Juventus, scudetto n. 29. Conte: ora voglio i campioni per l’Europa

di Renzo Parodi
Pubblicato il 5 Maggio 2013 - 19:49 OLTRE 6 MESI FA

Juventus-Palermo 1-0

E sono ventinove, anzi trentuno, la guerra dei numeri sottotraccia distilla una goccia di postumo veleno sullo scudetto della Juventus. Meritatissimo, conteggi a parte che appartengono ad un passato che nessuno rimpiange. Conte ha turbato la vigilia del match col Palermo rilasciando dichiarazioni che sibilline sono suonate soltanto alle orecchie di chi non vuole intendere. Il mister bianconero ha rimarcato che dopo due vittorie consecutive nel torneo nazionale la Juventus ha l’obbligo di scalare le classifiche continentali e per competere con le corazzate europee, club che dispongono di budget smisurati o partono da piattaforme tecniche e finanziarie eccelse, non basteranno piccoli ritocchi all’organico. Occorrerà intervenire in profondità, arricchendo la “rosa” di almeno un paio di campioni, segnatamente in attacco dove l’assenza di un bomber supercollaudato si è avvertita, sebbene mascherata egregiamente dal contributo aggiuntivo in zona gol dei centrocampisti, Vidal e Marchisio su tutti. Tocca ora alla società, ergo al presidente Andrea Agnelli, stabilire quanto alta si vorrà collocare l’asticella della prossima stagione sportiva. Ossia anzitutto quanto denaro si vorrà, meglio si potrà investire sul mercato, tenendo conto, inevitabilmente (lo stesso Conte lo ha rimarcato), dell’infelice congiuntura dei conti pubblici del Paese e in generale della spaventosa crisi socioeconomica che stritola milioni di italiani.

Il parametro per misurare la distanza che separa la Juventus dall’aristocrazia europea (i due Manchester, il Barcellona e il Real Madrid, il Bayern Monaco e il Borussia Dortmund) rimane la doppia sfida con i bavaresi di Jupp Heynckes. Un confronto finito in maniera inequivocabile dalla parte del Bayern, società e squadre dotate di un grandioso progetto tecnico e finanziario, sostenuto da una organizzazione impeccabile oltre che dall’amplissimo seguito popolare, terreno sul quale la Juve non teme confronti.

Rispetto alle rivali italiane, la Juventus parte avvantaggiata non solo sul terreno squisitamente sportivo: vincere due scudetti di fila è il risultato di una programmazione e di acquisti azzeccati. Anche sul terreno finanziario il club bianconero ha scalato parecchi gradini dotandosi di uno stadio di proprietà che, portato a regime in tutte le sue potenzialità, offrirà altra linfa vitale alla Juventus. Tutte le altre, salvo l’Udinese che si accinge a dare l’avvio dei lavori di ristrutturazione dello stadio Friuli che si concluderanno nel giro di una stagione sportiva, tutte le altre società italiane, dicevo, sono ferme al livello dei progetti o addirittura delle pure intenzioni. E per competere con le società europee di vertice e contendere i pochi top players in circolazione occorre disporre di un impianto di proprietà. La Juve ce l’ha già, le altre no.

L’ad Marotta ha dichiarato di mettere la mano sul fuoco rispetto alla permanenza di Conte sulla panchina bianconera. Conoscendolo personalmente da una dozzina d’anni ritengo che Marotta abbia detto la verità. Ha anche rivendicato la politica di investimenti mirati – all’interno di un budget non illimitato – che ha fruttato i successi domestici e non va abbandonata per inseguire sogni impraticabili. La Juventus, ha spiegato Marotta, sta costruendo un proprio progetto tecnico. E ha concluso: «L’obiettivo del club rimane quello di sempre. Continuare a vincere». Si tratta quindi di mettere a sistema il progetto e di valorizzare tutti gli asset disponibili. Il Conte uomo e il Conte allenatore in definitiva finiranno per mettersi d’accordo tra loro e la storia bianconera proseguirà. E forse vivranno tutti felici e contenti.

