Aiuti tramite il Fmi e prestiti lunghi alle banche: due idee per la Bce

di Paolo Forcellini
Pubblicato il 26 Novembre 2011 - 08:00 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Ci vuole un bel coraggio a essere ottimisti sulle possibilità di superamento della crisi economico-finanziaria dell’eurozona in questi giorni di spread ai massimi storici e di quotazioni di Borsa in picchiata. Vogliamo comunque provarci, a dispetto delle evidenze empiriche e dei deludenti risultati del vertice a tre fra Merkel, Monti e Sarkozy. Negli ultimi giorni sono state affacciate un paio di ipotesi di nuove modalità di intervento, sui mercati dei debiti sovrani e a sostegno dei sistemi bancari, le quali potrebbero almeno parzialmente superare le impasse politiche e i veti incrociati dei membri dell’eurogruppo che hanno fin qui impedito di porre un argine efficace al progressivo precipitare della crisi.

L’ostacolo principale, com’è noto, è il netto rifiuto della Germania a consentire che la Banca centrale europea svolga un ruolo di prestatore di ultima istanza, si accolli cioè quella parte dei debiti sovrani che i mercati rifiutano di acquistare a tassi “ragionevoli”. Al tempo stesso vi è l’opposizione, sempre tedesca, all’emissione di eurobond, con garanzia solidale di tutti i paesi dell’eurozona, in totale o parziale sostituzione dei titoli nazionali. E’ inutile nascondersi, d’altro canto, che i veti di Berlino, oltre a poggiare su argomenti almeno in parte condivisibili (mettere un alt alla finanza allegra di alcuni paesi; evitare spinte inflazionistiche; non addossare ai cittadini tedeschi oneri altrui; ecc.), riguardano strumenti di intervento sull’economia la cui implementazione richiede non poco tempo, per motivi politici e tecnici. Ad esempio, assegnare un ruolo di prestatore di ultima istanza alla Bce significa modificare i trattati, operazione di lunga lena e di incerto esito.

Senza continuare a infilarci in vicoli ciechi, dunque, conviene dare briglia sciolta alla creatività, all’invenzione di nuove strade che non saranno né autodstrade né superstrade, ma probabilmente viottoli e tratturi: l’importante è che contribuiscano a portarci verso il risultato che ci proponiamo e cioè a tranquillizzare i mercati e a riprendere un percorso di sviluppo abbandonato ormai da tutti, Germania inclusa. In questa direzione va, ad esempio, la richiesta, rivolta dal neo premier Mario Monti a Frau Angela e a Monsieur le President Nicolas, di tener conto, nei programmi di progressivo azzeramento del rapporto deficit/Pil, degli effetti di un peggioramento delle previsioni di crescita del Pil, onde evitare di costringere alcuni paesi a “disumane” politiche lacrime e sangue e di dare ulteriori spinte alla recessione incombente. Su questo terreno Francia e Germania hanno i loro bravi scheletri nell’armadio e difficilmente potranno opporsi alle ragionevoli richieste italiane. Ma altre due proposte di intervento potrebbero produrre risultati ancor più significativi e in tempi brevi, quali la situazione impone.