Juventus: chi segue tra Lazio e Napoli? Giustizia sportiva a partita doppia

di Renzo Parodi
Pubblicato il 6 Gennaio 2013 - 23:17 OLTRE 6 MESI FA

Il tonfo casalingo della Juventus contro la Sampdoria, ha fatto dire ad Antonio Conte: “Non siamo marziani”.

È la seconda sconfitta della Juventus nello stadio di casa e se la Inter aveva allora, primi di novembre, le stimmate della rivale predestinata, la Sampdoria si era presentata nelle vesti dell’agnello sacrificale. Ruolo confermato dalle prime evenienze del match: il rigore del vantaggio trasformato da Giovinco, l’espulsione di Berardi. All’intervallo la magna Juventus era padrona del risultato e del campo e la Sampdoria pareva destinata ad un rovinoso epilogo.

Ma il calcio contiene i germi della follia (logica, s’intende). Forse la squadra del famelico Conte si è sentita troppo sicura di aver già centrato l’obiettivo di giornata. E la ripresa ha scritto tutt’altra storia, talché, in sede di consuntivo, la vittoria blucerchiata non ha sollevato obiezioni in casa Juventus, Meritata, insomma. Buffon, non impeccabile sul primo gol dello scatenato Icardi, si è preso la responsabilità del capitombolo. Molto nobile.

Saggiamente Conte ha omesso di invocare a mo’ di scusante un paio di episodi sfavorevoli (interventi sospetti in area su Matri e Bonucci) non sanzionati dall’arbitro Valeri. Si è augurato che future benevolenze arbitrali alla Juventus non scatenino la canea delle proteste altrui.

Non una grande giornata per i fischietti. Protesta Inter con Giannoccaro, per un intervento in area su Palacio, ma le immagini lo scagionano. Fondata la rabbia del Cagliari contro Orsato (ne diremo). Valeri prima infierisce sulla Sampdoria (gol annullato a Eder per fallo-fantasma di Icardi su Buffon: secondo giallo fiscale su Berardi), poi perdona due volte i blucerchiati, sorvolando su altrettanti possibili falli da rigore. Manca un tiro dagli undici metri al Chievo (l’esordiente Mariani). Severo l’arbitraggio di Tagliavento in Napoli-Roma. Troppi gialli. Inevitabile di conseguenza il rosso per doppia ammonizione a Pjanic, a risultato però già acquisito dal Napoli.

Umilmente la Sampdoria ridisegnata col 3-5-2 da Delio Rossi, che ha avuto il fegato di recuperare Palombo, epurato dal duo Ferrara-Sensibile, schierandolo al centro della difesa disposta a tre. Rossi è un tecnico eccellente, uno stratega della panchina ampiamente sottovalutato, forse perché non si preoccupa di avere un’immagine accattivante, non allena i giornalisti ma i calciatori.

La squadra ridisegnata con saggia prudenza dall’ex tecnico della Lazio (che sentitamente ringrazia), ha contenuto le sfuriate sempre più esangui della capolista e ha colpito. due volte con Maurito Icardi, il non ancora ventenne bomber di Rosario. Rossi lo aveva bloccato sulla scaletta del’aereo destinazione Argentina, dove lo attendeva il mondiale under 20. Un’altra delle tante “perle” alla rovescia dell’ex ds Sensibile, allontanato insieme con Ferrara da Edoardo Garrone, plenipotenziario blucerchiato. Stanco di gettar quattrini dalla finestra ricavandone risultati modestissimi. E Icardi ha risposto con una doppietta folgorante. Lo vuole mezza serie A, ma resterà alla Sampdoria che gli ha proposto di prolungare di due anni il contratto che scade nel 2015.

La Lazio si è avvicinata a cinque punti da Madama, ma quel che preoccupa Conte (relativamente, perché la Juve resta di gran lunga la superfavorita per lo scudetto) è il logorio che assottiglia l’organico a sua disposizione. Asamoah perso per oltre un mese, requisito dalla Coppa d’Africa, Chiellini fermato da un lungo infortunio muscolare, il turn over che ha escluso Vidal e Vucinic (subentrato in tempo per mangiarsi un paio di gol facili), consigliato dal fitto calendario di impegni (mercoledì il match di Coppa Italia col Milan). Vucinic a mezzo servizio, appannato da acciacci vari.

