Pensioni e evasioni. Di Maio ama le minime con casa e conto in banca

di Pino Nicotri
Pubblicato il 1 Agosto 2018 - 06:30 OLTRE 6 MESI FA
pensioni di maio

Pensioni e evasioni. Di Maio ama le minime con casa e conto in banca

Conosco non pochi pensionati e futuri pensionati – elettrauto, gommisti, idraulici, elettricisti, artigiani e lavoratori autonomi vari, baristi, gelatai, titolari di trattoria, negozianti vari, massaggiatori, fisioterapisti, barbieri, parrucchieri,  [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] professionisti vari, specie in campo medico sanitario – che hanno notevoli conti in banca, certo molto superiori al mio, ma hanno o avranno una pensione minima. Il motivo è che nella loro vita lavorativa hanno pagato e pagano l’Iva il meno possibile ed emesso raramente ricevute fiscali e fatture, e hanno preferito invece accumulare soldi in banca evitando di pagare cifre adeguate di contributi previdenziali per la futura pensione. Finché si è giovani o comunque non si arriva a superare la soglia delle 60 primavere alle spalle quasi nessuno pensa alla vecchiaia e annessa pensione.

Il loro primo ritornello era ed è:

“Ti faccio pagare X senza fattura, ma se vuoi la fattura devi pagare di più, devo farti pagare l’Iva”.

L’altro loro ritornello era ed è:

“Mica sono fesso! Mi tengo i quattrini in banca, li investo in azioni o titoli di Stato che mi rendono ben di più di quanto mi darebbe di pensione lo Stato o la cassa previdenziale autonoma. Tanto mal che vada mi daranno comunque la pensione minima e io camperò con i proventi dei soldi investiti: azioni, un paio di appartamenti, titoli di Stato, ecc.”

“Lo Stato lo faccio fesso due volte perché,  oltre a fottergli la pensioncina, coi risparmi compro anche titoli di Stato, che rendono bene”.

Rendono bene, si noti, perché lo Stato deve venderne il più possibile per far fronte al debito pubblico, che in parte non trascurabile è provocato proprio dalla massa di evasori che campano o arrotondano coi titoli di Stato comprati coi quattrini che avrebbero dovuto invece versare al fisco.

E ora il governo leghista a cinque stelle vuole premiare anche proprio quei furbi che lo hanno fatto fesso due volte! Per giunta, li vuole premiare a spese di chi invece non ha fatto il furbo e le tasse le ha sempre pagate perché trattenute direttamente dallo stipendio, che fosse di piombo, rame, argento o d’oro.

Se fossero seri, i governanti dovrebbero prima di tutto fare una cosa che purtroppo nessuno ha mai voluto fare, vale a dire separare la previdenza, quella che campa coi soldi di contributi previdenziali pagati dagli onesti, dall’assistenza, che garantisce agli “incapienti”, come li chiamava Matteo Renzi, almeno la sopravvivenza, oltre all’assistenza medico sanitaria del sistema sanitario pubblico. E poi prima di aumentare le pensioni basse dovrebbe controllare il conto in banca dei relativi titolari e verificare se e quante proprietà immobiliari, azioni e titoli di Stato possiedono. Altrimenti si fa solo retorica, oltre a farsi prendere per il culo e inculcare sempre più l’idea, non del tutto ingiustificata, che nel BelPaese essere onesti significa essere fessi. Meglio delinquere.

Contrariamente al proverbio, forse il mondo non è dei furbi: ma il BelPaese sì.