Riccardo Torta omicida della sega gigante buono in romanzo..

di Paolo Forcellini
Pubblicato il 19 Gennaio 2016 - 08:29 OLTRE 6 MESI FA
Riccardo Torta in un romanzo di Paolo Forcellini: a scuola..

Riccardo Torta sulla ambulanza del 118. Paolo Forcellini, suo compagno in prima elementare a Venezia, si è ispirato a lui per un personaggio del suo primo romanzo

ROMA – Riccardo Torta nel ricordo di Paolo Forcellini: erano compagni di scuola alle scuole elementari a Venezia e a Riccardo Torta Paolo Forcellini si è ispirato per un personaggio di un romanzo. Solo che nel libro di Forcellini il gigante cui Riccardo Torta ha fatto da modello era un gigante buono, quello della vita reale, il vero Riccardo Torta, era matto e cattivo.

Riccardo Torta ha ucciso con una motosega la zia venerdì sera, 15 gennaio 2016, a Mestre. Paolo Forcellini lo ricorda così.

La notizia è su tutti i giornali: venerdì sera a Mestre un uomo con disturbi mentali di 68 anni ha ammazzato la zia in modo cruentissimo, servendosi di una motosega, tenendo poi in scacco per alcune ore le forze di polizia. Riccardo Torta detto Ricky era mio compagno di scuola in prima elementare, alla “Scarsellini” di Venezia.

Già allora era assai grande e grosso, una forza della natura, un terremoto che la maestra faticava a gestire. Poi fu bocciato, allora usava, e lo persi di vista. I genitori, se ben ricordo, gestivano un negozio di prodotti per il bricolage dalle parti di Palazzo Grassi, erano benestanti.

Sentii riparlare di Ricky parecchi anni dopo: il giovane gigante aveva sollevato un “masegno” (quei pietroni da decine di chili che pavimentano la Serenissima), lo aveva portato in cima al ponte dell’Accademia e lo aveva fatto cadere su un motoscafo della Guardia di Finanza, uccidendo una Fiamma gialla.

La vicenda di oltre quarant’anni fa mi era rimasta impressa. Così nel 2013, scrivendo il mio primo thriller (“La tela del Doge”, Cairo editore), avevo costruito uno dei personaggi sulla falsariga di Ricky, vicenda del “masegno” inclusa. Il mio però era un gigante buono che dopo le fatali follie giovanili si redimeva e approdava a una vita felice. La storia del gigante vero, invece, si è conclusa ieri nel peggiore dei modi.