Sampdoria-Parma, tifosi gemellati ma divisi. Per il Viminale “partita a rischio”

di Renzo Parodi
Pubblicato il 4 Marzo 2013 - 17:08| Aggiornato il 26 Agosto 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – In genere sono scettico e non mi scaldo di fronte ai gemellaggi calcistici tra le varie tifoserie, perché purtroppo spesso l’amicizia tra A e B nasconde (mica tanto) l’inimicizia e finanche l’odio nei confronti della tifoseria C. Diffido anche della pratica e della filosofia che di solito animano il “branco”, inteso come persone che si muovono in gruppo sotto insegne comuni, in questo caso calcistiche. Ma non posso esimermi dal plaudire all’iniziativa scaturita dal gemellaggio fra le tifoserie di Sampdoria e Parma – un sodalizio questo sì autentico e vero, cementato da vent’anni di vita sociale e di iniziative ludiche e benefiche – che alla vigilia del match tra le due squadre hanno celebrato l’antica consonanza di sentimenti e la simpatia reciproca organizzando una raccolta di fondi da destinare ad una scuola genovese del quartiere di Marassi (sì proprio quello dello stadio) pesantemente danneggiata dall’alluvione del novembre 2011.

La raccolta di fondi effettuata attraverso la vendita di specialità gastronomiche liguri ed emiliane – focaccia col formaggio di Recco, prosciutto e salumi di Parma – si è svolta domenica 3 marzo, a coté del Fair Play Village della Sampdorfia, nella genovese piazza della Vittoria. Centinaia di tifosi hanno affollato gli stand del Village, una bellissima iniziativa varata dal’Uc Sampdoria (in occasione di una decina di match casalinghi dalla squadra e anche in alcune trasferte, Siena, Catania, Parma, Bergamo), una gioiosa kermesse dedicata ai bambini, (con divertimenti, giochi, didattica) e stand commerciali e gastronomici. Una rara avis nell’avvelenato pianeta calcio, del quale i media parlano troppo poco, sebbene nel mondo capovolto nel quale viviamo ormai siano le buone notizie a fare notizia, perché estremamente rare, mentre le notizie cattive sono ormai diventate la norma.

Ma quel che mi preme ancor più enfatizzare è un altro elemento. Anche in occasione della gara di andata (Parma-Sampdoria del 21 ottobre scorso) le due tifoserie avevano festeggiato il loro gemellaggio e i tifosi della Sampdoria in trasferta, anche quelli che NON avevano sottoscritto la tessera del tifoso, avevano avuto accesso allo stadio Tardini. Dove tutto si era svolto in perfetto ordine, in una atmosfera di festa e di rispetto reciproco fra le due tifoserie. Il vice responsabile dell’Osservatorio per le manifestazioni sportive del Viminale (delegato ad emettere i divieti di vendita dei biglietti a determinate fasce di persone, in genere coloro che non possiedono al tessera del tifoso; ergo gli ultras che sono fermamente contrari alla tessera), il dottor Masucci, si era rammaricato del mancato divieto.  “Una dimenticanza”, aveva spiegato. Se avesse saputo avrebbe provveduto ad emettere il divieto. Beh, ha provveduto per la gara di ritorno a Genova. L’osservatorio del Viminale ha infatti vietato l’accesso allo stadio ai tifosi NON tesserati, i Boys gialloblù, venuti a Genova con prosciutti, salami e birra, messi a disposizione gratuitamente per essere venduti per beneficenza (i soldi andranno alla scuola Istituto comprensivo statale Marassi), sono rimasti fuori dai cancelli dello stadio Luigi Ferraris, appunto in quanto non tesserati.

Vorrei rivolgere una domanda al ministro degli Interni, Annamaria Cancellieri, che conosco personalmente e stimo. Davvero ritiene che la tessera del tifoso, introdotta dall’allora titolare del Viminale, Roberto Maroni, sia idonea a scoraggiare il teppismo da stadio? Il ministro mi risponderà elencando i dati che indicano un calo degli episodi di violenza (ferimenti, danneggiamenti, arresti) dentro e attorno agli stadi italiani. Ma io credo che il problema vada affrontato diversamente. Il Daspo? Diversi tifosi del Genoa mandati a giudizio per lo sfondamento allo stadio Ferraris durante Genoa-Siena dell’aprile 2012, erano già stati colpiti da Daspo. Come erano riusciti ad entrare allo stadio? Chi avevano corrotto e/o minacciato? Il modello inglese è l’unico che garantisce di raggiungere l’obiettivo di liquidare il teppismo da stadio. Perché isola i teppisti, relegandoli fuori dagli stadi, ma per davvero. E in stadi bonificati e tranquilli (non a caso esauriti, mentre i nostri mostrano vuoti desolanti) gli eventuali teppisti residui non avrebbero scampo, come non ne hanno a Londra, Manchester, Liverpool. Vengono arrestati in flagrante (perché si tratta sempre di individui isolati, mai del branco che permette di nascondersi e di farla franca), mandati a processo per direttissima al massimo entro il mattino dopo. E se condannati, devono scontare la pena per intero. Che non sempre contempla il carcere, per gli incensurati prevede di assolvere servizi socialmente utili: pulizia dei boschi, riparazione delle strade, assistenza agli anziani. Cose così. Perché l’Italia non si mette su questa strada?

Al ministro Cancellieri segnalo anche lo zelo del dottor Masucci che si rifiuta di distinguere tra tifosi e teppisti. Forse per riaffermare la necessità del ruolo che ricopre? E’ convinta, ministro Cancellieri, che sia stata una buona idea vietare ai tifosi del Parma, nelle circostanze che ho appena descritto, di frequentare lo stadio genovese? Le sarò grato di una risposta. Cordialmente. Renzo Parodi.