Pensioni, soldi, contributi…Perchè pagano solo i pensionati

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 8 Maggio 2015 - 13:43 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni, soldi, contributi...Perchè pagano solo i pensionati

Foto d’archivio

ROMA – Giuseppe Turani ha scritto questo articolo dal titolo “Pagano i pensionati”, anche sul sito Uomini & Business.

Dice il sottosegretario Zanetti: “Restituire l’adeguamento delle pensioni sopra i 5 mila euro è ingiusto”. Come si sa il governo Monti bloccò l’adeguamento delle pensioni sopra i 1400 euro lordi al mese. La Corte costituzionale ha stabilito che il provvedimento era sbagliato e che i soldi vanno restituiti ai pensionati. Da qui l’affermazione del sottosegretario (ingiusto restituire i soldi sopra i 5000 euro di pensione). L’errore è di due tipi: letterario e di sostanza.

Sul primo punto, bisognerebbe che il governo dicesse: non abbiamo i soldi per restituire l’adeguamento (cosa vera). Se si dice che non è giusto, significa che poiché sopra i 5 mila euro è già una bella pensione, lo Stato li può trattare come vuole, fregandosene dei loro diritti e della stessa sentenza della Corte. In sostanza: chi ha un buon reddito è considerato un nemico del popolo e quindi lo si può maltrattare.

Tutto ciò ha solo un effetto deprimente: perché darsi da fare, ingegnarsi, faticare, se poi arriva Zanetti e dice che guadagni già troppo e che quindi non devi rompere le scatole? Perché devi andare a specializzarti all’estero, se poi è il governo che stabilisce quanto devi guadagnare?

Ma questa è solo la parte diciamo sociologica. Poi c’è la sostanza. I soldi in effetti non ci sono, non ci sono mai stati. Quando il governo Monti prese quella decisione (il blocco delle pensioni sopra i 1400 euro) probabilmente sapeva che si stava muovendo su un terreno scivoloso. Ma c’era un disperato bisogno di soldi, e quindi si lanciò. La Corte costituzionale, però, ha visto l’ingiustizia e ha detto la sua, creando un grosso problema al governo Renzi.

La vicenda (al di là di come andrà a finire) insegna però una cosa e cioè che lo Stato, già oggi, non è più in grado di garantire lo stesso welfare di cui i cittadini godevano fino a ieri. Sulle pensioni già si era intervenuti alzando l’età minima per andare in pensione e poi bloccando l’adeguamento. Nella sanità sono stati introdotti vari ticket (a pagamento).

Se si guarda a questi eventi con occhio spassionato, si vede che quasi ogni giorno un pezzettino di welfare viene cancellato (in alcune scuole i bambini si portano la carta igienica da casa, esattamente come una volta portavano un pezzo di legna per scaldare la classe con la stufa). Il perché non è un mistero: il welfare costa troppo e quindi lo si riduce.

Ma esisterebbe un’altra possibilità. E’ vero che il welfare costa molto, ma almeno far star bene la gente. L’immenso apparato pubblico italiano, invece, più che altro complica la vita dei cittadini e costa una montagna di soldi. E’ lì che bisogna intervenire per salvare quote crescenti di welfare. Basti pensare a tutti gli sprechi, di cui veniamo a conoscenza ogni giorno, alle migliaia e migliaia di assunzioni clientelari, alle spese folli di quasi tutte le regioni (e anche di alcuni comuni). Sarà sufficiente pensare al fatto che in Italia sono circa un milione e mezzo i cittadini che non producono niente e che vivono alle spalle della politica: non producono reddito, lo consumano e basta. Ecco questa è la foresta da disboscare. Prima di prendersela con i pensionati e con il welfare la politica dovrebbe prendersela con se stessa. E rendersi conto che costa troppo. Una politica cara come questa non possiamo più permettercela.

Se la politica non taglierà se stessa, poco a poco cadranno progressivamente tanti pezzi di welfare. E i cittadini staranno sempre peggio. Poco consolati dal fatto che un milione e mezzo di loro concittadini, invece, se la cavano bene non producendo assolutamente nulla.