Roma fermata dal Cagliari, Juve prima. Tonfo Napoli, sprofondo Milan

di Renzo Parodi
Pubblicato il 25 Novembre 2013 - 23:31 OLTRE 6 MESI FA

 

Roma fermata dal Cagliari, Juve prima. Tonfo Napoli, sprofondo Milan

Roma fermata dal Cagliari, Juve prima. Tonfo Napoli, sprofondo Milan (foto Ansa)

ROMA – La Juventus vittoriosa a Livorno si riprende la testa della classifica, sfruttando il pareggio (il terzo dopo Torino e Sassuolo) della Roma contro un gagliardisismo Cagliari, che all’Olimpico ha giocato una partita perfetta. La Roma ha attaccato ad organico pieno, supportando i suoi fringuelli (Gervinho, Florenzi e Ljajic), ma ha sbattuto la testa contro il muro sardo e il portiere Avramov, sostituro di Agazzi, formidabile in almeno quattro parate. L’assenza di Totti si fa sentire e caso vuole che né Borriello (rivisto in campo per 10′) né Destro, riapparso in panchina dopo sei mesi, possano dargli il cambio.

Espulso Garcia per proteste, il tecnico si è rifugiato in tribuna comunicando con la sua panchina attraverso il walkie-talkie. Sanzioni in vista. Ci aveva già provato una volta, servendosi del cellulare, ed era stato perdonato. Stupore di Maicon, il migliore dei suoi, al momento della sostituzione, peraltro tardiva. Non parliamo di Roma ridimensionata – resta comunque seconda ad un punto dalla Juve -è imbattuta e la sua difesa ha subito appena tre gol in 13 partite. Gli scudetti si vincono anzitutto in difesa. La Juve, per dire, di gol ne ha incassati già dieci.

La Roma-società piuttosto sta sulle spine per via della improvvisa trattativa avviata da Unicredit (che detiene il 40% del capitale societario) con i cinesi del magnate Chen Feng, interessato ad acquisire una qouta del club. Il presidente James Pallotta, dagli States, ha fatto giungere il suo disappunto (eufemismo) per un affare che minaccia di scavalcarlo, facendogli ritrovare al tavolo del cda un socio mai visto né conosciuto, che potrebbe intralciare i suoi programmi. Questione molto delicata che potrebbe terremotare la stagione giallorossa, fin qui scivolata via sul velluto.

Perdono terreno Napoli e Fiorentina, gli azzurri battuti in casa dal Parma del SuperCassano redivivo e agognante l’azzurro della Nazionale al Mondiale in Brasile Prandelli ha certamente preso nota.Fa rumore il tonfo del Napoli, matato dal torero Cassano, tornato ai suoi migliori livelli genovesi. Brutti segnali, la squadra di Benitez è sembrata molle e svagata, come avesse esaurito la carica nervosa, prima ancora della vis agonistica che Benitez le aveva instillato. Il passo falso di Torino poteva starci, ma il Parma – Cassano a parte – non sembra precisamente l’avversaria insuperabile che è stata al San Paolo. La controprova è dietro l’angolo, a Dortmund servirà il Napoli vero per portar via il punto qualificazione. Sono curioso di vedere come Benitez ovvierà all’assenza dell’acciato Hamsik, peraltro rimasto finora sotto i suoi standard di rendimento. Giocherà Pandev al suo posto ed è su quei precari equilibri degli ultimi trenta metri di campo che verificheremo se il Napoli con Higuain e Pandev davanti e Callejon e Mertens sugli esterni (e Insigne in panchina) saprà ritrovarsi.

La Fiorentina si allontana dalla zona Champions, battuta dall’Udinese rivitalizzata dalla cura di quel volpone della panchina che è Francesco Guidolin. Quinta a 24 punti, la squadra viola non ha molto di che lagnarsi, a Udine ha perso secco, più di quel che dice l’1-0, se non altro per il pessimo primo tempo. Qualchje dubbio sul sandwhich patito da Pepito Rossi in area di rigore e considerato regolare da Tagliavento. Alla lunga Montella paga l’assenza di un centravanti vero. Mario Gomez è clinicamente guarito dal crack al ginocchio ma resta ai box e chissà quando si ripresenterà in spolvero. Petito Rossi ha fatto anche più di quel che gli si poteva chiedere, dopotutto è il capocannoniere del campionato, no?

L’Inter inciampa nel pareggio (1-1) di Bologna che la relega al quarto posto a 8 punti da Madama. L’affligge lo stesso problema che tormenta la Fiorentina. La mancanza di un ariete d’area -di rigore, alla Llorente, alla Balotelli, alla Higuain. La Beneamata è da tempo vedova di Milito e ha Icardi out, convalescente dall’operazione e assorbito dalla passione amorosa per Wanda Nara, l’ormai ex moglie dell’ex amico Maxi Lopez. Belfodil non gode della stima di Mazzarri, che è quindi costretto ad affidarsi al generoso Palacio, scaricandogli addosso il peso dell’intero attacco nerazzurro. E neppure il talentuoso argentino può far sempre centro, seppure assistito con volenterosa abnegazione da Alvarez e Guarin, attaccanti sui generis. Anche in difesa l’Inter ha qualche problema (clamoroso l’errore collettivo sul gol del bolognese Kone), il ritorno di Campagnaro dovrebbe rinfrancarla. A Thohir Mazzarri chiederà rinforzi a gennaio, magari un centravantone che possa davvero fare le veci di Milito che sarà pronto a Natale ma a giugno a quanto pare saluterà la compagnia per fare ritono in Argentina.

