Renzi e la questione Giustizia. Ho visto in TV il sen. Renzi attaccare un procuratore della Repubblica di Firenze che si sarebbe accanito contro di Lui e la Sua famiglia.
E’ questo uno dei pochi casi eclatanti di un personaggio politico indagato, che dichiara di “non avere fiducia nella giustizia”. Nello stesso periodo è stato ammesso un referendum mirato a ridurre i poteri dei magistrati, introdurre la loro responsabilità diretta, limitare gli abusi sulla custodia cautelare, abolire il decreto Severino.
Possibile che un ex presidente del Consiglio si sia accorto del problema “giustizia” solo perché un pm. indaga Lui stesso, i genitori e la fondazione Open?
Si ha inoltre l’impressione che l’attuale iniziativa referendaria sia la risposta di un settore politico ad alcune iniziative giudiziarie che riguardano possibili finanziamenti illeciti. E’ bene ricordare che un Referendum sulla giustizia si è tenuto durante la Prima Repubblica. La responsabilità dei magistrati è già stata introdotta nel nostro ordinamento ma non ha modificato i comportamenti denunciati dal senatore.
Per riformare la Giustizia non servono Referendum ma leggi e parlamentari in grado di votarle.
Dobbiamo anzitutto considerare che, a seguito di un processo di delegittimazione e di eutanasia, partiti e parlamento sono ormai sottomessi ai Magistrati. E’ inutile chiedersi perché: è così e basta.
La supremazia non deriva dalla “questione etica” alla quale si è ispirata l’attività dei pm e certa giurisprudenza. Infatti, i processi contro il malaffare hanno avuto come protagonisti in negativo tanti magistrati, in ogni parte d’Italia.
In alcuni processi di mafia sono emerse responsabilità di giudici messi in pensione anticipata. La vicenda “Palamara” ha dimostrato che le correnti della magistratura hanno usato le stesse tecniche di spartizione del potere proprie dei partiti politici.
Renzi nello Stato etico
Insomma, l’idea dello “stato etico” in economia e in politica non si è realizzata anche per mancanza di Sacerdoti in grado di rappresentarla. E’ tuttavia rimasta l’idea che continua a condizionare il legislatore, secondo cui il compito supremo della Giustizia è quello di rivoltare il Paese come un calzino.
Renzi ha sollevato una serie di problemi: vediamo i più importanti. E’ lecito indagare i responsabili legali della Fondazione Open, per verificare la destinazione dei finanziamenti? E’ possibile utilizzare le forze dell’ordine nelle indagini? (Al riguardo Renzi ha denunciato che un centinaio di carabinieri avrebbe fatto irruzione nelle abitazioni private dei finanziatori della Leopolda, come non accade neppure per i reati di mafia).
E’ lecito che lo stesso senatore, tuttora in carica, tenga conferenze retribuite presso Paesi stranieri? Risponde ad esigenze della Giustizia ricorrere alla carcerazione prima della sentenza definitiva?
Renzi e il problema del finanziamento dei partiti
Il problema del finanziamento indiretto dei partiti nasce con l’approvazione delle “Misure di contrasto dei reati in materia di trasparenza dei partiti” che risale al 2018, secondo cui i nominativi dei donanti devono essere resi pubblici se i contributi superano i 500 euro.
E’ previsto inoltre che le donazioni ai partiti o alle fondazioni che ad essi si ricollegano non abbiano “contropartite”. Solo che questa condizione è quasi impossibile a verificarsi per i contributi di una certa entità.
Chi è lo “sprovveduto” che versa qualche decina di migliaia di euro senza sperare in un vantaggio futuro? La domanda è questa: può un pm chiedere l’elenco dei contributori e avviare sterminate indagini alla ricerca delle dazioni irregolari. Oppure deve esistere una notizia di reato, cioè elementi di fatto idonei a supportare l’ipotesi di una situazione irregolare?
Del resto, la prassi di pretendere lo storno di parte dei compensi ai parlamentari adottata dai 5 Stelle, ha una contropartita. È l’aspettativa della rielezione, ossia una conferma nel ruolo di gente immeritevole.
Un professionista che voglia ottenere consulenze dagli enti locali dovrà versare somme ad una Fondazione d’area di qualche partito o movimento. Dobbiamo considerare reato queste forme di contribuzione?
Le conferenze di Renzi in Arabia Saudita o negli Usa
Le conferenze che Renzi ha tenuto in Arabia Saudita o negli Usa, che Gli hanno fruttato qualche milione (dichiarato all’Erario) possono essere considerate sospette? Per quale ragione questi Stati sentono la necessità di retribuire un carneade qualsiasi in campo politico internazionale?
