsioni che si facevano ancora all’inizio dell’estate scorsa sulla base di un rendimento del 4,8 per cento sui titoli decennali.

Sono infatti circa 330 miliardi i titoli che fra oggi e il 2012 dovrebbero venire rinnovati ai nuovi, esosi tassi (ora ci stiamo avvicinando al sette per cento) e il maggior costo della nuova provvista comincerebbe a incidere sul complessivo servizio del debito. Inutile aggiungere che se la situazione dovesse perdurare per qualche anno tutti i nostri titoli pubblici (che hanno una vita media di circa sette anni) sarebbero gravati dai maggiori interessi e la situazione diverrebbe esplosiva.

Ma limitiamoci alla prospettiva, non troppo lontana, di dover spendere l’anno prossimo in interessi 20 miliardi più che nel 2009 e 2010. Si tratta di un importo all’incirca pari a quello di una media legge di stabilità: nuovi tagli alla spesa pubblica e al welfare e nuove tasse basterebbero solo a coprire l’aumento dei costi per piazzare il debito; altri ancora ne servirebbero per raggiungere il pareggio di bilancio promesso nel 2013 e ancor più per avviare un processo di riduzione del debito. Uno scenario apocalittico: a questo ci ha portati l’irresponsabile politica del Caimano. E’ chiaro che nelle prossime settimane e mesi dovrà intensificarsi la discussione – e possibilmente le decisioni – per individuare nuovi i comparti di spesa ridimensionabili e le modalità per conseguire nuove entrate. La velocizzazione dell’eliminazione delle pensioni di anzianità e dell’aumento dell’età di pensionamento femminile, la firma di un accordo con la Svizzera per tassare i capitali italiani esportati in quel paese, qualche forma di patrimoniale: da queste scelte sarà difficile poter continuare a sfuggire.