Renzi sulla riva del fiume, Pd immobile, Lega e Ms5 straziati da Berlusconi
Pubblicato il 3 Aprile 2018 - 13:30 OLTRE 6 MESI FA

Renzi sulla riva del fiume, Pd immobile, Lega e Ms5 straziati da Berlusconi
Matteo Renzi sta seduto sulla riva del fiume e rischia. Lega e 5 stelle non possono fare un governo, ma il Pd dorme invece di dare battaglia, osserva Giuseppe Turani.
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In questo articolo, pubblicato anche su Uomini & Business, Turani riferisce. Un amico chiede se fra sei mesi i 5 stelle saranno ancora lì a cincischiare con il loro immaginario governo. La risposta non può che essere “probabile”. Fino a quando non si presentano alternative, l’unico governo possibile (sulla carta) è quello 5 stelle-Lega. E alternative non si possono presentare fino a quando il Pd resiste sulla linea dell’opposizione e della non partecipazione a alcun governo.
Ma governo con la Lega significa governo con la coalizione di centro destra, di cui è parte di un certo peso la Forza Italia di Silvio Berlusconi. I 5 stelle, si dice, moralisti e sciocchini come sono, non possono accettare i voti di Berlusconi (essenziali per fare il governo) perché la loro base, educata in una sorta di moralismo conventuale, poi li prenderebbe a sassate.
D’altra arte, Salvini non ha alcun interesse a andare al governo con i 5 stelle da solo: lui, senza il resto della coalizione, pesa la metà dei 5 stelle e quindi farebbe solo il portatore d’acqua, ruolo che di solito porta male.
Da qui, da questa doppia impossibilità, il fiume di parole e di mosse nell’attesa che naturi qualcosa. Ad esempio, un nuova scissione nel Pd che porti un po’ di parlamentari a schierarsi con i 5 stelle. Ma sarebbe in ogni caso un sogno di carta: troppi pochi voti. O il Pd va tutto intero o non serve a niente.
In una parola, i vincitori delle elezioni si sono incartati e non esistono astuzie per venirsene fuori. D’altra parte, Berlusconi annusa aria di governo e non molla: i governi gli sono sempre piaciuti, come le ragazze. Hanno un loro fascino.
E il Pd? Il Pd in questo momento è un po’ come una vecchia zia chiusa nel suo salottino: non vi sono piaciuti i miei biscottini? E allora andare a farveli fare da Salvini.
Il Pd, cioè, non dice niente, salvo: siamo all’opposizione. Salvo che Mattarella ci chieda qualcosa (la corrente possibilista).
Invece, e qui ha ragione Galli della Loggia, per il Pd questo sarebbe il momento di alzare la voce. Gli avversari che hanno vinto sono come paralizzati dalle loro stesse contraddizioni e parlano di programmi dementi che non vedranno mai la luce.
Il Pd, oggi, dovrebbe dare fiato alle trombe e denunciare con forza questi venditori di sogni mal combinati e di pozioni miracolose. E presentare un progetto sensato di crescita e di riforme.
Invece fa la vecchia zietta irritata perché il popolo non ha gradito i biscottini (gli stupidi bonus).
La verità è che l’attuale gruppo dirigente del Pd è fatto appunto da vecchie ziette, prudenti, che non escono di casa se non trovano lo scialletto da mettere sulle spalle.
In realtà, l’unico che oggi nel Pd avrebbe la forza di ribaltare la situazione è il solito Renzi (magari con Calenda e altri due o tre). Ma Renzi oggi sembra un signore assiso sulla riva del fiume in attesa che passino le salme dei suoi avversari, silenzioso, zen.
È un errore? Probabilmente sì. In politica non ci sono tempi morti. Il Pd sta perdendo di identità al punto che oggi è difficile dire che cosa sia e dà l’impressione di essere una scatola vuota, corteggiata solo dai vecchi nemici grillini perché non hanno altra strada per fare un governo. Giusto dirgli di no.
Ma poi bisogna dire altro, al paese. Programma di crescita che spazzi via le sciocchezze fumose di Salvini e Di Maio e necessità delle riforme, senza le quali qui non si va da nessuna parte.
Non si tratta nemmeno di novità. Sono tutte cose che il primo Renzi aveva spiegato benissimo. Basta riaprire i quaderni a quelle pagine.
Il lutto è durato abbastanza. Adesso serve iniziativa contro un avversario, vincitore, ma incartato dai suoi stessi limiti.