Juventus vs Napoli sarà il colore del campionato?

di Renzo Parodi
Pubblicato il 27 Agosto 2013 - 08:08 OLTRE 6 MESI FA

Juventus vs Napoli sarà il colore del campionato?ROMA – Strologava la buonanima di Gioanbrerafucarlo che la squadra campione d’Italia uscente vantava il sacro diritto di ricevere i favori del pronostico per la stagione incipiente e la magna Juventus bititolata di Antonio Conte acclara con abbondanza di argomenti serissimi e difficili da contrastare l’assunto breriano.

Non tanto perché sia cresciuta esponenzialmente il suo potenziale, già ragguardevolissimo, quanto perché le rivali – Napoli escluso – sono cantieri a cielo aperto. E portano tutte – le milanesi, le romane, la lievitante Fiorentina – le stimmate dell’opera imcompiuta.

Lungi da me stilare giudizi scavati nel marmo – del resto il Maestro Brera avvertiva che solo chi si lancia nei pronostici li sbaglia – Una giornata basta appena per pungersi la lingua nel sale del campionato, ma certe verità balzano agli occhi.

Con gli innesti di Tevez, Llorente e Ogbonna, la Juventus ha rinsaldato la vocazione tetragona a mangiarsi gli avversari, sgretolandoli con la furia selvaggia dei predestinati. Il pur striminzito successo di Genova (sigillato da un ricamo sopraffino Vidal-Pogba-Tevez) ha detto che la Juve cannibale non è svaporata nelle giornate roventi d’agosto. Giocare contro la coriacea Sampdoria, schierata con saggia prudenza da Delio Rossi, sarà gara dura per chiunque, specie a Marassi. Conte ha confessato di aver temuto, ad un certo punto, che il bunker blucerchiato avrebbe retto alle cannonate della Juve. Se Marotta piazzerà ancora almeno un colpo dei suoi (Marquinho? Biabiany?

L’ultima tentazione porta a Nani, dello United), Conte non avrà altri alibi che le fatiche della Champions, capaci di prosciugare i migliori umori dei suoi a scapito del campionato. Difficile tenere il fucile puntato contemporaneamente su due bersagli, ma la Juve ci proverà.

Il Napoli ha sbriciolato un Bologna aggrappato al suo totem, quel Diamanti che a inizio estate la Juve aveva meditato di arruolare. Troppo ampia la forchetta tecnica tra i diavoli azzurri di Benitez e gli onesti artigiani di Pioli. Hamsik ha prodotto meraviglie, l’ultimo dei tenori partenopei, partiti Lavezzi e Cavani, è non solo la bandiera ma l’anima della squadra che il tecnico spagnolo ha assemblato con il sano realismo che lo contraddistingue. Con gli arrivi di Reina, Callejon, Mertens, Albiol, Higuain, Duvan Zapata, e il rinnovo, probabilissimo di Zapata, De Laurentiis ha rimpolpato una squadra già competitiva. Se Huguain (caduto sugli scogli di Capri, dieci punti di sutura in viso. Auguri!) s’inventerà Cavani, il Napoli potrà insidiare la Juventus per il titolo. La mano di Benitez è già entrata nei meccanismi di gioco, pressing alto, possesso palla e ripartenze fulminanti, male che vada il Napoli darà spettacolo.

Anche la mano pesante di Mazzarri si è vista nell’ Inter, l’anno scorso la partita con il Genoa per come si era messa, l’Inter di Stramaccioni l’avrebbe pareggiata o addirittura perduta. Mazzarri ha azzeccato i cambi (Icardi e Kovacic) e per il Genoa, che aveva disputato un’ottima ora di contenimento, è scesa la notte. La squadra nerazzurra mostra evidenti lacune tattiche. Palacio ha classe e gamba, supplisce alla grande ma alla lunga pagherebbe quel estenuante tirarsi il collo in mille scatti e ripartenze solitarie.

Alvarez e Jonathan sembrano rigenerati, la difesa sbava qua e là ma non sbarella mai. Tocca a Mazzarri incrementare la cifra di gioco, sistemando la squadra con migliore equilibrio e sfruttando in contemporanea, se ci riesce, le qualità tecniche di Alvarez e Kovacic senza sbilanciare i reparti. Mazzarri di certo non gradisce schierare la squadra ad albero di Natale, come è stato costretto a fare nel primo tempo col Genoa. Gli esterni nei suoi schemi sono ossigeno vitale.

Se arrivasse Eto’o (Moratti non lo ha escluso) la piazza esulterebbe ma a me pare che le urgenze vere (posto che Milito torni Milito e comunque Icardi part time è una alternativa valida) sono altre: un esterno sinistro di lotta e di governo (a destra agirebbe Taider) e un centrocampista d’ordine capace di dare i tempi al gioco di una squadra che Mazzarri pretende ben raccolta e pronta ad allungarsi ad elastico come il Napoli dei tre tenori.

Ben altri e peggiori problemi si affollano attorno alla panchina di Allegri. Il Milan è uscito strapazzato e deriso da Verona, campo storicamente maledetto, ma la jella non c’entra. Dopo un promettente avvio di gara, la squadra si è spenta come una candela nel Mistral.