Non poteva certo essere Peluso la novità capace di ristabilire le gerarchie interne. Conte ha chiesto di confermare l’intero organico, a gennaio resteranno Marrone, Isla, Padoin, pezzi che fanno gola a parecchie squadre. Marotta lavora su Llorente, bomber dello Atletico Bilbao, ma in vista del mercato estivo.

Come inserto di pronto intervento ha messo gli occhi sul genoano Borriello che difficilmente Preziosi si azzarderà a lasciar partire dopo la doppietta che ha abbattuto il Bologna, regalando i tre punti al Genoa nello scontro diretto. Più agevole arrivare a Gabbiadini, centravanti già di proprietà bianconera, in prestito al Bologna dove non trova, alquanto misteriosamente, grandi spazi. Drogba è inavvicinabile e fuori dai parametri di spesa fissati da Agnelli, eppure la suggestione dell’ex Chelsea rimane, destinata probabilmente a restare sul terreno del vorrei ma non posso.

L’inseguimento alla Juve sta seminando il percorso di vittime. Si salva la Lazio, che resta in scia staccata di cinque punti, grazie alla fortunosa vittoria sul Cagliari, che ha buone ragioni per lamentarsi dell’arbitraggio di Orsato. Difficile da digerire il calcio di rigore nel finale che regala, è la parola giusta, i tre punti a una Lazio a lungo irretita dal pressing, dai raddoppi e dalle ripartenze di un Cagliari lucido e combattivo, impreziosito dai lampi di Sau e dal podismo intelligente di Nainggolan, un mediano che fa tutto ad alto livello e farebbe comodo anche a grandi squadre (Milan? Juve?). A dieci dal termine il Cagliari conduceva 1-0 (gol del tarantola Sau) e la Lazio sembrava spacciata. Il gol di Konko per il pari era già un premio ricco, poi l’impatto tra Agazzi e Klose e il dischetto indicato da Orsato, su suggerimento del collega Velotto, arbitro di porta. A termini di regolamento l’arbitro è stato costretto a mostrare i giallo ad Agazzi e il portiere rossoblù, già ammonito, è stato spedito in anticipo sotto la doccia, assieme a Cussu, cacciato per proteste. A volte gli arbitri hanno le mani legate da regole cervellotiche, inventate – Blatter dixit – per accrescere lo spettacolo. Bizzarrie che finiscono al contrario per imbarbarire il gioco stravolgendo l’aspetto tecnico del calcio; e falsando l’equilibrio sportivo.

Dell’arbitro si lamenta ad alta voce anche Inter, strapazzata di brutto a Udine (3-0), sesta sconfitta stagionale, a questo punto è chiaro che il traguardo massimo della Beneamata resta, bene che vada, la zona Champions, estremamente affollata di pretendenti. L’intervento in area di Domizzi su Palacio non sembra da rigore e Stramaccioni, fine dicitore e scaltro argomentatore, farebbe bene semmai a meditare sulla pochezza della cifra tecnica del centrocampo nerazzurro.

Mancavano a Udine la bellezza di dieci giocatori, tra infortunati e squalificati, ma non è una novità che all’Inter serva un faro in mezzo al campo e che con soli faticatori, anche di talento come Guarin e Cambiasso, non si faccia molta strada. Vengono al pettine i nodi prodotti dal harakiri della scellerata gestione del caso Sneijder, praticamente creato in casa dalle maldestre dichiarazioni di Marco Branco (“O si spalma l’ingaggio o non gioca”), alle quali Strama ha coraggiosamente tentato di porre rimedio assumendosi la responsabilità dell’esclusione di Sneijder “per scelta tecnica”.

L’olandese si è rassegnato all’addio, purtroppo sono pochissime le società in grado di sopportare il suo superingaggio. Il PSG si è tirato indietro, il Manchester City non si è mai fatto avanti e il Liverpool non ha la forza economica per competere. Tanto vale allora tentare il recupero di Sneijder, sacrificando volta a volta qualcuno, intoccabile restando Milito. Top player in vista sul mercato di riparazione non se ne vedono, Schelotto sarebbe un utile complemento, non l’uomo capace di cambiare faccia alla squadra. L’alternativa è Lodi, del Catania, ottimo centrocampista ma non un uomo d’ordine. Sorrentino andrebbe a riempire il vuoto dietro Handanovic provocato dal grave infortunio occorso a Castellazzi.

Tra Napoli e Roma lo spettacolo non ha deluso. Il Napoli si è issato al terzo posto sulle spalle del micidiale Cavani, la tripletta infilata alla Roma lo porta a quota 16, capocannoniere del campionato, a 25 gol dal sommo Maradona. E rilancia di forza il Napoli. Senza i 2 punti di penalizzazione il Napoli sarebbe appaiato al secondo posto con la Lazio (a cinque lunghezze dalla Juventus).

