Razzismo, quando il contro scivola nel ridicolo: i bianchi degli scacchi, lo sbiancante L’Oreal…
Pubblicato il 1 Luglio 2020 - 13:14| Aggiornato il 2 Luglio 2020 OLTRE 6 MESI FA
Il razzismo è sbagliato e va combattuto, ma anche a esagerare in senso opposto si rischia di scivolare nel ridicolo. Posso dire di avere la pelle bianco latte senza essere tacciato di suprematismo?
Razzismo, negli ultimi giorni le cronache ci offrono ampi spunti in questo senso: due vicende su tutte sono quella degli scacchi razzisti e quella delle etichette della L’Oreal.
Scacchi: la prima mossa del bianco
I soliti, geniali utenti dei social non si sono smentiti e hanno tirato fuori una perla. Gli scacchi sono razzisti perché la prima mossa spetta ai bianchi.
Certo, quindi queste persone ignorano che il gioco degli scacchi ha avuto origine in India, mica in Alabama.
Per fortuna sull’argomento sono intervenuti illustri campioni come Karpov e Kasparov che hanno tacciato questa opinione come “follia”. Aspettiamo con ansia la replica “eh ma i russi sono razzisti”. Di questi tempi in cui tutti hanno diritto di parola tramite post e tweet…
L’Oreal elimina “sbiancante” dalle etichette
E veniamo alla questione linguistica: la L’Oreal ha deciso di cambiare le etichette. Toglierà le parole bianco/sbiancante (white/whitening), chiaro (fair/fairness, light/lightening) da tutti i prodotti destinati a uniformare la pelle.
Quindi, a rigor di logica, schiarire qualcosa (pelle, capelli) non è più una esigenza estetica ma una questione ideologica. E che faranno i dentisti davanti alla richiesta di sbiancamento? Rabbrividiamo, citando un fortunato sketch di Mai Dire Gol. Si attendono roghi in piazza dei fantocci di Michael Jackson.
Il razzismo vero non c’entra niente con tutto questo
Se Rosa Parks fosse viva, si chiederebbe piuttosto se i poliziotti americani si sarebbero comportati diversamente se al posto di George Floyd ci fosse stato un ragazzo di origine irlandese. Se anziché un nero sospettato di avere marijuana avessero fermato un bianco del college pieno di cocaina e anfetamine.
Magari si chiederebbe perché “buu” allo stadio si urla solo a Balotelli e mai alle altre decine di avversari ugualmente divisivi che popolano i campi di calcio.
Si chiederebbe forse come mai in certe zone (anzi, meglio dire in certi ambienti) poco o nulla è cambiato rispetto ai tempi magistralmente descritti dalla scena del teschio (quella con Leonardo DiCaprio) del Django Unchained di Tarantino.
A scacchi, allora e ben prima di allora, si giocava già così…
Viene in mente, a me barese, un personaggio ideato dalla mente di Toti & Tata (un duo comico pugliese che negli anni Novanta raggiunge l’apice della fama in ambito locale). Si chiamava Giacinto Malcolm X12 e rappava slogan come: “Basta con le mozzarelle bianche, le mozzarelle le vogliamo nere”. E’ bene specificare (non si sa mai) che quella si chiamava satira.