Referendum, vince il No? Grillini in coda dal sarto di Di Maio, come i socialisti quando…

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 29 Novembre 2016 - 06:11| Aggiornato il 2 Dicembre 2016 OLTRE 6 MESI FA
Referendum, vince il No? Grillini in coda dal sarto di Di Maio, come i socialisti quando...

Referendum, vince il No? Giuseppe Turani (nella foto) anticipa: Grillini in coda dal sarto di Di Maio, come i socialisti quando…

Referendum, tutti pronti, nel Movimento 5 stelle, alla vittoria del No e pronti a mettersi in coda davanti alla porta del sarto napoletano di Luigi Di Maio, per imitarne la impiegatizia e azzimata eleganza. Sarebbe infatti Beppe Grillo il solo vincitore del Referendum, se il No si affermasse. I giochi sembrano fatti, ma siamo proprio sicuri? Se tutti gli italiani perbene che non hanno più votato per disgusto nelle ultime tornate elettorali il 4 dicembre si recassero alle urne a votare Si, cosa succederebbe a Grillo, Di Maio e compari? Se lo chiede Giuseppe Turani in questo articolo pubblicato anche su Uomini & Business e intitolato “Asini e muli”.

Quando Nenni riuscì a portare i socialisti al Governo per la prima volta, rimase sorpreso dal fatto che appena due giorni dopo, a un festival cinematografico, molti dei suoi avessero già dei luccicanti smoking. Adesso sembra che stia accadendo la stessa cosa per il Movimento 5 stelle: gran traffico a sistemare grisaglie e abiti blu. Per molti la poltrona ministeriale sembra già dietro l’angolo e nessuno vuole essere da meno di Di Maio, impeccabilmente rivestito (un po’ da impiegato, per la verità) da un fidato sarto napoletano.

Ma finirà davvero così?

Tutto dipende dall’esito del referendum.

Ovviamente, se vince il SI tutti questi vestiti tornano nell’armadio. Renzi rimane alla guida del Governo e un sacco di gente esplode-implode (a seconda dei casi). Il grillismo viene travolto dai suoi militanti di base. Hanno urlato con quanto fiato avevano in gola contro Renzi, si sono bevuti la bufale di Dibba e di Grillo, convinti che questa fosse l’ultima carica. Poi, onore e gloria. Reddito di cittadinanza per i più scioperati, posticini ben retribuiti per i più diligenti. Insomma, la conquista dello Stato e quindi della terra promessa, anche per i descamisados a cinque stelle.

Se tutto questo non succede, palle incatenate contro Grillo e i suoi luogotenenti (tutti arricchiti nel frattempo). Renzi si gioca molto in questo referendum, ma Grillo ancora di più: se non vince, se non passa il NO, la sua gente comincerà a aprire gli occhi e a pensare che forse è buono a blaterare e a scuotere la bianca criniera, ma niente di più.

Ma questa non sarà l’unica esplosione a destra. Salvini, se vince il SI, può considerarsi già disoccupato: Bossi è in agguato dietro la siepe di Pontida e non aspetta altro. Una bastonata in testa e via. Anche la povera Meloni sta passando ore agitate. Da sempre ci sono dubbi sul suo movimento politico, che non riesce a andare al di là del 3-4 per cento. Se anche questa volta non avrà un carro dei vincitori su cui salire, dovrà cominciare a preparare qualche giustificazione per il suo popolo (fatto anche di gente un po’ agitata, poco incline alle sottigliezze della politica).

Il Cavaliere, invece, con la sua armata mezza sfiatata resisterà. Al cospetto di Meloni e Salvini sembrerà un gigante. Ha fatto ben intendere che è disposto a trattare con Renzi. Gli altri due invece lo vorrebbero in esilio a Cascais, come il re.

Poi, naturalmente, c’è la minoranza dem e tutti quelli l’arcipelago a sinistra del Pd, un insieme folcloristico di macchiette d’altri tempi. Se vince il SI, la carriera politica di tutti questi può considerarsi implosa, bum, finita. Sarà complicato anche avvicinarsi a qualunque sezione del Pd: potrebbero volare male parole e forse anche qualche sedia.

Ma potrebbe anche verificarsi lo scenario contrario: vince il NO. Tutti allora a correre a intestarsi la vittoria. Vincerà però Grillo perché è quello che grida più forte e che ha più idee scenografiche. Capace anche di vestire Di Maio a festa e di accompagnarlo al Quirinale per ricevere l’incarico (assurdo) di formare il Governo. Saranno messi alla porta dai commessi, ma non importa: conta il gesto.

Grillo sarà quello che staccherà i dividendi maggiori da un’eventuale vittoria del NO, ma gli altri salvano comunque la pelle. Per qualche mese.

Infatti, è ovvio che Renzi e il Pd consentiranno, al massimo un governicchio istituzionale che sistemi la legge elettorale e che porti il paese alle elezioni politiche generali in primavera.

E a quel punto, solo allora, ci sarà davvero l’ultima battaglia. Battaglia che potrebbe vedere in campo una destra divisa, molto più interessata a un Renzi vincente su Grillo piuttosto del contrario. Certamente questa sarà la posizione di Berlusconi, al quale il NO interessa solo in quanto serva a ammorbidire Renzi per poi trattare da posizioni di maggior forza.

Tutti gli altri, da Bersani ai suoi amici a Cinque stelle, dalla Meloni a Salvini, su in piccionaia a guardare lo spettacolo di Renzi di nuovo in sella, magari grazie anche a una nuova intesa con Berlusconi. E il Cavaliere sugli spalti, con il suo eterno sorriso, di nuovo leader della destra perché la porta al governo o, almeno, molto vicino.

Tutti gli altri non mangeranno il panettone e probabilmente nemmeno la colomba pasquale. Dovranno andare in trattoria e cercare di capire perché non capiscono molto di politica.