Si confida nel ricorso che sarà discusso il 17 gennaio. Complimenti vivissimi alla giustizia sportiva a doppia velocità che sanziona il Napoli per responsabilità oggettiva sulla omessa denuncia di Cannavaro e Grava (squalificati per sei mesi) e ignora la Lazio nella vicenda che chiama in causa il suo capitano, Mauri, finito addirittura in carcere a Cremona perché sospettato di aver aggiustato qualche partita. Non ha nulla da dire l’ottimo procuratore federale Stefano Palazzi? Almeno spieghi come intende regolarsi, e con quali tempi, rispetto alla Lazio e al suo calciatore. Sarebbe il colmo se il processo sportivo si facesse la prossima stagione.

Partenza a razzo del Napoli e difesa giallorossa battuta in breccia dalla velocità di Cavani, gettatosi con la velocità di un falco sull’assist di Pandev. 1-0 bell’ e fatto, grazie all’impreparazione (cronica) della retroguardia di Zeman, infilata in velocità tra i due centrali (Castan e Burdisso), senza che Piris esegua il movimento normale per un difensore esterno,ovvero al canonica diagonale in chiusura sull’attaccante avversario. Mazzarri ha poi disposto il Napoli in cauta attesa delle sfuriate romaniste, approdate ad un paio di superpalle gol, neutralizzate da De Sanctis su Destro e Pjanic. La Roma si è divorata la canonica quantità di gol e comunque in apertura di ripresa, Cavani aveva messo il sigillo alla sua memorabile giornata, colpendo ancora due volte con letale precisione, esaltata dalle solite pacchiane amnesie della difesa giallorossa. In chiusura Maggio ha arrotondato a 4-1 la vittoria azzurra. Roma stanca per le fatiche del viaggio in Usa? Mah… Roma vittima dei difetti ben noti, piuttosto. Ai quali Zeman non sembra voglia (possa?) porre rimedio.

L’allenatore boemo aveva rinunciato in avvio al convalescente Osvaldo, salvo buttarlo nella mischia a risultato compromesso. L’argentino lo ha ripagato segnando un gol tanto bello quanto inutile, giunto quando ormai il Napoli veleggiava sereno dall’alto dei tre gol di vantaggio. Destro ha talento ma è ancora un po’ acerbo e si è mangiato due gol abbastanza agevoli. Schierato nel graditissimo ruolo di regista, De Rossi non ha svettato come sa e anche Totti è andato a strappi, nel tridente con Destro e Lamela. Sbilanciata in avanti nel tentativo di recuperare,la Roma si è esposta al micidiale contropiede napoletano. Rischiando ripetutamente il tracollo. Troppi fraseggi e poche verticalizzazioni, ha sentenziato il boemo. La Roma veniva da cinque vittorie in sei partite. Il sesto posto non vale neppure l’Europa League.

La proprietà americana pretende molto di più. Durante il riscaldamento la Roma si era lamentata delle pessime condizioni del terreno di gioco del San Paolo, zuppo come una spugna. Forte il sospetto che l’erba fosse stata gonfiata per frenare gli slanci omerici della Roma zemaniana, micidiale nelle folate offensive a palla radente. A Napoli certe furbizie sono di casa e dunque l’ipotesi non è peregrina… Ma la sostanza è tutt’altra. L’italianista Mazzarri ha impartito una lezione esemplare a Zeman, araldo del calcio avanti tutta. Ognuno ne tragga le conclusioni che meglio crede. L’irridente coro di olè!, alla maniera delle corride, inflitto dal pubblico del San Paolo alla “Maggica” è uno schiaffo difficile da dimenticare.

Fa rumore la caduta interna della Fiorentina contro il Pescara, alla presenza, in tribuna d’onore accanto ad Andrea Della Valle, del neoacquisto Pepito Rossi, il quale sarà disponibile soltanto a marzo. Il risultato negativo era scritto nelle stelle, evidentemente: il primo tempo viola ha infatti prodotto un vero bombardamento addosso al portiere avversario, Perin, protagonista di prodigiose parate. <Quando Dio non vuole pallone non entra>, avvertiva il saggio Boskov. Deve essere vero. Eppure nessuno all’intervallo avrebbe speso un euro sulla vittoria del Pescara che ha colpito due volte nel finale. Montella l’ha presa con la solita signorile compostezza. Sa che un inciampo estemporaneo non inficia il valore, ormai accertato, della sua squadra.

