Ripresa Italia, la ricetta Renzi sfida l’Europa: meno tasse. Gentiloni invece…

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 12 Luglio 2017 - 05:51 OLTRE 6 MESI FA
Renzi scommette contro l'Europa: meno tasse per far decollare la ripresa

Renzi scommette contro l’Europa: meno tasse per far decollare la ripresa (foto Ansa)

ROMA – Giuseppe Turani ha pubblicato questo articolo anche per Uomini & Business con il titolo “La scommessa di Renzi”:

Di quel che si farà nei prossimi cinque anni si occuperà il governo che uscirà dalle prossime elezioni, se ne uscirà uno. E quindi molto dipenderà dalla maggioranza che si riuscirà a mettere insieme. A destra non ci sono molti problemi, nel senso che si stanno studiando proposte per acchiappare voti. Poi, eventualmente, si vedrà. Rimane fermo comunque un filo rosso: tutti, compresa la sinistra, vogliono da Bruxelles più flessibilità.

Flessibilità, invenzione lessicale straordinaria. In realtà significa: lasciateci fare più debiti. Questo è e non altro.

Se a destra stanno solo compilando l’elenco delle promesse (in buona parte farlocche) da proporre agli elettori, a sinistra, nel Pd, si cerca di ragionare. Due, per ora, le tendenze che stanno emergendo.

Un’asse (Gentiloni-Padoan) sostiene di trattare con Bruxelles per rimettere in funzione la Golden Rule di Jacques Delors, uno degli uomini più intelligenti che l’Europa abbia conosciuto. La Golden Rule dice che gli investimenti pubblici indirizzati a aumentare la crescita e la produttività del sistema non vanno conteggiati nel deficit complessivo, sono a parte.

Con la Golden Rule, in sostanza, l’Italia potrebbe stare dentro i parametri richiesti da Bruxelles, ma se fa investimenti pubblici “produttivi”, che migliorano il sistema, può farlo. Se noi facciamo cose buone, Bruxelles ce le lascia finanziare (con la Golden Rule).

L’altro asse, Renzi e i renziani, percorrono invece una via più temeraria e più ambiziosa. L’unico modo sensato per far diminuire il rapporto debito pubblico/Pil è quello di far salire molto il Pil: se aumenta molto in fretta, il rapporto scende e l’Italia è a posto. Per far crescere il Pil ci serve diminuire le tasse: quindi si chiede a Bruxelles di lasciarci andare per i prossimi cinque anni della nuova legislatura a un disavanzo del 2,9 per cento invece di scendere progressivamente. Da questo sforamento verrebbero i soldi per diminuire le imposte.

La Commissione Ue ha già risposto che questa idea è fuori dalle regole. E ha spiegato perché: voi volete essere autorizzati a fare debiti straordinari e in cambio ci dite che avrete una crescita che farà comunque scendere il rapporto debito/Pil. Ma la crescita non è quantificabile e nemmeno prevedibile in anticipo. In sostanza, ci proponete una scommessa. Ma non è così che si amministrano le finanze pubbliche.

In breve: Gentiloni propone autorizzazioni a sforare a fronte di investimenti fatti e produttivi. Renzi dice: dateci i soldi (cioè lasciateci indebitare) e noi faremo scendere le tasse e il sistema decollerà.

Inutile girarci intorno: le perplessità di Bruxelles (dove sono, anzi, molto irritati) nascono dal timore di vedere quei soldi finire non in Reti telematiche o nella diminuzione del cuneo fiscale, ma magari in aumenti di stipendi agli statali, in qualche altro bonus o in qualche opera inutile.

In realtà, di tutto ciò si occuperà il prossimo governo (che per ora è nella mente di Giove). Una cosa è sicura comunque: alla fine Bruxelles potrebbe anche concederci la tanto agognata flessibilità. A patto che gli si dica prima che uso si vuol fare di quei soldi. Se è per distribuire delle mance, come l’Italia ha fatto per quarant’anni, no. Se è per fare cose sensate, forse sì.