Inpgi, il futuro delle pensioni dei giornalisti secondo Marina Macelloni e Mimma Iorio

di Pierluigi Franz
Pubblicato il 12 Ottobre 2017 - 11:34| Aggiornato il 9 Dicembre 2020 OLTRE 6 MESI FA
inpgi-pensioni-giornalisti

Da sinistra: Mimma Iorio, Bepi Martellotta, Marina Macelloni e Raffaele Lorusso

Questo è il Verbale stenografico del 28 settembre 2017 dell’audizione della Presidente INPGI Marina Macelloni e del D.G. Mimma Iorio alla Camera dei Deputati davanti alla Commissione bicamerale degli enti previdenziali privatizzati.

È un documento che ogni giornalista dovrebbe leggere bene fino in fondocompresi gli allegati.

Si parla dei conti dell’Istituto di previdenza dei giornalisti, della gravi crisi dell’editoria che si trascina ormai da anni, del calcolo delle pensioni future INPGI 1, del taglio triennale di quelle in pagamento, del recupero dei contributi previdenziali evasi dalle aziende, della ex fissa Rai e Fieg e del piano di vendita delle case agli inquilini tra i quali molti giornalisti.
PRESIDENTE. Lello Di GioiaL’ordine del giorno reca, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla gestione del risparmio previdenziale da parte dei fondi pensione e casse professionali, con riferimento agli investimenti mobiliari e immobiliari, e tipologia delle prestazioni fornite, anche nel settore assistenziale, l’audizione della presidente dell’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani (Inpgi), Marina Macelloni.