Balotelli e El Shaarawy cancellati dall’erba, centrocampo in apnea (Montolivo annaspa) e difesa dopolavoristica nei centrali, soprattutto Zapata, uccellati di testa due volte da Toni che non può aver bevuto l’acqua dell’eterna giovinezza. Galliani sta correndo ai ripari. Altro che rifinitore, Honda può attendere. Serve subito un centrale roccioso e affidabile e il nome giusto e Astori, che però piace anche alla Roma. Anche su Ljajic, che ormai ha rotto con la Fiorentina, il duello è fra Galliani e Sabatini.

La Roma sembrava in vantaggio (offerta di dieci milioni accettata dalla Fiorentina), ma il giocatore propende per il Miilan e Galliani se ne fa forte per agitare le acque del mercato. In settimana il Milan dovrà sbrigare la pratica PSV e se accederà ai giorni di Champions (basterà non perdere con due gol di scarto o con un gol di scarto subendo più di due gol) la società incasserà ik soldi necvessari per convincere Galliani ad allargare i cordoni della borsa.

Le romane hanno fatto bottino pieno, ma è la Roma che merita applausi per il 2-0 di Livorno. Destreggiandosi fra i paletti di un mercato sempre agitato (partito Marquinhos, Lamela sulla strada del Tottenham, Marquinho allettato dalla Juve), “a Maggica” sta prendendo forma sulle coordinate tracciate dal tecnico francese. Giro palla, giuoco fluido e il solito immenso Totti, da bosco e da riviera.

Francesco comincia nel 4-3-3 largo con Borriello e Florenzi, schianta la traversa, gioca con il coltello fra i denti e poi, uscito Borriello, si mette a fare il centravanti civetta e favorisce il siluro di De Rossi (a proposito, romanista ritrovato e contento). Se arrivassero un difensore centrale e un finisseur (Astori e Ljajic, appunto) la Roma tornerebbe competitiva per il terzo posto. La Lazio con l’Udinese ha maramaldeggiato per un’ora, segnano due gol con Hernanes e Canderva (rigore procurato da Klose), salvo dissolversi come la nebbia d’estate, contro un’Udinese rimessa a sorpresa in partita dal gol di Muriel.

Petkovic deve risolvere qualche evidente equivoco tattico, il 4-4-1-1 isola Klose e il centrocampo di fini dicitori (Hernanes, Biglia) lo costringe a dirottare in panca Leesma e Ederson e a inventarsi Candreva fra le linee. Ottimi risultati fino a che le gambe reggono e la squadra rispetta le distanze, poi subentrano marasmi tattici e la Lazio rischia di subire il pareggio dei friulani. Guai anche dalla difesa, lenta in Dias e spesso infilata in velocità dalle frecce friulane. Guidolin ha annunciato che i suoi lotteranno per fare 40 punti, ossia per la salvezza.

La Fiorentina non può menar gran vanto per aver piegato il Catania (2-1, reti di Rossi, Barrientos e Pizarro). Buon primo tempo, sporcato da qualche erroree individuale, ripresa in affanno sotto le folate dei siciliani che hanno perduto tre pezzi da novanta (Lodi, Gomez e Marchese), ma hanno rimediato sapientemente come al solito ai sacrifici imposti dal bilancio.

Maran ha già riaseblato la squadra con successo, il catania gioca agile e sciolto, i valori medi sono appena normali ma la duttilità dell’organico può fare la differenza in chiave salvezza. La Fiorentina ha fatto un passo indietro rispetto alla vittoriosa trasferta di Zurigo (giovedì il ritorno a Firenze contro il Grasshopper, si parte dalla vittoria 2-1 dell’andata). Difesa macchinosa, centrocampo calato di netto alla distanza, Gomez si è mangiato un gol fatto a porta vuota ed è sparito dal campo. Non fosse stato per le ripartenze forsennate dell’incontenibile Quadrado, una antilope nera che pare scesa dagli altopiani etiopici, Montella se la sarebbe vista brutta. Detto addio a Ljajic (oggi l’annuncio) non basterà il talentino Ante Rebic, prenotato dal RNK Spalato, a colmare il vuoto lasciato dal bizzoso Ljajc. Avercene, come lui… Per adesso la Fiorentina non corre per lo scudetto, al massimo per la zona Champions.

Il traguardo della salvezza chiama in causa una decina di nomi, il primo giro di walzer ha confermato la debolezza srutturale del Livono (non basterà Emeghara a risolverla), e anche del Sassuolo, che pure vanta un’organizzazione di gioco mandata a memoria. Ma se non segni nel calcio al massimo pareggi e il Sassuolo ha perso perché ha subìto due gol da un Torino che Ventura schiera con un inedito (per lui) 3-5-2.

Cerci seconda punta, ruolo non graditissimo dall’estroso jongluer, si è vendicato segnando un gol dei suoi. Immobile ha conquistato il cuore del popolo granata alla faccia del suo peraltro sbiadito passato juventino. Il Cagliari senza Astori (jn panca, dunque in partenza) ha fatto fuori l’Atalanta, ribaltando lo svantaggio del gol di Stendardo. Squadra quadrata e collaudata, quella sarda, con Sau incomprensibilmente trascurato dalle Grandi che gli hanno preferito incerti talenti stranieri. Meglio per Cellino che si coccola Nainggolan (promesso alla Juve per l’anno prossimo) e attende di tornare al Sant’Elia, sarà per la gara con l’Inter, a fine settembre.

Deludente lo 0-0 casalingo del Parma contro il Chievo coriaceo e bene organizzato di Sannino. Cassano ha acceso la luce a sprazzi, il barese parla una lingua calcistica che non tutti comprendono. A Donadoni il compito di tradurla ai suoi.