 

La Befana ha portato sacchi di dolciumi a Genova, il Genoa ha piegato il Bologna con una doppietta del redivivo Borriello, un bomber di sicura vocazione, finora frenato da guai fisici e da paturnie assortite. Marco non è ancora uscito dal campo di osservazione della Juventus ma se proprio dovesse sacrificare uno dei suoi pezzi forti difficilmente Preziosi si azzarderebbe a privarsi di lui, anche se col presidente rossoblù mai dire mai.

Il lavoro di Delneri comincia a dare i suoi frutti, i nuovi arrivi (Flor Flores, Matuzalem, Pisano) gli permettono di riequilibrare la squadra puntando sul prediletto 4-4-2. E se arrivasse un rifinitore (Ceravolo) potrebbe persino pensare al più duttile schema 4-3-1-2. Il Bologna arranca e senza Diamanti davanti è poca cosa, perdurando la crisi di Gilardino.

Dell’impresa blucerchiata si è detto, sarà interessante le verifica di domenica prossima, in serale, a Marassi contro un Milan che zitto zitto, scala la vetta, ora si è insediato al settimo posto, a ….. Faticosa la vittoria di misura sul Siena, rivitalizzato dalla cura di Iachini. La partita l’ha spaccata l’ingresso di Bojan (suo il gol che ha cancellato lo 0-0), alquanto emarginato nelle gerarchie di Allegri. Salutato Pato, che è tornato in Brasile con gli occhi gonfi di lacrime, lasciando una promessa (<Tornerò>), resta in sospeso il destino di Robinho che ha chiesto di tornare a casa. Galliani non lo accontenterà se il Santos non aumenterà l’offerta ai dieci milioni di euro richiesti in via Turati.

Un attaccante arriverà, Galliani punta Balotelli e l’appoggio (interessato) di Mino Rajola, manager di Supermario, potrebbe risultare decisivo. Sebbene le ultime notizie da Manchester segnalino una schiarita nei rapporti fra il fumantino attaccante e Roberto Mancini, ben piazzato nella lista delle prossime beatificazioni… Berlusconi ha confessato la sua passione per Destro ma dovrà farsela passare, il giovane centravanti della Roma è incedibile..

Nella tonnara della bassa classifica perde terreno il Siena, ultimo a 11 punti, penalizzato, probabilmente senza rimedio, dal -6 iniziale. Soffre anche il Palermo (penultimo posto a 15 punti). Ha perso a Parma giocando forze la miglior partita dell’era Gasperini. L’ha condannato una rete nel recupero dell’ex Amauri, che non ha avuto cuore di festeggiarla, affezionato com’è alla maglia rosanero.

Lo Monaco lavora per consegnare al Gasp una squadra competitiva e non si fermerà agli acquisti di Aronica e Anselmo (il suo pallino, lo aveva portato al Genoa), Insegue il romanista Marquinhos, sogna il genoano Immobile. Il Chievo ha piegato l’Atalanta con un gol di Cofie (cartellino a metà tra Juve e Genoa) salendo a 24 punti, in pieno centro classifica. A Bergamo farebbero bene a stare attenti a non esagerare sul mercato: partito Peluso (Juve), se lasciasse andare anche Schelotto, Colantuono avrebbe problemi a far quadrare i conti. Buon punto del Toro a Catania, ma il gioco granata latita. E davanti la squadra non punge. Si parla di uno scambio tra Bianchi e Pozzi con la Sampdoria. Ventura è chiamato al solito miracolo.

Ps. Si sono risentiti buuuh razzisti stavolta all’Olimpico laziale, all’indirizzo di Ibarbo, colombiano del Cagliari. Come dicono a Roma, l’arbitro, il quarto uomo, i delegati della procura federale hanno abbozzato. Nessun annuncio dall’altoparlante dello stadio. Nessun provvedimento, neppure minacciato. Per fortuna i fischi hanno sommerso i buuuhh e in qualche modo la vergogna è rientrata.

Il problema resta e giustamente Allegri invoca regole precise e vuole sapere chi deve decidere l’eventuale sospensione della partita. La risposta del presidente della Fifa, Blatter lascia di stucco: “Lasciare il campo non credo sia la soluzione. Ci vogliono sanzioni e tolleranza zero contro il razzismo”. Già, provi Blatter a dirci quali sanzioni e come applicherebbe la tolleranza zero. .