ROMA – Canta Napoli. Roma Capoccia. La strana coppia balza in testa al campionato. Il Napoli piega il Milan a San Siro e la Roma si mangia (2-0) la Lazio nel derby del Cupolone.
Il 2-1 di San Siro fotografa la fatica profusa dal Napoli per domare il miglior Milan della stagione. Ipnotizzato da quella vecchia volpe di Reina, Balotelli sbaglia il ventiduesimo rigore della sua carriera di professionista. Lo avesse segnato, avrebbe riaperto la gara indirizzata da Britos e Higuain verso i lidi azzurri. Napoli solido e pragmatico, non all’altezza tuttavia della squadra che aveva scardinato il Borussia Dortmund. Poco Hamsik e pochissimo Insigne, sono bastati Reina – impeccabile sempre – e Higuain a propiziare il colpo gobbo. Bel Milan comunque e Balotelli in formato mondiale, suo il gol che nel finale ha restituito al punteggio la dimensione appropriata e alla gara il suo senso profondo. Purtroppo quella testa matta di Mario ha rovinato se stesso e il Milan attaccando briga con Banti a fine gara e guadagnandosi il rosso. E non contento della prodezza, ha inveito ancora contro l’arbitro livornese, cercando il contatto fisico. Trattenuto, ha evitato il peggio ma rischia comunque un paio di giornate di squalifica. Il Milan lamenta peraltro due calci di rigore ignorati da Banti (falli su Poli e Balotelli), in una sorta di contrappasso involontario che emenda i favori ricevuti a Torino (mancata interruzione di gioco da parte dell’arbitro Massa e calcio di rigore concesso al Milan per l’inopinato pareggio). Il calcio vive anche di questi sprazzi di giustizia distribuitva a sghimbescio.
Benitez sa che il Napoli dovrà crescere ancora, in personalità e nella capacità di gestire il vantaggio, se vorrà aspirare davvero al massimo traguardo. Allegri trova motivi di consolazione nello spirito che animato la sua squadra, camuffando le assenze (El Shaarawy, Pazzini, Montolivo, Bonera, De Sciglio). Arriveranno tempi migliori e il Milan sarà lì, tra le Grandi, purché Balotelli non smarrisca la vena sciorinata contro il Napoli.
La vittoria della Roma nel derby conferma la metamorfosi ovidiana promossa e realizzata da Rudy Garcia che di esprime già in un buon italiano e, evidentemente, parla alla sua squadra con un linguaggio comprensibile e condiviso dai giocatori. Balzaretti rigenerato si appunta al petto la medaglia dell’onore rompendo l’equilibrio del punteggio: colpito un palo fragoroso, spedisce in rapidissima sequenza il pallone alle spalle di Marchetti. Poi Ljajic arrotonda dal dischetto, approfittando del magnanimo Totti che rinuncia a calciare dagli undici metri.
Primo tempo guardingo, anche troppo, la squadra di Garcia è uscita alla distanza, presa per mano dal solito immenso Totti. Firmato il nuovo contratto che lo condurrà a giocare fino a 40 anni, il capitano della “Magica” ha trovato nuovi stimoli, ammesso che ne avesse bisogno. Vien da sorridere a ripensare alla guerra sotterranea che contro di lui condussero il dg Baldini e il tecnico Luis Enrique, convinti che Francesco avesse ormai fatto il suo tempo. La Roma gioca, si diverte e riesce persino a fare a meno del centravanti classico da area di rigore. Garcia le ha dato equilibrio tattico e fiducia nei propri mezzi, che sono eccellenti. Maicon è tornato quello dell’Inter, Balzaretti (grande gol a spaccare la partita) è rinato, Castan e Benatia formano una coppia centrale di difesa insuperabile, Pjanic dà i tempi di gioco e Ljajic quel tocco di imprevedibilità che ha deciso il derby a favore dei colori giallorossi. La Lazio ha problemi in difesa (fuori Radu e Biava per infortunio), il 4-5-1 di Pektovic funziona contro avversari di medio o piccolo livello, ma consegna il solitario Klose all’isolamento e al naufragio al cospetto delle grandi. Grande partita di Candreva, cui si attribuiscono simpatie giallorosse. Sia come sia, il ragazzo ha giocato da professionista. Lotito dovrà affrontare gli alti lai della curva biancazzurra, in perenne sttao di agitazione contro di lui e le sue scelte di mercato.
Tre squadre (Juve, Inter e Fiorentina) incalzano a dieci punti la coppia Roma-Napoli, che viaggia in testa a punteggio pieno. Segnali di fuoco (in senso materiale) dalla Juventus, che alla distanza ha triturato (2-1) un gagliardo Verona, andato addirittura in vantaggio con Cacciatore. Madama ha demolito l’avversario soffocandolo all’antica maniera: ritmo, possesso palla, fraseggio insistito e inserimenti tambureggianti sugli esterni. Primo gol in serie A di Llorente, impegnato a guadagnarsi la riconferma. Tevez (terzo centro) e Pogba sugli scudi, ma tutta la squadra ha inviato a Conte messaggi positivi. L’1-1 in Champions di Copenhagen è alle spalle.