MARINA MACELLONI (…) Il disavanzo della gestione previdenziale dell’ente rispetto al 2015 è ulteriormente peggiorato. Ormai da un decennio stiamo affrontando una crisi del settore dell’editoria molto violenta, di cui non si vede, purtroppo, la fine.
Solo per fornire qualche dato in più che riguarda l’andamento dei rapporti di lavoro, nel 2011 avevamo circa 18.000 rapporti di lavoro attivi. Il dato sugli iscritti non è questo. Questi sono i rapporti di lavoro attivi, relativi alle persone che effettivamente contribuiscono. Nel 2011 erano 18.311 e nel 2016 sono 15.762.
Questo dato consente di capire che cosa sia successo. Si è verificata un’espulsione dei giornalisti dalle redazioni per la ristrutturazione delle case editrici e questa fase non è ancora terminata, tant’è che ancora oggi, nel 2017, vediamo continuare questo fenomeno, aggravato, peraltro, dal ricorso ai prepensionamenti che abbiamo ancora in essere.
Questa situazione sui conti dell’ente ha avuto un impatto molto forte e ha portato allo squilibrio della gestione previdenziale. Questo è il motivo per cui già nel 2015, come peraltro ci chiedevano sia i ministeri vigilanti, sia la Corte dei conti, siamo intervenuti con una prima riforma nel 2015, fatta a luglio del 2015, che è stata approvata solo parzialmente dai ministeri vigilanti e solo per quanto riguarda la parte delle entrate.
Siamo intervenuti successivamente, un anno fa esatto – era il 28 settembre 2016 – con una seconda riforma, molto più incisiva sul fronte delle uscite soprattutto, che è stata approvata integralmente dai ministeri vigilanti a febbraio. Questa riforma incide sostanzialmente su due questioni fondamentali: l’incremento dell’età per l’uscita per pensionamento e il sistema di calcolo delle pensioni. Noi eravamo ancora ancorati al sistema retributivo. Siamo passati al sistema contributivo dal 1° gennaio 2017, come correttamente ricordava lei.
Questa riforma, come si desume dal bilancio tecnico attuariale che l’ha accompagnata e che, quindi, fa parte del pacchetto approvato dai ministeri, è in grado di ristabilire una solidità prospettica delle casse dell’Istituto, con, ancora per qualche anno, una sofferenza sul fronte delle uscite, fino a che il calcolo contributivo non entrerà pienamente a regime.
Questo, ovviamente, partendo dal 1° gennaio 2017. Ci vogliono anni prima che entri a regime completamente. Il bilancio attuariale dimostra, però, che la riforma è in grado di essere sostenibile e che il patrimonio dell’Istituto non va mai in territorio negativo nel periodo. Avremo il picco critico nel 2039. Da allora in poi i saldi ricominceranno a essere positivi. Fino al 2039 il patrimonio dell’Istituto è in grado di sostenerlo.
Certo, questo ha posto e pone un problema, come sottolinea giustamente lei, di discrepanza generazionale, perché i colleghi che andranno in pensione tutti con il sistema contributivo avranno un trattamento decisamente diverso da quello delle persone che sono già in pensione, o che vi andranno nel giro di pochi anni.
Noi abbiamo cercato di introdurre un correttivo minimo, una forma di aiuto solidaristico, a questa riforma, che abbiamo chiamato «contributo straordinario di solidarietà», che è stato introdotto a carico dei pensionati con delle forme di esclusionerispetto alle pensioni più basse. Si tratta di un contributo progressivo sul reddito e temporaneo, perché dura solamente tre anni. L’abbiamo fatto non perché abbia un impatto particolarmente elevato sulle casse dell’ente, ma proprio come forma di solidarietà intergenerazionale.
Quanto al patrimonio immobiliare, dal 2013 abbiamo iniziato un’operazione di trasferimento del nostro patrimonio immobiliare in un fondo immobiliare, il fondo Giovanni Amendola, di cui noi siamo quotisti al 100 per cento. Il patrimonio è stato conferito progressivamente, a partire dal 2014, in questo fondo. Abbiamo quasi completato i conferimenti. Manca poco. Abbiamo pochissimo ancora in gestione diretta.
Dal 2015 abbiamo anche cambiato il modello di gestione del patrimonio dell’ente. Siamo passati da un modello basato sulle asset class al liability-driven investment, un modello basato sulla gestione delle passività. Questo perché, fino a che la riforma non sarà completamente efficiente, abbiamo bisogno di liquidità per sostenere le prestazioni.
Questo modello di gestione prevede anche che il patrimonio immobiliare venga in parte dismesso per favorire il recupero di liquidità. Oltretutto, noi eravamo probabilmente una delle Casse più sbilanciate nell’investimento immobiliare, che è stato tradizionalmente una delle forme di investimento preferite nel passato dall’ente, ma che sarebbe stato comunque inefficiente per la gestione dell’istituto. Avremmo comunque dovuto ridurre in parte l’esposizione, che è arrivata quasi al 70 per cento. Oggi progressivamente lo stiamo mettendo sul mercato e arriveremo alla metà, circa al 50 per cento, di patrimonio investito in immobili.
L’operazione di vendita è un’operazione complessa, perché la gran parte del nostro patrimonio è residenziale. Abbiamo dovuto, quindi, offrirlo in vendita agli inquilini, con tutte letrattative necessarie con i sindacati degli inquilini per ottenere il loro favore. Abbiamo completato l’offerta agli inquilini della prima tranche, che si è chiusa con adesioni più o meno intorno al 52 per cento da parte degli inquilini. L’impianto è stato abbastanza confermato.
La seconda tranche non è proprio ancora conclusa. Nella prima parte, però, siamo, anche lì, intorno al 50 per cento (47 per cento) e a breve partiranno le lettere di invito agli inquilini per la terza tranche.
Per quanto riguarda i crediti, l’ultimo dato che abbiamo è di 300 milioni totali. I crediti contributivi sono 240 milioni, ossia la gran parte. Il dato è al 2016. Solo i contributivi sono 240 milioni. Il resto sono sanzioni. Rappresentano all’incirca il 3 per cento totale dei contributi.
La morosità in quanto tale è all’incirca sui 90 milioni. Nel corso del tempo abbiamo intensificato tutte le azioni di recupero contributivo, proprio per ridurre il contenzioso al minimo. Abbiamo un servizio ispettivo che lavora molto bene e una grande capacità di evidenziare le problematiche, che sono poi prevalentemente, nel nostro caso, inquadramenti non corretti del lavoro giornalistico dipendente. Molto spesso si tratta di persone che devono essere inquadrate come dipendenti e non lo sono.
Questo contenzioso è, purtroppo, molto lungo, nel senso che, ovviamente, è un contenzioso di natura giudiziaria, che segue dei tempi lunghi, da questo punto di vista. Abbiamo un servizio ispettivo, di cui fanno parte 18 ispettori su tutto il territorio nazionale.