Non è forse accaduto che certi partiti e movimenti hanno adottato decisioni parlamentari favorevoli alla politica estera di qualche Stato? Tutti questi interrogativi costituiscono “notizia di reato? Se di questo si dovesse trattare, allora i finanziamenti alla politica sarebbero di fatto vietati. Posto che l’esigenza del finanziamento dei partiti e dei movimenti è un fatto imprescindibile della democrazia, come si fa ad eliminare il contributo pubblico (riducendolo al solo rimborso delle spese elettorali) e poi proibire di fatto i contributi dei privati?
Bisogna allora chiedersi con pragmatismo per quali ragioni, nella democrazia Usa, è legittimo un contributo senza limiti purché trasparente e perché un prosecutor non possa indagare sulle ragioni di tali contributi.
La soluzione americana
La risposta è semplice: la Corte Suprema ha cassato a maggioranza (5 contro 4) la legislazione federale che limitava il finanziamento delle lobby a favore dei candidati e dei partiti. Il limite al finanziamento è stato ritenuto «senza basi» e «una minaccia all’integrità delle istituzioni elettive”.
Le contropartite economiche a vantaggio dei fruitori delle politiche pubbliche, i party e le conferenze con tassa di ingresso di 10 mila dollari costituiscono prassi normale. Conta di più per il Paese finanziare i partiti che la pruderie di uno Stato etico.
Il fatto è che in America molti procuratori sono elettivi e devono fare i conti con la base elettorale. Sono quindi gli stessi procuratori a diventare possibili beneficiari dei partiti.
L’uso della forza pubblica
Un altro problema molto importante è quello di stabilire se un pm possa utilizzare la forza pubblica a suo piacimento. I nostri padri costituenti avevano in mente una Polizia alle dirette dipendenze disciplinari e amministrative del potere giudiziario. Oggi un Pm può servirsi dei carabinieri, delle forze di polizia e perfino dei vigili urbani.
Un potere senza limiti anche perché questi Corpi (unici al mondo) dispongono di mezzi di intercettazione di orwelliana memoria. Del resto, il pensiero di Palamara è stato captato da una cimice di ultima generazione, il Trojan.
Le indagini dei pm sono quasi tutte basate su intercettazioni ben presto pubblicate sui giornali anche per gente estranea all’indagine. Se poi il legislatore equipara i delitti di mafia al falso in bilancio o al reato fiscale, praticamente ogni cittadino è privo di protezione da possibili abusi.
Gli arresti di Mani Pulite
Si deve ricordare che Mani pulite aveva fatto arresti di massa tra i finanzieri corrotti e che solo oggi il cittadino può far conto su un Corpo serio e disciplinato; l’evoluzione in positivo è stata esemplare.
E’ opportuno affidare ad un pm (che ha indagato senza successo al punto che le sue iniziative sono state bocciate da un Tribunale della Libertà) altre indagini nei confronti della stessa persona? Certamente no e mi pare ovvio al di là di ogni possibile dubbio, nell’interesse della “credibilità” degli inquirenti.
Quanto agli arresti prima della sentenza, bisogna ricordare una serie di episodi poco edificanti. Uno su tutti il caso Ligresti che riguarda la battaglia senza esclusione di colpi per la conquista di Sai Fondiaria da parte di Unipol.
Il caso Ligresti
Il pm di Torino aveva chiesto ed ottenuto l’arresto delle due sorelle e i domiciliari per l’ingegnere. Il Tribunale aveva confermato le tesi dell’accusa. Peccato che il Tribunale di Milano prima e poi la Corte d’Appello, per la stessa situazione, abbiano assolto il fratello perché non sussistevano i reati di falso in bilancio e di aggiotaggio. Alla fine, tutti assolti.
Credete forse che vi sia stato un moto di indignazione pubblica e che i giornali abbiano censurato questo episodio. Oppure che il Ministero abbia ordinato ispezioni? Il cittadino medio italiano si disinteressa di questi problemi ed è solo contento che non sia capitato a lui.
E’ per tutte queste ragioni che il Parlamento non è in grado di riformare la giustizia. Rivedere il ruolo dei Corpi militarizzati. Riconsiderare il problema degli arresti cautelari. Il distacco massiccio di magistrati presso il ministero di Grazia e Giustizia. La pubblicazione sui media di vicende personali. Le registrazioni a strascico e gli altri problemi sollevati da Renzi.
Se ciò non avviene è perché molte forze politiche sperano di trarre vantaggi dalle disgrazie giudiziarie altrui. E’ la produzione continua di dossier che ha portato alla supremazia della Magistratura sulle istituzioni elettive.
In un’epoca in cui la democrazia attraversa una crisi profonda, in cui le istituzioni, le imprese, le professioni sono attaccate, calunniate o screditate, non si intravvede una via d’uscita per reintrodurre un sistema di Libertà.