L’Inter è quella dello scorso anno, anzi è no. I giocatori sono sì praticamente gli stessi (salvo Campagnaro e Taider), lo spirito e il gioco risultano viceversa nuovi di zecca. In appena tre mesi, Mazzarri ha cambiato i connotati alla Beneamata. Una rivoluzione silenziosa che ripropone l’Inter tra le grandi. Il settebello calato sul muso dell’esterrefatto Sassuolo non è probante in assoluto, lo sono la cifra del gioco e la personalità con le quali la squadra sta in campo. Doppietta per Milito, tornato in attività nell’ultimo scorcio di gara. Al fianco dell’eccellente Palacio, il Principe può inaugurare una splendida coppia d’attacco, “costringendo” il tecnico a tornare al prediletto 3-5-2. Problema: che fare di Alvarez, sempre più tonico e convincente? Moratti, in tribuna al Giglio, non poteva inaugurare meglio la sua seconda vita nerazzurra, a fianco del tycoon indonesiano Tohir. Campane a martello per il povero Di Francesco, la panchina del Sassuolo traballa, il patron Squinzi ha speso bei quattrini, purtroppo l’alchimia che propiziò la cavalcata cadetta dei suoi ragazzi, in seria A per ora fa cilecca. Neppure un punto per il Sassuolo ed è già il caso di preoccuparsi.
La Fiorentina si è portata via tre punti pesanti da Bergamo, campo infido dove nessuno passeggia in trnanquillità. Quarto gol per Giuseppe Rossi, tornato allo splendore pre-infortuni. L’assenza (lunga) di Mario Gomez per adesso è stata tamponata alla grande, anche in Europa. Nel posticipo di giovedì sera, a Milano con l’Inter, la prova della verità per Vincenzino Montella, il quale ha giurato che non darà mai più in escandescenze come gli è capitato con l’arbitro De Marco, al termine di Fiorentina-Cagliari.
Colpo grosso del Torino a Bologna, la vittoria (2-1) è stata favorita dall’espulsione di Natali (che aveva pareggiato il gol di D’Ambrosio) nell’intervallo. Scintille con l’arbitro Peruzzo per il rigore concesso ai granata, non proprio evidentissimo ma plausibile a stretti termini di regolamento. La squadra di Ventura si issa a metà classifica, la squadra di Pioli resta in fondo all’imbuto e si appresta a ricevere il Milan nel turno infrasettimanale.
Scialbo 0-0 fra Catania e Parma, assillate entrambe da una pessima classifica. Praticamente nulla da segnalare se non l’infortunio a Bergessio che ha privato Maran di un ariete fondamentale nella ricerca del gol.
Negli anticipi, prima vittoria stagionale del Chievo sull’Udinese, sgridata da Guidolin per l’anonimo primo tempo. Neppure il gol lampo di Maicosuel, dopo meno di un minuto di gioco, le permesso una comoda gestione della gara, che i veneti hanno capovolto con le reti di Pellissier e Luca Rigoni. La bella favola dell’Udinese volge al tramonto, Di Natale ha un anno in più e a 36 non è un dettaglio. Il contorno è un onesto assemblaggio di buoni giocatori con un ptenziale fuoriclasse (Mutiel) che spesos fa flanella.
Pareggi negli anticipi per le due genovesi, il Genoa, infrollito dall’euforia post-derby, non ha sfondato il mutro dell’agile Livorno, guidato alla grande dall’ex Davide Nicola. 0-0 con poche emozioni a Marassi. Di platino, per il morale, il punto strappato al Cagliari sul neutro di Trieste dalla Sampdoria. Primo tempo inguardabile dei blucerchiati, con la squadra disposta da Rossi nell’impraticabile 3-5-2 (mancano l’esterno sinistro e i centrocampi sono costretti a rinculare a ridosso della difesa), decisamente meglio la ripresa con l’ingresso di Sansone e Pozzi e la squyadra ridisegnata sul 3-4-1-2. Ma la Sampdoria è povera tecnicamente e non ha ancora trovato una dimensione sicura di gioco. Esordio in A per Gavazzi e Wszolek, il ventenne polacco aveva segnato il gol dell’1-1, annullato dall’arbitro Di Bello (troppo fiscale con i cartellini) su segnalazione dell’assistente Manganelli per un fuorigioco che solo lui ha visto. Il giocatore doriano era almeno un metro dietro la linea dei difensori sardi. Curiosità: l’anno della retrocessione, Manganelli tolse un gol regolare alla Sampdoria nella sfida cruciale contro il Palermo. Strana coincidenza. Il Cagliari si è confermato squadra di ottimo livello, dotata di una organizazione di gioco semplice ed efficace. Gente come Nainggolan, Conti, Pinilla, Sau sarebbe titolare in almeno una dozzina di squadre di serie A e i giovani Murru ed Ekdal nonperodno un colpo. Nell’occasione l’ha tradito il suo portiere, Agazzi, di solito attentissimo. Una papera e mezza hanno infatti propriziato il doppio pari in ricorsa di Gabbiadini. Succede.