Il Milan con 14 punti è ormai risucchiato ai limiti della zona pericolo e la pentola rossonera è giunta al limite dell’esplosione. Balotelli è diventato una bomba ad orologeria, ogni momento è buono per saltare in aria e si fa fatica a credere a Galliani – virtualmente commissariato da Barbara Berlusconi congelato da Berlusconi al quale ha offerto le dimissioni immediate quando giura che a gennaio “al 101% Mario non si muoverà dal Milan”.

Tutto appare possibile, anche un addio precoce del cavalier Adriano, in rotta di collisione con la rampolla di Arcore, decisa a prendere in mano il timone del Milan, con la benedizione di papà, attualmente in tutt’altre faccende affaccendato ma disposto a tornare ad occuparsi dell’amata creatura rossonera non appena troverà il tempo di farlo. Ossia molto presto se mercoledì 27 novembre sarà sancita la sua decadenza da senatore della Repubblica.. Allegri è appeso ad una bava di lumaca, una sconfitta a Glasgow farebbe precipitare la situazione con lettera di licenziamento in tronco recapitata a strettissimo giro di posta. Inzaghi scalda i motori, ma non è sclusa un’altra soluzione-ponte: La stagione milanista appare compromessa, nonostante i fervidi vaticini di “Acciughina” (nickname di Allegri, ai tempi di Livorno), convinto di produrre la clamorosa rimonta in tempi utili per non uscire dal grande giro europeo.

L’1-1 col Genoa porta la firma (rovesciata) di Balotelli, ormai estraneo persino a se stesso, ridotto all’ombra del razzente bomber che aveva incantati i suiveur del pallone che rotola. Non so quale spleen ne mini l’umore ma a 23 anni, bello, ricco e famoso, Balotelli sembra soffrire di un mal di vivere incompremsibile a noi profani. Gioca al calcio senza gioia e senza slancio e se non ti diverti a tirar calci ad un pallone, lautamente retribuito e adorato dalle folle come una divinità laica, beh non c’è molto altro da aggiungere. Si faccia un giro con la propria coscienza, Supermario, e se non riceve risposte consulti un analista. Ha bisogno di chiarirsi dentro, questo è certo. Come uomo, anzitutto. Il pallone viene dopo.

La Juve è tornata cannibale. Quinta vittoria consecutiva senza subire gol a Livorno (2-0), priva di mezza difesa, con Vidal inventato centrale arretrato. I gol di Llorente e Tevez regolano agevolmente la pratica e rilanciano la Goeba anche in vista della Champions, a Torino mercoledì sbarca il Copenhagen che all’andata le fece vedere i sorci verdi. Conte ha ritrovato il sorriso dei giorni belli, segno che il truculento allenatore bianconero ha placato i bollenti e malmostosi spiriti che lo avevano fin qui visitato. Ed è di nuovo fiducioso nelle performance dei suoi ragazzi. Llorente (terzo gol in campionato) non è più l’oggetto misterioso, Tevez tiene botta alla grande e Pogba affianca Pirlo in un centrocampo rinvigorito. Se liquida i Copenhagen la Jive andrà a Istanbul serena, padrona del proprio destino.

Il Verona ha perso malamente (1-0) nella cifra di gioco il derby col Chievo, riportato alla vita dalla cura Corini. La squadra di Mandorlini ha perso la brillante sfacciataggine del primo scorcio di torneo, mantiene tuttavia la sesta posizione in classifica con 22 punti e ogni critica sarebbe una bestemmia. Va forte il Genoa, settimo a 18, Gasperini gli ha cambiato faccia e i 14 punti raccolti in sei partite testimoniano della palingenesi rossoblù. Col Gilardiino in formato mondiale, non è vietato coltivare qualche sogno di gloria. Anche il Sassuolo respira, il 2-0 sull’Atalanta -sempre tremebonda in trasferta – lo rilancia nella corsa alla salvezza. La Sampdoria di Sinisa Mihajlovic butta via due punti preziosi, subendo a 9” dal fischio finale ilgol in contropiede dalla Lazio ormai rassegnata alla meritata sconfitta. In tre soli giorni il tecnico serbo ha cambiato gli umori dello spogliatoio e restituito morale e convinzione ai giocatori che hanno spremuto in campo ogni stilla di energia, riconquistando il suo pubblico.

La squadra, schierata con un rigoroso 4-2-3-1 è apparsa rigenerata e pur nei limiti tecnici conosciuti ha fatto calcio coraggioso anche quando, in avvio di ripresa, è rimasta in dieci (espulso Krsticis per un fallo su Ledesma). Palombo, Obiang, Mustafi (fino al pasticcio finale) e Gabbiadini i migliori in campo di una squadra convinta ora di potersi giopcare le sue chance di salvezza. La Lazio ha destato un’impressione penosa, è una squadra alla deriva, senza cuore e con un tecnico, Petkovic, che non si nasconde dietro ad un dito, si prende le proprie responsabilità, e finirà di pagare per tutti la furia di Lotito. Scivolata al nono posto, la squadra romana farà poca strada. Altro che Europa. Boccata d’ossigeno per il Torino che ha strapazzato il Catania sempre più disperato. Il cambio in panchina Maran-De Canio non ha prodotto effetti. A volte capita.