  MIMMA IORIOdirettore generale dell’Inpgi. Vorrei intervenire su questo, anche perché ne sono stata il capo per anni e lo sono tuttora. Dei 300, tolti 60 che sono sanzioni di interesse che noi applichiamo in caso di evasione e omissione, dai 240 nevanno tolti 150, perché 150 sono quelli derivanti da attività ispettiva. Vanno praticamente tutti in contenzioso perché noi contestiamo la natura non subordinata dei rapporti di lavoro che andiamo ad accertare.
Il mondo giornalistico è forse l’unico oggi che abbia ancora una grande preponderanza di fenomeni lavorativi ascrivibili alle collaborazioni coordinate e continuative. Naturalmente, i datori di lavoro, per cercare di evitare di essere colti in fallo, preferiscono fare una co.co.co. piuttosto che non magari una partita IVA con un collaboratore, perché questo dà loro la misura di poterlo utilizzare anche di più.
Mediamente il contenzioso dura dieci anni. Si fa tutto a Roma. Sono dieci anni di contenzioso. Abbiamo sette avvocati, che sono stati iscritti all’ordine. Nel momento in cui l’ente è diventato privatizzato, erano stati cancellati. Poi hanno vinto la causa, che ha riconfermato che, essendo noi un ente che svolge una funzione pubblica, gli avvocati svolgono una funzione come se fossero di un ente pubblico.
Quindi, 150 milioni sono il contenzioso che abbiamo in piedi per veder riconosciuta una cosa molto importante, ossia l’obbligo di iscrizione all’Inpgi come dipendenti, mentre per gli altri è la morosità.
La morosità da che cosa è maggiormente derivante? Dalla difficoltà economica delle aziende dovuta alla crisi. L’azienda che fa la denuncia, che è una denuncia di natura confessoria, denuncia all’ente di avere 3-4-5 giornalisti. Poi non pagano i contributi. Noi li diffidiamo, facciamo il decreto ingiuntivo e loro resistono, perché così, anche se aumentano le sanzioni, dilazionano nel tempo.
Il vero credito contributivo sono i 90 milioni. L’altra parte è sub iudice, in attesa che i magistrati ci diano ragione.
Considerate che di tutta la nostra attività ispettiva il 95 per cento ha superato il vaglio di valutazione da parte della Commissione istituita presso il ministero, a seguito della norma n. 124 del 2004 sull’attività ispettiva, proprio perché fondata, e che in giudizio ci attestiamo, come grado di vittoria, intorno all’85 per cento. È chiaro che stiamo aspettando poi di incassare. Speriamo che alla fine le aziende non siano fallite e non abbiano trovato percorsi alternativi, come voi ben sapete.
Il vero credito che dobbiamo cercare di recuperare in tutti i modi sono, dunque, quei 90-100 milioni che nascono dalla morosità delle aziende.

  PRESIDENTE. Mi spiegherebbe in breve la riforma pensionistica che avete realizzato? Con che cadenza entra in vigore? Questo è un po’ il punto dirimente per capire.

  MARINA MACELLONIpresidente dell’Inpgi. Il primo intervento è stato fatto sull’età pensionabile, perché noi eravamo ancora in un sistema differente rispetto al sistema generale. Abbiamo cancellato la possibilità che avevamo di andare in pensione di anzianità a 57 anni con 35 anni di contributi. Quella non c’è più. Abbiamo mantenuto una possibilità di pensione di vecchiaia anticipata a 62 anni, ma con 40 anni di contributi, alzando il requisito contributivo.
Per quanto riguarda la pensione di vecchiaia, ci siamo uniformati al sistema generale, ossia 66 anni e 7 mesi, sia per gli uomini, sia per le donne, e abbiamo fatto un adeguamento progressivo, che arriva nel 2019. Soprattutto per le donne gli scalini sono stati molto ripidi, perché eravamo fermi a 63 anni. Tutto ciò è agganciato alla speranza di vita, esattamente come nel sistema generale. Nel 2019 saremo completamente allineati al sistema generale per quanto riguarda l’età.
Per quanto riguarda il sistema di calcolo, l’introduzione del sistema contributivo è dal 1° gennaio. Questo significa che una persona assunta il 1° gennaio 2017 avrà tutta la pensione calcolata col sistema contributivo e che tutti coloro che sono stati assunti prima, come me – sono stata assunta nel 1986 – avranno una parte della pensione calcolata ancora col sistema retributivo e una parte col sistema contributivo.

N.B. DAL SITO DELLA CAMERA SI POSSONO SCARICARE ANCHE I DOCUMENTI ALLEGATI CONSEGNATI DALL’INPGI.