Ps. La vittoria sul periclitante Palermo in lotta per scampare alla retrocessione ha messo il sigillo allo scudetto. Sarebbe bastato un pareggio, la Juve però non è abituata ad accontentarsi, né a fare calcoli. In ballo c’è il record ella Juve scudettata di Capello da battere, 90 punti finali. La Juve di Conte ne ha 83, con tre partite da giocare. Atalanta, Cagliari e Sampdoria sono avvertite.

Milan-Torino 1-0

Distratti dal tormentone su Allegri (va o resta? O meglio Berlusconi lo conferma o lo caccia?), il Milan ha sudato le fatiche di Ercole per piegare il tosto Toro che a San Siro ha addirittura rischiato di fare il colpaccio. Ha risolto una zampata del solito Balotelli, che ha proiettato il Diavolo ad un terzo posto solitario, con quattro lunghezze di vantaggio sulla Fiorentina, caduta al Franchi per mano della Roma nell’anticipo di sabato sera. Giochi fatti? Non proprio. Al Milan occorrono altri sei punti, tre sono virtualmente già in tasca (trasferta a Pescara contro una squadra già spacciata), gli altri tre andranno raccolti a San Siro contro la Roma, avversaria spinosa, e in trasferta a Siena, verosimilmente contro una squadra già retrocessa. Si può fare.

Lazio-Bologna 6-0 Udinese-Sampdoria 3-1

Alle spalle del trio di testa sgomitano le due romane, col terzo incomodo Udinese che ha battuto la Sampdoria con una doppietta dell’immortale Di Natale e grazie alla papera demenziale del portiere Romero (che aspetta Rossi a farlo accomodare in panchina?) che ha spianato la strada al gol di Muriel. Guidolin si è confermato uno straordinario maestro di calcio, ha guidato in zona europea una squadra non eccelsa (Di Natale, 20 gol, a parte), tenendo i suoi sempre sul pezzo e convincendoli di poter competere quasi ai massimi livelli. L’organizzazione del club, straordinaria fucina di giovanissimi talenti stranieri, assicura un futuro tranquillo sebbene il sacrificio di un paio di pezzi pregiati (Muriel? Benatia? Danilo?) sia scontata. Un esempio che gli altri club dovrebbero provare a copiare,. Pari pari. La Lazio ha maramaldeggiato 6-0) su un Bologna scandalosamente in disarmo in quanto già salvo. Klose ha segnato cinque gol, confermando di essere assolutamente indispensabile nei meccanismi di Petkovic. In attesa del derby che assegnerà la Coppa Italia, la squadra biancazzurra resta in corsa per l’Europa. Dirimente darà la trasferta di mercoledì a Milano interista. Se passerà indenne la Lazio potrà difendere il sesto posto che dovrebbe valere l’Europa League.

Catania-Siena 3-0

Il Catania ha travolto con tre gol il Siena, ridotto in dieci uomini per l’espulsione di Felipe e ormai quasi spacciato. La squadra di Maran, a 51 punti, ha superato il suo record personale di sempre in serie A. Basta e avanza per ricevere un applauso corale, indirizzato,oltre ai quadri tecnici, alla società, egregiamente condotta dal dg Sergio Gasparin, che sa pescare sul mercato per mantenere il Catania competitivo.

Genoa-Pescara 4-1

Nessun problema per il Genoa a schiantare il Pescara che ora è matematicamente in serie B. Due gol di Borriello, singole di Floro Flores e Bertolacci, il gol abruzzese è dell’ex Sculli che si platealmente scusato con i tifosi del Genoa. Mercoledì a Torino contro i granata il Grifone si gioca la stagione. A 35 punti, grazie alle sconfitte di Siena e Palermo, il Genoa sarebbe salvo. Ma i giochi non sono ancora fatti.

Parma-Atalanta 2-0

Agevole vittoria del Parma sull’Atalanta che cercava il punto-tranquillità. Contro Juve, Udinese e Chievo la squadra di Colantuono il punto finirà per raccoglierlo. La lotta salvezza non la riguarda più.