Ponte Morandi e non solo… L’Italia dei No

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 15 Agosto 2018 - 10:53 OLTRE 6 MESI FA
Ponte Morandi e non solo... L'Italia dei No

Ponte Morandi e non solo… L’Italia dei No

Molta gente è morta e quindi servirebbe un attimo di attenzione e di raccoglimento. I soliti esaltati, che in Italia non mancano mai, urlano perché vogliono i nomi dei responsabili della tragedia del ponte Morandi di Genova. E vogliono punizioni esemplari. E’ possibile che questa attesa vada delusa. I progettisti del ponte dovrebbero essere tutti morti. E non si può escludere (anche se a dirlo sembra una bestemmia) che si sia trattato da fatalità: forse, un cavo che non avrebbe dovuto cedere ha ceduto e ha trascinato con se tutta la costruzione.

Ma su questo sono al lavoro gli inquirenti e sarà meglio attendere la conclusione dei loro lavori. Anche se da subito non si possono escludere responsabilità a carico della società Autostrade, che gestiva il ponte e che ne curava la manutenzione. E che quindi dovrà dare molte spiegazioni. Insieme a organismi pubblici di controllo, che dovrebbero esistere.

Ma in questa sede non dobbiamo occuparci di questo o fare processi per i quali non abbiamo, al momento, alcun elemento serio: sappiamo solo che un ponte che non avrebbe mai dovuto cadere è caduto, e il crollo ha provocato decine di morti.

Inoltre, ha spezzato Genova in due e ha dato un colpo mortale al turismo di tutta la Liguria e al resto delle attività economiche.

Però, prendendo le distanze dalla tragedia per qualche momento, è possibile fare dei ragionamenti.

1- La “costruzione” di questo paese è di fatto terminata negli anni 60, cioè negli anni del boom.

2- Dopo la vittoria del NO alle centrali nucleari (l’unica esistente è stata smantellata, quelle in costruzione riconvertite), nel paese è diventata dominante un cultura ecologista d’accatto, che risolveva ogni problema dicendo semplicemente no a tutto.

3- E quindi proporre qualche grande opera sembrava un reato. Misteriosamente si è riusciti a fare l’Alta Velocità, ma tutto si ferma lì. Poi, c’è tutto un panorama di no, no e ancora no.

4- Questa cultura ecologista del no ha contagiato tutti, destra e sinistra, forse più la sinistra che la destra. E ha bloccato fortemente la crescita e la modernizzazione del paese (è la stessa cultura che oggi vuole fermare la Tav in Val di Susa e che vuole chiudere l’Ilva di Taranto, la più grande acciaieria d’Europa).

Ma torniamo a Genova. Qui siamo davanti a un caso ancora più grave, specifico. Gli allarmi non sono mancati. Già cinque anni fa il presidente degli industriali genovesi aveva avvertito che quel ponte sarebbe caduto entro dieci anni: si è solo sbagliato perché è caduto prima.

In previsione dell’”esaurimento” del ponte Morandi (quello crollato), da anni era stato elaborato il progetto Gronda, un altro sistema viario, con un altro ponte (costruito con criteri più sicuri e moderni). Ebbene, contro questo progetto (finanziato da Bruxelles, peraltro) si è scatenata una furia ecologista senza pari. Con, e questo va detto, i 5 stelle in prima fila. In rete è possibile trovare i filmati dove Beppe Grillo, con la solita iattanza e la solita ignoranza chiede addirittura che si usi l’esercito contro quelli favorevoli al progetto Gronda. In consiglio comunale, quando qualcuno ha avanzato il sospetto della pericolosità del ponte Morandi, i 5 stelle hanno definito la denuncia “una favoletta”. Sembra che l’attuale ministro delle infrastrutture, lo stesso Toninelli che ha già bloccato la Tav, avesse messo il progetto Gronda fra quelli da rivedere in vista di una prossima eliminazione.

Tutto questo si racconta non per fare polemiche davanti ai morti, ma per dire che ripartire è possibile a patto che questo paese faccia bene i conti con la cultura ecologista d’accatto che lo ha dominato e che lo sta ancora dominando.

Il territorio e le persone meritano una salvaguardia attenta, ma anche lo sviluppo del paese. Dire no a tutto, sempre, in ogni caso, coltivare la convinzione che ogni palata di cemento sia un attentato alla moralità e alla bellezza del paese, è una sciocchezza che probabilmente ci è già  costata qualche decennio di ritardo nello sviluppo.

Per chi pensa (ecco di nuovo i 5 stelle) che noi si debba vivere come francescani, con sandali e bastone, forse non è importante. Ma per il resto del paese lo è.