Pensionati. Blocco perequazione su 15 anni crollo potere di acquisto del 40-50%,

di Michele Poerio *
Pubblicato il 12 Febbraio 2014 - 07:34 OLTRE 6 MESI FA
Pensionati. Blocco perequazione su 15 anni crollo potere di acquisto del 40-50%,

Foto Lapresse

Pensionati e welfare. Il blocco della perequazione nei prossimi 15 anni determinerà un abbattimento del potere di acquisto delle pensioni del 40-50%, senza considerare che i pensionati già contribuiscono al fisco per un terzo delle entrate totali.

Franco Abruzzo mi ha chiesto di affrontare il tema del welfare in rapporto all’attuale situazione degli anziani e in particolare dei pensionati. Secondo un recente rapporto CNEL-ISTAT, alla luce di un nuovo benchmark,il cosiddetto BES,acronimo di benessere equo e sostenibile,il numero degli italiani e dei pensionati in particolare,in grave stato di deprivazione materiale è passato, nel corso del 2012, dal 7,1 all’11,5%.

Questo indicatore che possiamo considerare come un nuovo modo per misurare lo stato di salute del Paese, scatta quando un soggetto ha problemi per almeno quattro bisogni fondamentali su una lista di nove. Bisogni come riscaldare la casa, avere un pasto adeguato nemmeno tutti i giorni ma almeno uno su due,non potere sostenere spese improvvise per almeno 800 euro, essere in arretrato con il pagamento dell’affitto.

Dal che emerge che 6,9 milioni di famiglie sono in emergenza economica. Cambiano gli acronimi ma in fondo il risultato non è poi molto diverso rispetto a ciò che da tempo la continua diminuzione del nostro prodotto interno lordo ci racconta. Più che di benessere sarebbe meglio parlare di malessere diffuso e crescente da rovesciare addosso, come un rigurgito, ai partiti politici.

Il rapporto, oltre che la deprivazione materiale, prende in considerazione dodici aree che leggono lo stato di salute del Paese anche da un punto di vista sociale. Tutti bocciati senza riserve. I politici sono inchiodati su un 2,3 di gradimento che su una scala da 0 a 10 equivale ad un verdetto senza possibilità di appello; il Parlamento si attesta su un misero 3,6,le amministrazioni locali su 4 e la giustizia su 4,4.

Insufficienze gravi da cui si salvano solo i vigili del fuoco che ottengono un brillante 8,1 e le forze dell’ordine un discreto 6,5.

In questa situazione drammatica nella quale l’assistenza ed il welfare in generale è in caduta libera, alcuni politici continuano pervicacemente ed ottusamente a penalizzare i soliti noti: classe media e pensionati.

Il governo blocca la rivalutazione delle pensioni superiori ai 3.000 euro lordi mensili, blocco che nei prossimi 15 anni determinerà un abbattimento del loro potere di acquisto del 40-50%, senza considerare che questi pensionati già contribuiscono al fisco per un terzo delle entrate totali e senza considerare che questi pensionati rappresentano il più importante ammortizzatore sociale per milioni di figli e nipoti disoccupati o sottoccupati.

Il nostro centro studi, su dati ISTAT e del CNEL, ha calcolato il welfare sostitutivo delle famiglie italiane che ammonta a circa 22 miliardi di euro anno di cui oltre 6 miliardi per l’aiuto ai circa 6 milioni di figli maggiorenni disoccupati o sottoccupati. Le badanti (1.100.000) costano annualmente alle famiglie 11 miliardi.

Concludo ponendo ai signori politici una condizione preliminare per ogni iniziativa di rigore riguardante le pensioni: prima di decidere alcunché sulle pensioni della gente comune, debbono ridurre drasticamente i loro vitalizi che maturano in tempi scandalosamente brevi.

* Presidente Nazionale Federspev -Socio Fondatore UNP@IT