Beauty contest addio? Decisione inevitabile

di Paolo Gentiloni
Pubblicato il 10 Aprile 2012 - 17:10 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Passera sta per mettere la parola fine sul beauty contest, strilla stamattina Repubblica in prima pagina. Ed è lo stesso Ministro ad aver assicurato al cronista del quotidiano romano che la procedura di assegnazione gratuita delle frequenze televisive sarà in effetti azzerata alla scadenza prevista, ossia entro il prossimo 19 aprile. Una decisione certamente contrastata sul piano politico, ma ormai inevitabile: il Governo Monti che chiede rigore e sacrifici non poteva certo confermare un regalo tanto prezioso a Mediaset e dintorni. Tanto più dopo che frequenze analoghe erano state pagate pochi mesi prima (settembre 2011) oltre 3 miliardi da Tim, Wind e Vodafone.

E dopo che alla Camera tutti i gruppi, ad eccezione del Pdl, avevano chiesto di bloccare la procedura voluta dal precedente Governo. Corrado Passera è atteso ora al secondo tempo di questa partita, senza dubbio molto più complesso del puro e semplice azzeramento del beauty contest.

Due obiettivi vanno perseguiti dal Governo.

Primo, ricavare il massimo possibile dall’asta, almeno un miliardo secondo la stima più recente (Mediobanca).

Secondo obiettivo: assegnare le frequenze secondo una strategia a prova di futuro. E dunque tenere conto della recentissima decisione dell’Itu, le Nazioni Unite delle telecomunicazioni, di destinare al mobile 4G non solo la banda 800Mhz, quella andata all’asta in settembre, ma, dal 2015, anche la 700Mhz, ossia la banda in cui si trovano vari canali Mediaset e la metà dei multiplex del beauty contest. Il fatto è che questi due obiettivi, la cassa e il futuro, potrebbero entrare in rotta di collisione. E non sarebbe la prima volta.

Per alzare la base d’asta il Governo non può spingersi fino a pregiudicare ben al di là del 2015 le frequenze necessarie al futuro di Internet. E nel salvaguardare questo futuro non può certo accettare un’asta talmente low cost da apparire un beauty contest mascherato. Riflettori accesi dunque sulle decisioni che Agcom e Governo prenderanno. Si spera, per la prima volta da venti anni, senza pagare prezzi troppo alti agli interessi di Mediaset.